«Ucraina, la guerra è inevitabile»

«Ucraina, la guerra è inevitabile»

«Dopo la presa di Slaviansk da parte degli ucraini, la guerra tra Russia e Ucraina è inevitabile. E Vladimir Putin si trova nella fase più critica di tutta la sua storia politica. A seconda di come agirà, ne andrà di mezzo il suo futuro e soprattutto il futuro della Russia e, lasciatemelo ribadire, anche di voi europei». Parla in maniera pacata e riflessiva, Aleksandr Dugin, ma le sue parole sono pietre. Anzi, proiettili. Il professore dell'Università di Mosca, politologo e scrittore molto influente nei circoli culturali vicini al potere russo, ha trascorso qualche giorno tra Milano e il Trentino, ospite di due convegni organizzati dall'Associazione culturale Lombardia Russia e dal think tank "Il Nodo di Gordio" e all'alba di sabato scorso è stato svegliato da una telefonata proveniente da suoi amici di Donetsk. «Slaviansk è caduta, si tratta di una notizia terribile, una vera catastrofe, soprattutto dal punto di vista simbolico e psicologico», ci ha detto, mentre la luce del sole alpino illuminava la sala del convegno. Perché reputa così importante la presa della città da parte delle forze armate di Kiev , fino a pochi giorni fa in mano ai miliziani filo russi? «Perché la caduta di Slaviansk è la prova che i miliziani filorussi non possono resistere da soli al contrattacco delle forze armate ucraine. Hanno resistito per diverse settimane eroicamente, trattandosi di civili contrapposti ad un vero esercito. Ma adesso siamo alla svolta decisiva della crisi ucraina. Il governo "golpista" di Kiev vede che la Russia non interviene e questo darà loro la possibilità di intensificare gli attacchi. Eppure Putin ha sempre detto che non si potevano tollerare questi attacchi impari e che doveva difendere i filorussi. Invece non ha fatto nulla finora. Adesso nel mirino dell'esercito ucraino c'è Donestk e poi la riconquista del territorio sud-orientale ucraino sarà cosa fatta». Lei sostiene che questo sarà un grave smacco per la Russia? «È chiaro che per poter controllare la situazione la Russia non può permettersi di perdere Donetsk e Luhansk. Questi sono territori che fanno parte del territorio russo e Putin avrà un grave danno di immagine interna, se perderà questi territori. E sappiamo tutti bene che se gli ucraini riconquistano quelle zone non si fermeranno, ma cercheranno di attaccare la Crimea, che considerano territorio ucraino occupato dai russi. Non è una mia interpretazione, ma sono dichiarazioni fatte apertamente dal ministro della Difesa di Kiev. Quindi è certo, dopo Slaviansk e Donetsk toccherà alla Crimea». Ma la Crimea è saldamente in mano ai russi. Se Kiev la attaccasse... «Sarebbe la guerra. O meglio, sarà, senza il condizionale. Perché la guerra tra Russia e Ucraina è inevitabile. O subito, se i russi entrano in difesa di Donetsk, o fra qualche tempo, quando gli ucraini cercheranno di riprendersi la Crimea. La situazione diventerà drammatica per Putin, soprattutto a livello di opinione pubblica interna, perché il popolo russo che sostiene e ha votato Putin è in grandissima parte costituito da patrioti e gente favorevole alla difesa delle zone filorusse ucraine. Questa volta Putin rischia grosso. Speriamo che agisca in fretta». Lei crede, professor Dugin, che Putin possa essere scavalcato a destra, da componenti nazionaliste radicali, se non interviene in fretta militarmente nel sud-est dell'Ucraina? Ma non si tratta di formazioni minoritarie? «Sì, fino adesso sono state componenti minoritarie, ma tutto può cambiare in fretta, dopo la caduta di Slaviansk. Ricordo che alla fine della presidenza di Medvedev ci fu una grande manifestazione di piazza a Mosca anti-Putin, organizzata dai liberali e dai neonazisti. Questi ultimi non