PRIMA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLA QUARTA TEORIA POLITICA (Introduzione)

Care amiche, cari amici, sono lieto di darvi il benvenuto alla prima videoconferenza internazionale sulla Quarta Teoria Politica.

 

Il declino del liberalismo

 

Il declino dell’ordine mondiale liberale è sotto i nostri occhi. Il mondialismo è al collasso. Lo vediamo ad esempio negli Stati Uniti, in cui esso si trova in uno stato di autentica agonia, con l’amministrazione Trump – il quale ha una posizione molto più moderata in relazione all’agenda liberale globale – che viene vissuta dai globalisti come un qualcosa di fatale, una minaccia esistenziale. Ce ne rendiamo conto dal fatto che i globalisti non hanno alcuna remora a demolire gli stessi Stati Uniti pur di promuovere il loro candidato; essi sono intenzionati a sostenerlo e a preservare l’ordine mondiale liberale a qualsiasi prezzo, anche se il prezzo fosse rappresentato dagli Stati Uniti stessi.

 

Per definirli, Trump ha usato il termine di “cancel culture”, un concetto molto interessante. La “cancel culture” è un nuovo tipo di totalitarismo moderno, o meglio postmoderno. Il New York Times ha recentemente dichiarato la necessità di “cancellare” Aristotele. Qui siamo dinanzi al volto esplicitamente totalitario dell’ideologia liberale, un qualcosa che progressivamente sta assumendo le fattezze di una “dittatura liberale”. Gli appelli a cancellare la storia, a cancellare Platone, Aristotele, il Medioevo, gli autori e filosofi della stessa Modernità che non si conformano ai sempre più stringenti canoni di un liberalismo radicale e intollerante, sono chiari sintomi di un incipiente totalitarismo. Il nazionalsocialismo invocava la cancellazione degli ebrei. Il totalitarismo sovietico esigeva l’eliminazione dei dissidenti. Oggi, l’ordine mondiale liberale e l’ideologia a esso sottesa, bramano la cancellazione di ogni cosa – quasi ogni cosa, ad eccezione di Black Live Matter, Soros, LGBT+, e qualche selezionata minoranza. Da qui, lo stato di agonia in cui si trova oggi il liberalismo.

 

Il liberalismo e le sue alternative

 

Ma, di preciso, cos’è che si trova nello stato di “agonia”? Possiamo rispondere dicendo semplicemente che ad essere in agonia è il liberalismo, ciò che io chiamo Prima teoria politica. La Prima teoria politica ha vinto le sue rivali – il comunismo (Seconda teoria politica) e il nazismo/fascismo (Terza teoria politica) – nel Ventesimo secolo. Ma tutte e tre queste teorie politiche hanno rappresentato e rappresentano tuttora la Modernità politica occidentale. Così, l’“agonia” del liberalismo, della Prima teoria politica, è in realtà l’agonia dell’intera Modernità politica occidentale.

 

Né il comunismo né il fascismo possono oggi essere considerati come alternative reali al liberalismo; se ad esempio scegliamo di opporre a questo sistema liberale agonizzante il comunismo o il fascismo, siamo perdenti in partenza, poiché questi ultimi sono il prodotto della medesima Modernità politica occidentale. Essi condividono con il liberalismo le fondamenta materialistiche, ateistiche, progressiste, un approccio puramente materialistico e fisiologico all’essere umano. In altri termini, se dinanzi alla crescente crisi in cui versa il liberalismo – crisi oggi alimentata dall’impossibilità della struttura globalista di far fronte al coronavirus – designassimo come alternative ad esso le teorie fasciste o comuniste, se ci aggrappassimo alle alternative del passato afferenti alla stessa famiglia delle ideologie moderne occidentali, sprecheremmo l’opportunità che tale crisi rappresenta.

 

La Quarta teoria politica, su cui in questa sede siete invitati a discutere, rappresenta l’esortazione a non lasciarsi sfuggire la finestra dell’opportunità storica che l’agonia del liberalismo oggi rappresenta, al fine di superare non solo la Prima teoria politica bensì ciò che è comune a tutte le forme politiche moderne, il principale campo filosofico metafisico ideologico della Modernità politica occidentale.

 

La Quarta teoria politica contro la Modernità occidentale

 

La Quarta teoria politica rappresenta un invito a ricercare un’alternativa a questo decadente liberalismo, il quale mira ad essere la sola e unica ideologia politica sin dal momento in cui Fukuyama ha proclamato la “fine della storia”. Abbiamo vissuto gli ultimi trent’anni nel segno di una possibilità via via minore di edificare l’ordine mondiale sulla base del liberalismo come Prima teoria politica.

