Teoria e fenomenologia del Soggetto radicale di A.Dugin
Schede primarie
La casa editrice AGA pubblica nel 2019 il volume “Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale”, anticipato dalla breve antologia “Il Sole di Mezzanotte – Aurora del Soggetto Radicale”, la quale condensa e riassume attraverso una scelta di estratti e inediti la proposta filosofica e la visione del mondo sottese all'opera che qui presentiamo. “Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale” è la traduzione ampliata, rivista e corredata di specifico apparato critico, dell'imprescindibile “Il Soggetto Radicale e il suo doppio”, testo del 2009 che secondo alcuni è, assieme a “La Quarta Teoria Politica”, il più significativo e importante contributo del filosofo russo.
È necessario premettere che, a differenza di quanto sembra suggerire il titolo della traduzione italiana, nel testo non si troverà una trattazione sistematica ed esaustiva della materia; l'autore intende piuttosto suggerire e indicare un indirizzo di ricerca e meditazione che dovrà convergere in quella che Dugin definisce la Nuova Metafisica, ossia un pensiero non ancora pensato, soltanto intravisto ed intuito, capace di affrontare e confrontarsi con la paradossale realtà del postmoderno, epoca che infrange qualsiasi ordine di verità razionale e a fronte di cui gli attuali strumenti filosofici ed ermeneutici risultano inadeguati. In tale logos futuro, la cui urgenza è oggi drammaticamente impellente, potrà forse darsi una visione trasparente e compiuta del Soggetto Radicale, figura che allo stato attuale può essere approcciata solo in maniera intuitiva e descritta allusivamente, forzando il linguaggio filosofico in direzioni inusitate, contaminandolo con suggestioni ed echi del mito, del simbolo e della poesia. L'aspetto più ostico della lettura del testo è appunto questa volontà/necessità dell'autore, conforme alla natura ambigua della materia affrontata, di superare i limiti della razionalità moderna, sfruttando l'opportunità che il postmoderno mette a disposizione, di perseguire un diverso ordine di verità del discorso, laddove proprio nel postmoderno il Soggetto Radicale avrà la culla del suo sorgere e manifestarsi, e pertanto la sua epifania non potrà che assecondare i ritmi, le dinamiche e le contraddizioni proprie dell'epoca natale. Nasce così lo stile enigmatico ed oracolare che Dugin utilizza ogni volta che intende approssimarsi alla profezia dell'avvento del Soggetto Radicale, promessa e speranza che è al medesimo tempo constatazione di un'istanza metastorica e invito a un decisivo impegno militante.
Impossibile comprendere il Soggetto Radicale se non si comprende la natura e l'essenza del postmoderno. L'epoca che succede alla modernità è, infatti, la piena realizzazione dei presupposti di quest'ultima, i quali, nella loro corrosività, giungono a minare le certezze e le illusioni della modernità stessa, minacciandone innanzitutto il fondamento, ossia la soggettività intesa come razionalità e volontà individuali. Il protagonista del moderno, il soggetto, nel postmoderno viene chirurgicamente sezionato dalla razionalità, la quale, come il biblico cane che torna al proprio vomito, giunge infine a liquidare se stessa e il proprio portatore. Il postmoderno è un'epoca che ha lasciato dietro di sé tutta la zavorra idealistica moderna, cannibalizzatasi nel dubbio e nello scetticismo radicali, per giungere a una sostanziale vacuità ontologica, dove verità e apparenza, identità e alterità, Essere e Nulla, coincidono. Tuttavia, si tratta di un olocausto ironico privo del pathos e dell'elemento tragico tipici della logica sacrificale, in quanto può esservi rischio e serietà solo dove vi sia qualcosa da perdere, mentre nel postmoderno nulla ha più valore e tutto è un gioco.
