OLTRE IL NAZIONALISMO, PER DIFENDERE IL “SOGGETTO” EUROPA
Schede primarie
OLTRE IL NAZIONALISMO, PER DIFENDERE IL “SOGGETTO” EUROPA
Il numero di ottobre 2012 del settimanale “Il Borghese” pubblica alle pp. 28-29, sotto il titolo Oltre il nazionalismo, per difendere il “soggetto” Europa, un’intervista di Michele De Feudis al direttore di “Eurasia. Rivista di studi geopolitici”. La riportiamo qui di seguito.
D. Professor Mutti, è ormai impossibile interpretare il quadro politico italiano senza collegarlo agli equilibri continentali e globali. Dopo la parentesi del governo guidato dal tecnocrate Mario Monti, cosa si profila all’orizzonte nazionale? Resterà in piedi il sistema bipolare che ha caratterizzato gli ultimi vent’anni?
R. Il bipolarismo dell’ultimo ventennio italiano è tutto sommato formale, poiché costituisce essenzialmente la proiezione locale della coppia elettorale statunitense: l’Asino democratico e l’Elefantino repubblicano, due simboli che non a caso qualcuno avrebbe voluto introdurre anche nell’iconografia partitica della colonia Italy. Si potrebbe parlare di un bipolarismo autentico, solo se in Italia e in Europa prendesse forma, in alternativa al “partito americano” e alle sue correnti interne di sinistra e di destra, una forza politica schierata a difesa della sovranità europea e capace di inserirsi in un panorama internazionale ormai segnato dalla crisi dell’unipolarismo statunitense e dall’emergere di nuovi soggetti continentali.
D. La sorte della politica italiana non è molto dissimile da quella dei governi spagnoli e francesi, commissariati da Germania e BCE. C’è spazio per un progressivo recupero della sovranità nazionale e per esecutivi che tendano a rappresentare con maggior forza le ragioni del proprio popolo rispetto ai diktat che derivano da accordi internazionali?
R. La sovranità italiana, che è inseparabile da quella tedesca ed europea, può essere recuperata solo ricacciando l’occupante statunitense oltre l’oceano dal quale è arrivato una settantina d’anni fa. Solo un’Europa sovrana, unificata secondo un modello imperiale, potrà equilibrare gl’interessi nazionali e subordinare gl’interessi economici al bene comune, impedendo qualsiasi commissariamento da parte di forze particolari. La via da percorrere, a mio parere, non è quella del pollaio nazionalistico, ma quella della liberazione dell’Europa, in sinergia coi grandi Stati eurasiatici che si oppongono all’unipolarismo americano.
D. I partiti italiani sono fortemente delegittimati tra polemiche anticasta, corruzione e progressivo arretramento delle facoltà di intervento. E’ possibile immaginare il sorgere di un movimento di destra sovranista? Cresceranno le forze populiste, da noi catalizzate sull’asse Grillo-Di Pietro?
R. Mi permetta una puntualizzazione che non è puramente lessicale: il sistema che in Italia si esprime nelle mafie partitiche non è “delegittimato”, perché legittimo non lo è stato mai, in quanto è stato imposto dall’occupante straniero; è stato solo un sistema legale. Adesso questo sistema ha perso ogni credibilità, per cui teoricamente dovrebbe esistere lo spazio per un movimento “sovranista” (tutto da definire). Ma un movimento del genere non può essere di destra né di sinistra, poiché in Italia sia la destra sia la sinistra hanno espresso, nel periodo democratico, interessi antinazionali ed antieuropei. Entrambe, infatti, hanno collaborato con l’occupante straniero, prima approvando l’adesione italiana all’Alleanza Atlantica e alla NATO e poi sostenendo le “operazioni di polizia” e le “operazioni di pace” volute da Washington. La crescita dell’area populista, qualora sottratta all’egemonia di buffoni e di agenti della CIA, porterebbe un contributo positivo alla formazione di un movimento popolare “sovranista”.