 

Il liberalismo, dopo la fine del comunismo e del fascismo nel Ventesimo secolo, è diventato l’unica ideologia politica esistente, e ha cercato di divenire una sorta di linguaggio universale imposto a ogni latitudine e fondato su libero mercato, democrazia liberale, parlamentarismo, individualismo, tecnica, consumismo, etica LGBT+. Ciò che ora è al tramonto è precisamente questa universalità. La Quarta teoria politica rappresenta l’invito a lottare contro tutto ciò, e a farlo non dalla posizione della Seconda teoria politica (socialismo/comunismo) né dalla prospettiva della Terza teoria politica (nazionalismo/fascismo/nazionalsocialismo). Si tratta dell’invito a superare la Modernità politica occidentale nel suo complesso, contrastando anzitutto il liberalismo dacché questo è ancora in vita.

 

Perché il liberalismo è il male assoluto?

 

Perché designiamo precisamente il liberalismo come rappresentazione e simbolo del male assoluto? Non perché esso sia tanto peggiore del comunismo o del fascismo, ma per una sola e unica ragione: perché esso è nel qui ed ora e non ha accantonato il suo tentativo di organizzare il mondo sotto il dominio di un’élite liberale transnazionale. Il liberalismo è peggiore del fascismo e del comunismo non tanto dal punto di vista teoretico ma perché esso esiste ancora, mentre comunismo e fascismo appartengono al passato, sono chimere, residui della storia politica. Ecco perché occorre combattere anzitutto il liberalismo.

 

Il nostro obiettivo primario dev’essere quello di porre termine al liberalismo, con i suoi diritti umani, la sua società aperta, tutti i prodotti di un sistema basato su individualismo, materialismo, progressismo, totale alienazione e disgregazione dei legami sociali. Dobbiamo farla finita col concetto stesso di “individuo”.

 

Comunismo e Fascismo sono trappole

 

Tutto ciò che abbiamo detto sinora non deve condurci alle alternative del passato. Non dobbiamo cadere nelle trappole rappresentate dal comunismo e dal fascismo. È oggi necessario immaginare qualcosa di radicalmente differente, non solo in relazione al liberalismo ma all’intera Modernità politica occidentale.

 

Sarebbe inutile e controproducente opporci al liberalismo per poi abbracciare le alternative del passato appartenenti alla stessa matrice politica. Noi identifichiamo il nostro nemico principale nel liberalismo, nella società aperta, nel mondo liberale unipolare, nei terroristi finanziati dai liberali – e non mi riferisco solo ai “far left fascists” (come Trump ha definito i terroristi foraggiati da Soros) ma anche ai gruppi etnici e religiosi che i liberali nella loro ipocrisia, cinismo e doppia morale usano e combattono al tempo stesso, con lo scopo ultimo di distruggere tutte le forme di identità nazionale (i liberali, ad esempio, combattono la sacra tradizione religiosa dell’Islam e al contempo strumentalizzano alcuni gruppi di musulmani con l’obiettivo di arrivare alla distruzione dell’identità europea) – ma opporsi a tutto questo significa opporsi non semplicemente al liberalismo bensì alla Modernità politica occidentale nel suo complesso. Questo è il vero nemico, e la Quarta teoria politica invita tutti a intraprendere una lotta senza quartiere contro di esso.

 

Il nome del nemico: la Modernità occidentale

 

Identificare il nemico è di importanza cruciale. Se definiamo il nemico nei termini di “Ideologie politiche moderne occidentali” o “Modernità politica occidentale” siamo sulla giusta strada. Il nostro infatti non è un invito a combattere l’Occidente in sé ma la Modernità occidentale, cioè una svolta anticristiana, antispirituale, antitradizionale e antisacrale della storia occidentale che ha coinciso non per caso con il colonialismo, l’Illuminismo, ecc. L’era moderna, il periodo della storia occidentale caratterizzato da materialismo, colonialismo, scientismo: questo è il problema. Questo è il male!

 

Contro il capitalismo, la schiavitù e l’Illuminismo

 

Noi identifichiamo come nemico politico la Modernità politica occidentale e, in senso filosofico generale, la Modernità occidentale. Questa, dal punto di vista economico, ha coinciso con la nascita del capitalismo, e anche questo non è un caso.

 

La Modernità occidentale significa materialismo, ateismo, colonialismo, capitalismo, e anche schiavitù. Dopo più di un millennio in cui essa è stata assente nella cultura cristiana occidentale, la schiavitù viene reintrodotta precisamente dalla Modernità politica occidentale. A volte la schiavitù di epoca coloniale in America e Africa viene interpretata come una continuazione di antiche tradizioni dell’Occidente premoderno. Questo non è affatto vero. Si tratta di una istituzione completamente nuova, moderna, parte della cosiddetta Modernità democratica e liberale, e coloro che hanno lottato e che lottano tuttora contro il colonialismo dovrebbero comprendere molto bene che combattere contro il colonialismo significa combattere contro la Modernità politica occidentale, e non contro un’antica forma di tradizione occidentale che perdura ancora oggi.