In questo contesto si innesta uno dei temi più suggestivi del libro, ossia il concetto di “miracolo nero”, che al contrario di quella rottura – significante e straordinaria – del naturale ordine causale costituito dal miracolo, così come quest'ultimo è comunemente inteso, è invece un evento tanto assurdo e insignificante quanto banale, che ha come unico effetto quello di catalizzare l'attenzione e intrattenere lo spettatore per un istante, salvo poi disperdere la propria vacua energia per alimentare nuovi coaguli di non senso. Luogo del miracolo nero è il post-spazio, ossia una diversa fenomenologia dell'estensione che l'uomo postmoderno esperisce grazie alla diverse possibilità messe a disposizione dall'epoca attuale, combinando tecnologia, abolizione di limiti e confini dell'individualità e nuove geografie simboliche.
Miracolo nero e post-spazio sono fenomeni emblematici del postmoderno, che ne riassumono perfettamente il carattere parodistico e assurdo, nonché l'inadeguatezza del logos moderno a dominarlo. Eppure, secondo Dugin, è proprio nel postmoderno che può aver luogo l'evento a cui tutta la storia tende come suo momento decisivo; l'intera dinamica degli eventi può essere interpretata, infatti, come il pretesto per il sorgere del Soggetto Radicale. È necessario che la storia precipiti nell'abisso perché il suo evento più straordinario, da essa custodito come un tesoro nascosto, si manifesti. Cos'è dunque il Soggetto Radicale, colui che, ricorrendo al linguaggio nietzschiano, Dugin definisce vincitore su Dio e sul Nulla?
Ultima incarnazione ermeneutica di una serie di figure che lungimiranti profeti degli ultimi tempi hanno tratteggiato in folgoranti intuizioni (Nietzsche, Jünger ed Evola, giusto per citare i più influenti), egli è colui che, abbandonati tutti i riferimenti e i sostegni tradizionali, trova in sé stesso e solo in sé stesso il senso, la trascendenza e il sacro, ossia ciò che l'epoca premoderna garantisce per specifiche caratteristiche cicliche, ciò che il moderno oblia a favore dell'immanenza, e ciò che il postmoderno perverte e surroga in forme infernali. Egli trova tutto ciò, appunto, alle radici del proprio essere, nella più intima sostanza: in questo consiste la sua radicalità, ossia nel suo essere radicato nell'autenticità e nel reale, di cui è testimone e portatore nell'epoca dell'inautentico e dell'irreale trionfanti.
Se è vero che la sua sostanza trascende le epoche, è tuttavia solo a contatto con la totale dissoluzione degli orizzonti tradizionali che essa può manifestarsi nella propria nudità quintessenziale, libera da scorie e contingenze. Se un'esistenza integra e integrata è la norma nelle epoche tradizionali, in tale condizione non vi è nessun merito o eccezionalità, nonché piena consapevolezza; solo confrontandosi con la più cupa dissoluzione di qualsiasi orizzonte garantito, nel setaccio ardente del postmoderno, vi è l'autentica prova di sé che il Soggetto Radicale brama e sceglie volontariamente per saggiare la propria qualità. Egli è da sempre se stesso, in qualsiasi epoca, ma solo nell'ultima diviene certo di sé misurandosi con la propria forza e stabilità, confermandosi come centro laddove non vi è alcun centro, come generatore di senso laddove ogni senso dilegua. In questa dimensione volontaristica dell'avvento del Soggetto Radicale sta il supremo rischio del fallimento suo e della storia intera: se il processo storico verte al manifestarsi del Soggetto Radicale come suo scopo e compimento, e se tale avvento è legato a un atto di volontà che, in quanto libero, può anche non avvenire, allora tutto è appeso a un filo fino all'ultimo istante, tanto il trionfo quanto il fallimento. La responsabilità è dunque affidata a ciascuno che incarni il Sole di Mezzanotte, o ne favorisca il sorgere annunciandolo nel deserto e preparandogli la via quale un novello Battista dell'età della tecnica. Sono in ballo questioni epocali, non individuali; bene chiarirlo per coloro che vorrebbero ridurre tale figura a un segnavia etico a cui attenersi nelle temperie dello spaesamento. Ad attendere il suo avvento, tremante e trepidante, è l'Essere stesso; l'appuntamento mancato coinciderebbe, infatti, con la vittoria del Nulla incombente.
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