Alexander Dugin e l’Unione Eurasiatica nel mondo multipolare
Schede primarie
Alexander Dugin e l’Unione Eurasiatica nel mondo multipolare
Una corrente concettuale che si sviluppa a partire dagli anni Venti nella Russia Bianca, e che riprende vita negli anni Novanta proprio con il prof. Dugin con la ferma intenzione di reintegrare lo spazio post-sovietico.
“Oltre il nazionalismo per il progetto Civiltà” con queste parole il prof. Alexandr Dugin, docente di filosofia all’Università di Stato di Mosca e fondatore del Movimento Internazionale Eurasiatista (Meždunarodnae Evrazijskoe Dviženie, MED), ha concluso il suo intervento durante il convegno dal titolo “L’Unione Eurasiatica nel mondo multipolare” organizzato da Eurasia.
Il professore ha ripercorso a voce alta le tappe fondamentali del pensiero euroasiatista. Una corrente concettuale che si sviluppa a partire dagli anni Venti nella Russia Bianca, e che riprende vita negli anni Novanta proprio con il prof. Dugin con la ferma intenzione di reintegrare lo spazio post-sovietico. L’impegno profuso in questo progetto da tre presidenti dello spessore di Nazarbaev (Kazakhstan), Lukasenko (Bielorussia) e Putin (Russia) inizia finalmente a prendere forma e spessore. La volontà di lanciare una terza (o quarta) via, avversa tanto al liberismo quanto al marxismo, nemica di quell’universalismo dei valori occidentali i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti, ha portato il movimento eurasiatista a impegnarsi nella cooperazione di civiltà differenti. La filosofia eurasiatista insiste sull’esigenza di una pluralità delle culture e delle civilizzazioni che vada a configurare una strategia fortemente anti-imperialista.
Applicando queste teorie al mondo attuale, si arriva a quello che è l’obiettivo del movimento secondo Dugin: la multipolarità. Dove esiste una uni-polarità come quella del Nordamerica, la multi-polarità appare un progetto rivoluzionario. Ad avere un ruolo fondamentale nella Unione Eurasiatica, attualmente sono la Russia di Putin che ha fatto di questa realtà geopolitica il punto focale di tutta la politica estera dei suoi mandati, il Kazakistan che grazie alla sua posizione si configura come ponte tra la civiltà islamica e quella cristiana, la Bielorussia che da sempre si batte contro il tentativo di egemonia dell’Occidente atlantico. La grande assente è l’Europa, e finché questa non si smarcherà da una certa politica estera e interna per cercare di avviare un processo di cui sia vera e sovrana padrona, sarà inutile parlare di aperture ad Est e sguardo alla Russia.
Un progetto ambizioso quello del movimento di Dugin, che sicuramente dipende tanto dalla nostra Europa, ma che guarda già a livello globale in termini non geografici ma concettuali. L’idea di multipolarità ben si adatta infatti con le istanze dell’America Latina, e nelle politiche della Kirchner (Argentina) e Chavez (Venezuela) ne abbiamo la dimostrazione più diretta. Multipolarismo dunque nemico sia dell’unipolarismo Nordamericano, che della Trilateral Commission con poli Nordamerica, Unione Europea e Giappone. Un’idea quest’ultima che sta prendendo forma soprattutto in questi tempi e che vedrebbe esclusa la Russia e relegata a satellite l’Europa. La necessità invece di una vera unione che si caratterizzi per la sicurezza, la cooperazione e lo sviluppo a livello economico, e la solidarietà a livello sociale.