 

Il concetto moderno di schiavitù si basa su idee razziste di stampo biologico; si tratta di un prodotto del “progresso”, poiché al di fuori di esso non esiste una spiegazione razionale della schiavitù che legittimi l’uso di popolazione nera o di colore come schiavo. L’idea che esistano società “sottosviluppate” e che ciò giustifichi la loro trasformazione in forza lavoro è un concetto di schiavitù completamente nuovo, fondato sul “grado di progresso”. La principale forza motrice della schiavitù in era moderna è il progressismo.

 

Così, al fine di liberarci della schiavitù e del colonialismo, dobbiamo distruggere la Modernità politica occidentale. Questo è l’unico modo. Se noi sbagliando proiettassimo la schiavitù nella storia occidentale al di fuori della Modernità politica capitalistico-borghese, giungeremmo a conclusioni totalmente fallaci. Il fenomeno della schiavitù e del colonialismo si è creato, sviluppato e radicato nella Modernità politica occidentale. Non possiamo dunque lottare contro le conseguenze del colonialismo e della schiavitù senza attaccarne e metterne in discussione la causa: la Modernità politica occidentale.

 

Ispirarsi all’Oriente

 

Come possiamo liberarci dal campo epistemologico della Modernità politica occidentale? Una soluzione ce la dà l’espressione stessa: Modernità politica “occidentale”. Come possiamo tirarcene fuori? Andando oltre l’Occidente: benvenuti ad Oriente, nelle civiltà non occidentali, nell’Islam, in India, nell’antica e magnifica civiltà cinese, in Africa, nelle società arcaiche. Tutte queste forme di civiltà non-occidentali possono essere per noi una fonte ispiratrice.

 

La storia occidentale dovrebbe essere considerata né più né meno che un ramo della storia dell’umanità. Se noi rifiutiamo le pretese dell’Occidente all’universalismo, possiamo riscoprire il valore delle idee politiche cinesi, islamiche, cristiano ortodosse (forma di pensiero politico totalmente altro rispetto a quello della Cristianità occidentale), indiane, ecc. Possiamo insomma riscoprire forme di pensiero politico radicalmente differenti. Possiamo recuperare altresì i modelli dei popoli più arcaici che vivono al di fuori della cosiddetta “civiltà”, studiandoli e comprendendoli a fondo e senza giudicarli secondo i criteri del “progresso” e dello “sviluppo tecnologico” propri della Modernità politica occidentale – tutti i popoli, in qualsiasi tipo di società essi vivano, sono comunque umani, forse “più umani” della nostra civiltà fondata sulla tecnica. Dobbiamo riscoprire tutte le forme di civiltà al di fuori dell’Occidente moderno. Si tratta di riscoprire la molteplicità dei tipi di cultura e società, e accettarla come forma di ricchezza.

 

Dinanzi a noi, al di fuori dell’Occidente moderno, si staglia un’immensa pluralità di pensieri politici, culturali, filosofici, religiosi. Pluralità che possiamo (e dobbiamo) assumere come fonte ispiratrice al fine di creare qualcosa di nuovo – come stella polare per la creazione della Quarta teoria politica. Nel fare questo, però, non dobbiamo giungere a una nuova forma di universalismo. Non ne abbiamo bisogno. Dobbiamo impegnarci affinché in prospettiva ciascuna cultura e civiltà possa costruirsi il proprio futuro politico, senza doversi conformare a qualcosa di imposto esternamente come inevitabile, come destino ineluttabile.

 

Il nostro invito è dunque prima di tutto di carattere geografico. Dobbiamo riconoscere il valore dei pensieri politici non occidentali. Gli eurasisti russi, ad esempio, hanno osservato che la storia universale del diritto così come viene interpretata dal filosofo austriaco Kelsen coincide completamente con la storia del diritto romano, mentre vengono trascurati pressoché totalmente i sistemi giuridici non occidentali. Chiariamo: non è il diritto romano ad essere un male di per sé, ma la sua universalizzazione. Trubeckoj e gli altri eurasisti insistono molto su questo punto. Esistono numerosi magnifici sistemi giuridici al di fuori della tradizione occidentale – esiste il diritto islamico, il diritto cinese (la tradizione confuciana), il diritto indiano, esistono sistemi arcaici di legalità e legittimità. Di tutto questo occorre tener conto. Ogni civiltà dovrebbe assumere come fonte ispiratrice anzitutto la propria scuola di pensiero al di fuori delle imposizioni dell’Occidente.

