Evola cavalca la tigre in questa postmodernità
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Nell’epoca contemporanea assistiamo a un’idolatria nei confronti del liberismo, fenomeno che ha portato a un aumento della ricchezza mondiale. L’uomo, tuttavia, non si pasce serenamente di questo benessere economico in quanto rileviamo un acuirsi delle patologie mentali, soprattutto nei paesi industrializzati. Se oggi è facile dimostrare una connessione tra questi due fenomeni, nel secolo scorso farlo era assai più arduo. Julius Evola ci aveva però avvertiti delle nefaste conseguenze a cui si sarebbe giunti seguendo il globalismo e aveva rigettato l’idea di progresso infinito. In Cavalcare la tigre il filosofo aveva evidenziato le caratteristiche che l’uomo differenziato deve avere per affrontare il Kali Yuga.
Seguendo il percorso dello studioso romano, Aleksandr Dugin ha adattato i suoi insegnamenti alla postmodernità e nel suo recente volume Soggetto radicale. Teoria e fenomenologia (Aga Editrice, 2019, 432 pagine, 28 euro) ha sostenuto che a differenziare questo individuo è il fatto che: «Nella modernità, mantiene intatte tutte le proprie qualità interiori, come se si trovasse nello spazio della Tradizione: è una specie di angelo perduto.»