D. Come giudica il percorso del Popolo della Libertà? C’è spazio per la formazione di un soggetto politico rilevante a destra dell’attuale Pdl, con posizioni sociali in economia e conservatrici sul piano dei contenuti?
R. Le forze di destra italiane, che nel dopoguerra sono state contigue al Partito Liberale e al cattolicesimo liberale, hanno logicamente finito per dissolversi in una coalizione, quella berlusconiana, che si proponeva la “rivoluzione liberale”. Data questa sua evoluzione storica, la destra italiana stenterà parecchio a generare un soggetto politico caratterizzato da posizioni sociali in economia e da un orientamento conservatore sul piano dei contenuti etici. Ciò infatti comporterebbe un deciso rifiuto della cultura politica liberale, che è liberista per quanto riguarda l’economia e libertina per quanto riguarda i costumi.
D. La caduta del governo Berlusconi, oltre ad una debolezza parlamentare frutto delle scissioni maturate nella legislatura, è stata fortemente influenzata da pressioni di istituzioni sovranazionali. La poltica estera berlusconiana, però, era apparsa volta a ristabilire un ruolo da attore per l’Italia nel grande gioco geopolitico. Che cosa resta di questa esperienza? Chi potrebbe proseguire la politica di attenzione proposta verso la Russia e verso il Medio Oriente?
R. Come Craxi è stato punito per l’affronto di Sigonella e per la sua eccessiva libertà nella politica mediterranea, così Berlusconi è stato liquidato a causa della sua disinvolta diplomazia personale, che, prima della pugnalata alle spalle inferta controvoglia a Gheddafi, aveva fruttato all’Italia relazioni amichevoli con Tripoli, oltre a fruttare accordi privilegiati con Mosca e, nonostante tutto, una crescita dell’interscambio commerciale con l’Iran. Col golpe di Napolitano l’Italia è stata richiamata al rispetto assoluto della sua condizione coloniale: il governo della Goldman Sachs, in cui gli Esteri e la Difesa sono presidiati da estremisti made in USA, esclude per il momento ogni tentativo di riprendere il filo di una politica conforme agl’interessi italiani ed europei.
D. Ci sono nello scacchiere internazionale leader o esperienze politiche che potrebbero essere modello per una rinascita della politica come soggetto autonomo in Italia?
R. Cito solo alcuni nomi esemplari, in ordine puramente alfabetico: Ahmadinejad, Chavez, Correa, Lukashenko, Morales, Nazarbayev, Putin. Ma sarebbe irrealistico pensare che questi capi di Stato e di governo possano rappresentare un modello per il nostro disgraziato Paese. Sarebbe già sufficiente se l’Italia potesse prendere a modello l’esperienza politica ungherese. Ma nella classe politica italiana non si riesce a vedere nessuno che abbia gli attributi di Viktor Orbán.
D. La religione musulmana è la seconda per numero di praticanti in Italia, ma resta forte il pregiudizio nei confronti di questi italiani e degli immigrati che si riconoscono nell’Islam. Come procede il dialogo tra le comunità islamiche e il governo?
R. Sembra che il governo italiano selezioni i suoi interlocutori musulmani sulla base del loro orientamento politico e non della loro rappresentatività. Sono stati chiamati a far parte della Consulta Islamica presso il Ministero dell’Interno, infatti, dirigenti di “comunità religiose” che, pur raggruppando una ventina d’individui al massimo, presentano però credenziali di lealismo atlantico, in quanto hanno partecipato a programmi di scambi culturali del Dipartimento di Stato USA per dirigenti musulmani europei; o, comunque, sono stati “accuratamente analizzati e approvati” (carefully verified) da un ufficio dell’ambasciata statunitense denominato “Islamic Outreach“.
D. Quali autori aiutano a orientarsi nel nuovo millennio?
R. Quelli che hanno diagnosticato lo scatenamento delle forze titaniche, come Guénon e Junger; ma anche quelli che, come Esiodo ed Eschilo, hanno evocato l’inevitabile sconfitta dei titani e la vittoria di Zeus.