 

Questo è il significato della Quarta teoria politica: con la fine del liberalismo (che è prossima), dobbiamo riabilitare i sistemi politici non occidentali. Tali sistemi agli occidentali potranno sembrare un qualcosa di terrificante, di barbarico, ma questo non è un argomento valido. Gli occidentali dovrebbero occuparsi della loro civiltà intesa come una tra le tante civiltà, le quali nessuno arrogarsi il diritto di giudicare, dacché non esistono criteri universali, e questo è uno dei princìpi fondamentale della Quarta teoria politica.

 

Il vero universalismo si basa sulla pluralità di Soggetti

 

Il significato positivo, la principale legge di un ordine mondiale post-liberale si riassume, seguendo la Quarta teoria politica, in quanto segue: tutte le civiltà possono e debbono edificare i propri sistemi politici al di fuori di un dato paradigma universalistico, anzitutto al di fuori del paradigma rappresentato dalla Modernità politica occidentale e imposto come un qualcosa di universale. Democrazia, liberalismo, diritti umani, etica LGBT+, progresso, tecnica, robotizzazione, digitalizzazione, cyberspazio – niente di tutto questo rappresenta un valore universale.

 

Non esistono valori universali, all’infuori dei valori che tutte le civiltà accettano per dialogare tra di esse. Noi siamo deficitari di un autentico ordine internazionale perché mancano i veri e propri soggetti che possano stabilire tali norme. Oggi ci troviamo ancora in una situazione di colonizzazione. Vi è un solo e unico soggetto – un soggetto liberale che cerca di imporre i suoi valori come una forma di ordine universale per tutti. Questo è inaccettabile.

 

La Quarta teoria politica combatte precisamente queste pretese. I valori occidentali possono essere accettati o respinti, ma questa è una decisione che attiene unicamente alla libera volontà delle altre civiltà. L’Occidente non è il Tutto ma una Parte del Tutto. Questo è il punto centrale della Quarta teoria politica, ed è il motivo per cui è così importante la riabilitazione delle forme del pensiero politico e giuridico non occidentali. Il riconoscimento della piena dignità dei pensieri politici non occidentali – l’enorme moltitudine di trattati, idee, scuole che ogni civiltà può vantare e che finora sono stati ignorati o trattati come nemici dalla “società aperta” di popperiana memoria – rappresenta il primo passo per liberarci della Modernità politica occidentale. Peraltro, il liberalismo, come pure il marxismo e il nazionalismo occidentale, risultano tanto mediocri quanto arroganti se comparati con il confucianesimo, con il pensiero politico indiano o con quello islamico. 

 

L’Occidente è solo una Parte del Tutto

 

Dobbiamo ripristinare la dignità di tutte le filosofie politiche non occidentali, dalle grandi civiltà sviluppatesi nel corso di millenni alle piccole società arcaiche; in altri termini, dobbiamo accettare la diversità dell’umanità in quanto tale. Dobbiamo ribaltare l’espressione “The West and the Rest” (“L’Occidente e il resto del mondo”, concetto coniato da Toynbee e ripreso da Samuel Huntington nel suo Lo scontro delle civiltà): “the Rest” è il nome dell’umanità, e “the West” è il nome della malattia che ha colpito il corpo dell’umanità. Ad essere il centro del mondo non è “the West” bensì “the Rest”. Detto altrimenti, “the West is (a small) part of the Rest” (l’Occidente è una – piccola – parte del resto del mondo).

 

Oggi viviamo in un mondo unipolare, in cui l’Occidente moderno (“the West”) assurge al rango di unico polo, e pretende di stabilire le regole per il resto del mondo (“the Rest”). Contro questo stato di cose, risulta impellente organizzare una rivoluzione geopolitica globale, al fine di distribuire uniformemente lo status di soggetto alle restanti parti del mondo.

 

L’Occidente non va “punito”. Va semplicemente relegato nei suoi naturali confini storici e organici. L’Occidente ha il diritto di esistere, ma non di imporsi come norma universale: «Sei occidentale? Va bene, ma non sei universale! Credi ciecamente nei diritti umani e nell’etica LGBT+? È affar tuo, è la tua decisione, non la mia! Noialtri abbiamo il sacrosanto diritto, se vogliamo, di proibire i matrimoni omosessuali o i gay-pride». Niente dovrebbe essere condannato o legittimato universalmente. Tutto dipende dall’equilibrio costruito attraverso le scelte interne a ciascuna civiltà.

 

Al fine di instaurare un ordine mondiale basato su questi princìpi, è necessario respingere la rivendicazione della Modernità politica occidentale a stabilire regole universali. Dobbiamo distruggere il consensus occidentale. Non dovrà esserci più nulla di paragonabile al consensus occidentale. Dobbiamo combattere l’egemonia, la colonizzazione, l’occupazione e imperialismo occidentale a ogni latitudine del pianeta.