sono per adesso forti in Russia, ma esistono e sono in grado di aggredire e anche uccidere gli immigrati caucasici che secondo loro sporcano la purezza della razza russa. I liberali invece da tempo stanno cercando di indebolire il governo russo e portarlo su posizioni meno nazionaliste, che tanto piacciono in Occidente». Liberali e nazisti alleati contro Putin? Ma non è un'alleanza contro natura? «Assolutamente no. In Russia a questo punto il nazismo rischia di diventare molto più popolare dei liberali. Così com'è accaduto a Kiev, dove le frange naziste hanno rappresentato la mano violenta dell'insurrezione filo atlantista e filo-occidentale in piazza Maidan. Anche da noi in Russia le forze atlantiste hanno sponsorizzato da anni i cosidetti Nazionaldemocratici, i "nazdem", un'estrema destra filo-atlantista, filo-americana, razzista, anti-putiniana, anti-ortodossa. Per ora non possono creare fastidi a Putin, ma va sottolineato che a Slaviansk diversi esponenti del nazdem hanno combattuto nelle milizie filorusse e adesso definiscono senza mezzi termini Putin un traditore del popolo e della nazione russa. Diventando molto popolari nel sudest della Ucraina. Ecco perché Putin deve intervenire immediatamente a difendere militarmente Donetsk e cercare di riprendere Slaviansk. Altrimenti potrà perdere tutto». Ma secondo lei in ogni caso Putin dovrà fare la guerra con l'Ucraina. «Sì, sarà costretto in ogni caso ad entrare in guerra, ma avrà perso molti crediti soprattutto dal punto di vista morale e psicologico rispetto alla popolazione russa. Non si possono lasciar uccidere i russi in questo modo. Questo è il momento più drammatico nella vita politica di Putin. Il presidente è molto legalitario, l'idea di dover intervenire militarmente è una violenza su se stesso. Ma non può non intervenire. Gli europei non vorranno morire per l'Ucraina e nemmeno gli americani, questo è evidente. Quindi la Russia vincerà la guerra, occuperà tutta la parte orientale del Paese, difenderà la Crimea e lascerà l'Ucraina occidentale al suo destino, senza occuparla». Quindi Mosca vincerà la guerra, a suo avviso. Perché allora è così pessimista per il dopo? «Perché dopo arriveranno sanzioni economiche durissime contro Mosca. Che è il fine ultimo dei nostri nemici geopolitici, quello di indebolire economicamente la Russia. Per puntare sul malcontento inevitabile della nostra popolazione per rovesciare la leadership di Putin. La guerra sarà vinta dai russi, ma le relazioni con l'Europa saranno completamente distrutte». E Putin rischierà di perdere il suo potere, quindi? «Esattamente. Ma l'effetto finale per l'Europa sarà che anche il vostro continente sprofonderà nel caos, in una sorta di scenario simile a quello ucraino, con l'estrema destra razzista e filoatlantista sempre più forte a causa della crisi economica, dell'immigrazione selvaggia, della disoccupazione, con i nazionalismi che aumenteranno, come quello ungherese contro i romeni, ad esempio. Grazie a questo l'equilibrio geopolitico attuale potrà continuare ad esprimere ancora la sua struttura unipolare, ma a che prezzo. Sarà una vittoria di Pirro, ma costerà molto». Perché lei è convinto che l'attuale ordine mondiale (o disordine, se preferisce) è destinato a finire? «Perché la geopolitica è una scienza esatta. Ciò che inizia, ha una fine. Siamo entrati nella fase terminale dell'attuale scenario e quello che verrà dopo sarà inevitabilmente uno scenario multipolare: non ci sarà solo più una superpotenza egemone o che vuole esserlo a tutti i costi, ma più potenze mondiali che avranno influenza su differenti aree geografiche del globo. Come ha detto anni fa il filosofo francese Alain De Benoist, io non credo alla fine del mondo, ma sono certo che siamo alla fine di "questo" mondo».