La Quarta Teoria Politica. Il soggetto storico e il nemico ontologico

I tempi tristi che viviamo evidenziano la presenza di una crisi non “congiunturale” ma “di sistema”, di una crisi cioè che mette in discussione per inerzia le fondamenta del sistema dominante, obbligando conseguentemente i pensatori meno conformisti ad immaginare “vie di fuga” che permettano in prospettiva di aprire i “tempi nuovi”. Uno dei filosofi contemporanei che in maniera sistematica e lucida sta indicando una strada per uscire dall’impasse è certamente Aleksandr Dugin, pensatore di prestigio internazionale che ha elaborato la famosa “Quarta Teoria Politica”. La Quarta Teoria Politica è una mirabile costruzione dottrinaria che, sulla base di una lettura non convenzionale dei principali processi storici passati e recenti, offre gli strumenti ermeneutici indispensabili per cogliere la vera natura totalitaria del liberalismo odierno, uscito indiscusso vincitore dalle guerre culturali novecentesche combattute contro la seconda teoria politica- ovvero il comunismo- e la terza teoria politica- i fascismi. Ogni teoria politica degna di questo nome, continua Dugin, pone al centro della sua costruzione ideologica un “soggetto storico” di riferimento, la “classe” per i comunisti” e la “razza” per i nazisti”, mentre il liberalismo classico di stampo post-illuministico (prima teoria politica), “padre” della modernità sorta sulle ceneri dell’ancien regime, poneva e pone al centro del suo ragionamento “l’individuo” e il “denaro”. Di tutte le precedenti teorie politiche- infrantesi inesorabilmente contro la potenza del “liberalismo trionfante” entrato adesso nella sua fase paranoica e parossistica- Dugin coglie i precisi limiti, invitando e aiutando il lettore ad estrapolare il meglio di ognuna di esse per mezzo di una ermeneutica sincretistica che- per dirla con Tommaso Moro- “insegni a distinguere ciò che va conservato da ciò che va abbandonato”. Il soggetto storico chiamato a realizzare questa palingenesi corrisponde per Dugin al concetto di Dasein (Esser-ci) delineato dal filosofo Martin Heidegger in una delle sue opere più famose, Essere e Tempo.Questa geniale intuizione palesa contestualmente, a mio modesto avviso, la forza e i limiti di una nuova Teoria Politica desiderosa di modificare “l’escatologia del divenire”. Se infatti la nozione di “classe proletaria” era immediatamente percepibile dai socialisti rivoluzionari chiamati a contrapporsi agli sfruttatori capitalisti, così come il concetto aberrante di “razza superiore” era immediatamente intelligibile dalle masse che aderivano alla “terza teoria politica”, lo stesso non può dirsi per l’idea di “Dasein” posta alla base della Quarta Teoria, difficilmente interiorizzabile nella sua autenticità da un numero congruo di cittadini pronti a combattere l’esistente armati di un indispensabile “sacro fuoco ideologico”. Ma siccome Dugin spiega che la Quarta Teoria Politica non va studiata in termini “duali”, non dovendo cioè trionfare quale naturale conseguenza pratica di una supremazia dottrinale prima acquisita, dal momento che nel Dasein “pensiero e azione” si fondono, tale problema ipotetico finirà giocoforza con l’essere superato dalla nuda “prassi”. Per intanto, al fine di rendere più semplice la diffusione di un Quarta Teoria Politica indispensabile per offrire a tutti una alternativa effettiva e non cosmetica, proporrei di individuare contestualmente-oltre al soggetto storico di riferimento- anche il relativo “nemico ontologico”. Se i nemici ontologici dei liberali rivoluzionari settecenteschi erano “gli aristocratici”, quelli dei comunisti erano “i capitalisti”, e quelli dei nazisti erano presuntivamente le “razze inferiori”, i nostri nemici ontologici sono certamente i cosiddetti “investitori sovranazionali”, agenti visibili di una invisibile globalizzazione finanziaria che annulla uomini e popoli. Indicarli coram populo come nemici dell’umanità mi pare un ottimo e necessitato punto di partenza.