 

L’Occidente va liberato dalla morsa della Modernità

 

Un secondo importante punto è il seguente: non dobbiamo biasimare l’Occidente di per sé ma l’Occidente moderno. Si tratta di due concetti totalmente differenti. Non sono solo i popoli del resto del mondo ad essere colonizzati e sfruttati dalla Modernità occidentale; la stessa identità, cultura, società, civiltà occidentale è ostaggio della Modernità. E oggi, con il manifestarsi della “cancel culture”, possiamo vedere chiaramente come tutto questo funzioni. Il liberalismo contemporaneo cerca di sopprimere gli stessi autentici princìpi che caratterizzano l’identità occidentale – da qui l’appello a cancellare Platone, Aristotele, Hegel, Nietzsche, Heidegger, ecc., fino alla demonizzazione complessiva della cultura e del grande pensiero occidentale. Tutto ciò che non si conforma ai sempre più stringenti dettami di questa odierna ideologia liberale radicalmente intollerante viene etichettato come fascismo o come un qualcosa di generalmente inaccettabile. In sostanza, l’Occidente moderno è impegnato in un’azione sempre più distruttiva volta a cancellare i princìpi e le fonti dell’Occidente premoderno – un’azione che appare oggi nella sua forma più vivida ed evidente.

 

Tutti sono colonizzati dalla Modernità politica occidentale, incluso l’Occidente stesso. Ecco perché dobbiamo non solo liberare il resto del mondo dall’Occidente (“the Rest from the West”) ma anche l’Occidente stesso dalla Modernità (“the West from Modernity”). Dobbiamo liberare Platone, Aristotele, l’antichità greco-romana, e anche ridare dignità alla filosofia, alla metafisica, al pensiero politico e ai valori culturali appartenenti alla società cristiana premoderna. Dobbiamo salvare dalla cancellazione, da questa nuova purga liberale, il patrimonio culturale dell’Occidente premoderno. Ecco perché dobbiamo essere tutti uniti nella rivoluzione globale contro la Modernità politica occidentale.

 

Un punto dev’essere assolutamente chiaro: questa non è una guerra contro l’Occidente bensì contro l’egemonia della Modernità, la quale non rappresenta l’Occidente tout curt ma anzi è antioccidentale, rappresenta una deviazione nella storia occidentale, una ferita, una lacerazione nella organica storia del Medioevo. La Modernità occidentale non è l’Occidente ma una malattia che ha ucciso anzitutto l’Occidente.

 

Dobbiamo liberare l’Europa dalla morsa della Modernità, e anche gli stessi Stati Uniti dal liberalismo. A tal fine occorre sostenere ogni tipo di movimento e tendenza populista che miri a ristabilire una qualche forma di giustizia sociale e a liquidare quell’élite politica liberale che promuove con sempre più foga la modernizzazione. Questa rappresenta un vero e proprio suicidio; l’istruzione occidentale postmoderna non è altro che la distruzione di ogni forma di valore occidentale premoderno. Più che di “modernizzazione”, sarebbe forse il caso di parlare di “nuovo imbarbarimento”. I liberali non veicolano cultura ma barbarie, distruzione, “cancel culture” (oggi nella forma di LGBT+, Black Live Matter, tendenze femministe varie, ecc.). Si tratta di un vero e proprio genocidio della cultura occidentale premoderna.

 

In breve: occorre porre termine al capitalismo, alla Modernità occidentale, al materialismo, alla scienza moderna, ad ogni frutto politico, culturale, filosofico della Modernità. Questo non è affatto nichilismo. Anzi, è solo dopo la distruzione della Modernità, di questa perversione e deviazione, che potremo riscoprire le autentiche radici dell’identità occidentale, cogliendo e apprezzando nuovamente l’immenso patrimonio della cultura greco-romana che oggi si vuole cancellare.

 

Non solo il resto del mondo va decolonizzato. L’Occidente stesso va decolonizzato dalla piaga della Modernità, ristabilendo la sua dignità di grande civiltà tra le altre grandi civiltà.

 

In breve, la nostra lotta non è contro l’Occidente ma contro il liberalismo, il mondialismo, la Modernità politica occidentale.

 

Per un postmodernismo “di destra”

 

Altro punto centrale della Quarta teoria politica è l’invito ad “andare oltre”. Possiamo prendere il passato come fonte ispiratrice, ma viviamo nel presente e non possiamo far ritornare il passato esattamente come esso si presentava. Dobbiamo intraprendere dei passi in avanti, non all’indietro. Il passato deve ispirarci in quanto esempio eterno, idea platonica. L’essere eterno del passato ci può e ci deve ispirare, ma noi siamo immersi nel tempo. Il tempo moderno è il tempo della decadenza, del collasso, della catastrofe finale, per cui abbiamo bisogno di fare un passo oltre, di andare avanti, e in questo senso possiamo in un certo senso fare uso degli strumenti metodologici della postmodernità al fine di decostruire la Modernità politica occidentale.

 

Il postmodernismo si può suddividere in due parti. Per un verso, vi è la critica pienamente legittima del lato violento e perverso insito nella Modernità politica occidentale, descritto come forma di totalitarismo; in questo possiamo concordare con la critica postmodernista. Tuttavia, vi è una seconda parte del postmodernismo che consiste nel proseguimento morale della Modernità e che condivide con essa l’appello a una maggiore liberazione, a un più spinto egualitarismo; si tratta di una sorta di morale di sinistra liberale, e in questo aspetto morale il postmodernismo è addirittura peggiore della stessa Modernità. Possiamo però separare queste due parti del postmodernismo, abbracciando e facendo uso della critica e dei processi di decostruzione della Modernità ma rigettando al contempo la solidarietà morale con la Modernità che caratterizza il postmodernismo. In altre parole, dobbiamo adottare una sorta di “postmodernismo di destra”.

 

Dobbiamo far nostra una forma di postmodernità vista “da destra”, dove con “destra” non intendo la destra politica ed economica; adopero tale termine unicamente per differenziare questa nostra concezione della postmodernità dall’uso che ne fa il liberalismo di sinistra al fine di distruggere ogni forma di identità. Dobbiamo in sostanza direzionare il processo di decostruzione postmodernista verso la Modernità politica occidentale, senza però condividere i suoi presupposti morali tesi a declamare la magnificenza, nello spirito di Deleuze e Guattari, delle masse schizofreniche e della società anti-edipica fondata sull’abolizione di ogni forma di divieto. Questa parte deviata del postmodernismo va rigettata senza appello, ma al contempo dobbiamo accettarne e padroneggiarne la parte decostruzionista.

 

Liberalismo: estremismo, crimine, suicidio

 

Riassumendo, tutte le azioni intraprese o sponsorizzate oggi dai liberali sono forme di suicidio. Dobbiamo porre fine a tutto questo. Il termine stesso “liberale” va oggi inteso come un vero e proprio insulto. Essere liberale significa essere un subumano, una creatura malata, perversa, e un criminale perché i liberali oggi alimentano sempre più guerre civili, ingiustizia sociale, occupazioni, colonizzazioni, disumanizzazione. I liberali sono nemici di tutte le civiltà perché essi sono alieni alle loro stesse società di appartenenza; sono usurpatori, sfruttatori, e non hanno alcuna legittimità per governare.

 

Il liberalismo è un crimine contro l’umanità. Attenzione: questo non implica in alcun modo una riabilitazione del fascismo e del comunismo. Anche detti regimi sono stati totalitari, per cui vanno ugualmente messi da parte. Ma essi appartengono già al passato, mentre il liberalismo è un pericolo reale, rappresenta un ordine mondiale criminale tutt’ora in essere. Essere antifascisti o anticomunisti significa dunque combattere contro ombre del passato; la vera sfida oggi è essere antiliberali. “O noi o loro”, dove “loro” sono i liberali.

 

Ecco in che modo la Quarta teoria politica interpreta la situazione attuale. Questa è sostanzialmente la cornice entro la quale mi piacerebbe sviluppare un dibattito con voi nella prima videoconferenza internazionale sulla Quarta teoria politica.

 

La Quarta teoria politica e la necessità di un nuovo progetto formativo

 

L’ultimo argomento su cui vorrei soffermarmi è la necessità di agire, di tradurre queste considerazioni in una qualche forma di prassi. E penso che la prassi più importante sia oggi quella della formazione. È attraverso la formazione che i liberali penetrano nelle nostre società, corrompono i nostri figli, distruggono i princìpi fondanti di intere culture e paesi e dissolvono le identità. 

 

La battaglia principale è a livello educativo, universitario. Suggerisco dunque di sfruttare questo lockdown globale al fine di sviluppare una struttura di formazione online alternativa in ogni senso. Va incentivata ogni forma di approccio non moderno – sia esso cristiano, islamico, induista, e così via – alla formazione.

 

Programma per la prima casta: bramini, filosofi

 

A livello formativo, dobbiamo distinguere tra tre tipi di pubblico a cui ci indirizziamo. Un’esigua minoranza della popolazione mondiale è incline alla filosofia, alla teologia, e dobbiamo soddisfarne la domanda di conoscenza fornendo ad essa l’immagine complessiva della cultura spirituale che siamo destinati a perdere con i liberali al potere. Dobbiamo salvare questo tesoro di saggezza religiosa, tradizionale. È un approccio che possiamo definire tradizionalista. René Guénon, Mircea Eliade e altri, hanno cercato di preservare questo patrimonio spirituale. Questa è la nostra prima missione: soddisfare la domanda degli intellettuali e filosofi del mondo dando loro accesso agli autentici contenuti delle tradizioni spirituale afferenti alle diverse tradizioni e culture.

 

Ritengo necessario a tal fine la promozione di una formazione tradizionalista, che includa tanto le forme del pensiero tradizionale occidentali quanto quelle non occidentali, come pure quegli autori e quei mondi artistici che formalmente appartengono all’Occidente moderno ma che non sono affetti dai princìpi liberali capitalistici occidentali moderni (penso ai filosofi classici tedeschi come Fichte, Schelling, Hegel, Nietzsche, Heidegger, agli autori della rivoluzione conservatrice, ai tradizionalisti italiani, e così via). Tutto ciò va non solo salvato dalla nuova purga liberale, ma trasformato in qualcosa di accessibile alle persone provenienti da tutto il mondo. Questo è molto importante perché nel modello formativo occidentale tutto questo sta scomparendo. Oggi la formazione delle migliori scuole e università dell’Occidente sta perdendo questo patrimonio di classici e sta sempre più sprofondando nella “cancel culture”.

 

Per usare un termine indiano, ritengo che il primo livello a cui la Quarta teoria politica dovrebbe indirizzarsi sia quello rappresentato dei bramini (filosofi, sacerdoti). Si tratta di individui di alta levatura intellettuale, isolati dalle masse e a cui noi dobbiamo prestare particolare attenzione al fine di soddisfare la loro sete di conoscenza; in caso contrario, se non riusciremo a raggiungerli e ad essi verrà negato l’accesso a una formazione di stampo tradizionalista, il sistema liberale di formazione progredirà e si propagherà non solo tra le università occidentali ma anche tra quelle non occidentali, che si limiteranno a imitare il percorso distruttivo intrapreso dall’Occidente.

 

Programma per la seconda casta: kshatriya, militanti, attivisti

 

Il nostro appello alla formazione si rivolge anche all’élite politica, ai combattenti, agli kshatriya. Anch’essi necessitano di partecipare a un programma di formazione, ma questo non può essere solo di carattere teoretico. In questo caso occorre tradurre la teoria in prassi sviluppando una sorta di “cultura militante” che fornisca le conoscenze necessarie al combattimento contro il nostro nemico.

 

Dobbiamo ristabilire il valore di questo genere di persone, di questi potenziali eroi, i quali sono oggi totalmente esclusi dall’orizzonte del liberalismo postmoderno. Non è un caso che l’avvento della Modernità politica occidentale abbia coinciso con la detronizzazione del primo e del secondo stato, cioè dei sacerdoti e dell’aristocrazia guerriera, quelli che con la terminologia indiana possiamo chiamare i bramini e gli kshatriya. Con l’avvento del capitalismo è iniziata la sistematica eradicazione di questi due tipi di personalità, processo che ha raggiunto oggi il suo stadio finale. Noi siamo chiamati ad aiutare tanto i bramini quanto gli kshatriya a fare ritorno a loro stessi, a adempiere alla loro missione esistenziale e metafisica.

 

Nella battaglia contro il liberalismo, la Modernità politica occidentale e il mondo unipolare, ritengo necessario creare una sorta di “rete” per i moderni kshatriya. La Quarta teoria politica esorta tutti gli kshatriya a lottare non tra loro ma contro il nostro comune nemico. Non dunque cinesi contro indiani, indiani contro pakistani, sciiti contro sunniti, cristiani contro musulmani, africani contro bianchi, una nazione contro l’altra, e così via: questa è precisamente la strategia “divide et impera” adottata dai liberali, i quali quando notano emergere uno spirito combattente nella società, cercano di manipolarlo e riorientarlo contro altri potenziali nemici della “società aperta”. Non dobbiamo cadere in questa trappola; al contrario, occorre promuovere la solidarietà tra gli kshatriya di tutto il mondo. Una rete comune volta alla loro formazione e alla promozione della solidarietà tra di essi, è oggi di cruciale importanza.

 

Per inciso, quando parlo di kshatriya non mi riferisco solo agli uomini. Questo tipo di personalità è distribuito uniformemente tra uomini e donne. Non dobbiamo disprezzare le donne, non dobbiamo essere arroganti nei loro confronti. Dobbiamo anzi impegnarci a restaurare la dignità tradizionale della donna. Con la Modernità politica occidentale, con il prevalere della logica materialistica e capitalistica, la donna è stata degradata al rango di un bene. Oggi siamo chiamati a ripristinare la dignità della donna, anzitutto fornendole l’accesso a questo tipo di formazione legato alla Quarta teoria politica in condizioni paritarie rispetto agli uomini. Le differenze nella struttura metafisica dell’anima sono molto più importanti delle differenze tra i sessi. Questo è il principio che deve guidarci.

 

Programma per la terza casta: vaishya, contadini

 

Quel che abbiamo detto pocanzi è rivolto ad una esigua minoranza (bramini ed eroi kshatriya). Ora dobbiamo occuparci dell’enorme massa della popolazione, anch’essa vittima del liberalismo. A tale proposito, credo sia necessario organizzare un terzo livello di formazione; esso dovrebbe essere rivolto alla maggioranza assoluta della popolazione e prevedere la restaurazione della famiglia tradizionale e del modo di vivere tradizionale legato all’agricoltura.

 

Credo che la ruralità sia la risposta. Il mondo rurale, in primo luogo quello europeo, è stato distrutto dal capitalismo. La borghesia, che si ritiene essere il cosiddetto terzo stato, in realtà non rappresenta affatto la terza funzione della tradizione indoeuropea. Il terzo stato è costituito anzitutto dai contadini europei; i borghesi al contrario sono dei parassiti che storicamente assolvono a una funzione di intermediari tra le classi sociali. Ritengo dunque necessario riedificare un sistema sociale rurale basato su piccoli villaggi autosufficienti. Il coronavirus e il lockdown ci hanno mostrato quanto importante sia avere accesso ai beni di prima necessità, soddisfare i bisogni primari della popolazione. E nel futuro questo diventerà sempre più importante.

 

L’esodo dalle città: per un grande ritorno alla terra

 

Dobbiamo sostenere le emergenti tendenze di “ritorno alla terra” affinché la maggioranza della popolazione faccia ritorno alle pratiche agricole. Promuovere e aiutare l’esodo dalle grandi città è estremamente importante. Le grandi città industriali sono costruzioni artificiali dell’Occidente moderno che andrebbero abbandonate in favore della terra perché solo la terra può darci una vita autentica e l’accesso all’Essere.

 

Ritengo dunque necessario creare un terzo tipo di formazione rivolto alla nuova classe contadina; non sto dicendo di rinunciare tout court alle tecnologie informative come la connessione internet che può anzi garantire l’accesso alla nostra rete di formazione, ma occorre riedificare la struttura sociale al di fuori dei grandi agglomerati urbani e sul modello della famiglia tradizionale, senza le perversioni provenienti dalle grandi città. Il “ritorno alla terra” non dev’essere insomma inteso come un ritorno al passato, ma come l’unico modo in cui l’umanità può salvarsi dalla grande minaccia oggi rappresentata dal liberalismo postmoderno e dal post-umanesimo, il quale grazie a nuove tecnologie e sostanze artificiali mira alla manipolazione genetica, al controllo degli esseri umani, alla cancellazione della cultura (“cancel culture”) non solo dalle nostre anime ma anche dalle nostre stesse vene.

 

La Quarta teoria politica e la lotta contro il mondialismo, per la grande maggioranza della popolazione implicano un ritorno alla terra, che significa ritorno alle radici, alle origini. Dobbiamo promuovere un grande movimento di creazione massiva di comunità rurali, e fornire una formazione per i nuovi contadini che permetta loro di riscoprire le radici ancestrali.

 

La vita rurale era permeata dal simbolismo, dalla sacralità. Se René Guénon è stato un rappresentante del tipo bramino di uomo, se Julius Evola è stato una figura simbolica del tipo kshatriya, penso che l’esponente tradizionalista più rappresentativo della terza funzione indoeuropea sia Mircea Eliade. Svilupperemo questo tema nel corso del nostro dibattito.

 

Il popolo come soggetto principale della Quarta teoria politica

 

È mia convinzione che il soggetto principale della Quarta teoria politica vada identificato nel popolo. Questo anzitutto perché il concetto stesso di popolo presuppone una relazione organica con la terra in senso tanto fisico quanto simbolico e sacro. A guidarci devono essere le parole di Nietzsche: «fratelli miei, rimanete fedeli alla terra». Per un popolo la terra non rappresenta una sostanza alienata da sfruttare per bisogni materiali; essa è l’Essere. La terra è sacra. L’abbandono delle grandi città e il ritorno alla terra dev’essere anche un ritorno all’Essere, un movimento metafisico ed esistenziale che noi siamo chiamati a sostenere. Questa credo sia la missione della Quarta teoria politica.

 

La Quarta teoria politica come progetto aperto e appello

 

Sono dunque lieto di darvi il benvenuto a questa conferenza e da qui in poi vorrei ascoltare le vostre opinioni, i vostri punti di vista, i vostri suggerimenti, le vostre critiche.

 

La Quarta teoria politica non ha nulla di dogmatico. Essa è un progetto aperto. Come afferma il mio amico Jafe Arnold, la Quarta teoria politica più che una teoria è una teoretizzazione, non è cioè un qualcosa di compiuto bensì un processo aperto a tutti di formalizzazione teorica al di fuori del liberalismo e della Modernità politica occidentale.

 

Trascrizione e traduzione a cura di Donato Mancuso