L'ERA POST-LIBERALE IN RUSSIA
Schede primarie
L'ERA POST-LIBERALE IN RUSSIA
1. Il vostro tempo è scaduto
Viviamo in un periodo di mutamenti epocali. Fine del millennio, fine del secolo, fine dell'era ideologica. Tutte linee di confine globali, che ci sfidano a trovare risposte globali, riflessioni su vasta scala. Tuttavia, nella più ristretta cerchia della nostra vita sociale russa, il consueto volte-face sta avvenendo. Per significato e conseguenze, sarà qualcosa di assolutamente paragonabile alla perestrojka e alla "democratizzazione". Sul piano ideologico, la perestrojka fu il periodo di transizione dalla tarda società Sovietica, nominalmente socialista, e il modello liberaldemocratico. Il termine "post-perestrojka"è stato impiegato per descrivere quel modello politico, ideologico e culturale che fece la sua comparsa a seguito della radicale rottura con il passato Sovietico e l'instaurazione
di un sistema di mercato capitalista occidentale in Russia.
La "post-perestrojka" ebbe inizio dopo l'agosto del 1991, ed è durata fino ad oggi. 1991-1998. Questa è l'epoca della fase post-Sovietica, liberale e democratica della moderna storia russa. Ideologicamente, l'essenza del momento attuale consiste nel fatto che la "post-perestrojka" sta rapidamente volgendo al termine. Il tempo del
liberalismo russo si avvicina alla fine. Ci troviamo alle soglie di una realtà culturale e ideologica completamente nuova, altrettanto differente dai precedenti anni di "Eltsinismo" quanto lo "Eltsinismo" stesso differiva dall'epoca Sovietica. Sin da ora è possibile trarre alcune conclusioni sulla struttura della incipiente nuova epoca della
storia russa.
Guardiamo al futuro più da vicino.
2. Il lento mutare delle coscienze
Il postulato principale dell'élite russa durante il periodo liberale fu la fiducia nel fatto che
lo scontro con l'Occidente risultasse dalla differenza dei modelli sociale, economico ed
ideologico. Su questa base fu edificata l'intera strategia della Federazione Russa, in
economia, politica, politica internazionale, cultura e difesa. I dirigenti del Paese
credevano seriamente che la rinuncia al look marxista e all'economia socialista avrebbe
automaticamente creato in Russia un sistema equilibrato, con la fattiva ed amichevole
collaborazione dell'Occidente. Fu un errore fatale, e occorse un intero decennio per
rendersene conto. All'inevitabile ripresentarsi di fattori geopolitici, ciascuno comprese
che la Guerra Fredda non esprimeva solo un duello ideologico, bensì una costante
storica, indipendente dal grado di aggiornamento sociale e politico. Non era altro che
uno stadio nel corso della "grande guerra dei continenti".
L'Occidente, in risposta allo scioglimento del Patto di Varsavia, valutò che l'ulteriore
rafforzamento della NATO fosse la soluzione ottimale, probabilmente in mancanza di
meglio. Una volta che questo blocco Atlantico aggressivo, assetato di dominio, ebbe
messo le mani su tutto ciò che non fosse più sotto diretta influenza della Russia - l'élite
politica ed intellettuale russa incomincià a poco a poco a smaltire la sbornia.
"Nezavisimaja Gazeta" fu il portavoce di questo processo, ma si ritrovano facilmente
tendenze analoghe in altri giornali, quelli stessi che un tempo intonavano incessanti
lodi all'Occidente e al liberalismo. Anche le forze patriottiche svolsero un ruolo
notevole, mantenendo fermi i propri princìpi senza rinunciare ad elaborare una
terminologia più moderna ed adeguata, ed abbandonando le tesi superate. Senza il
lavoro concettuale creativo dell'opposizione (ad esempio, le pubblicazioni "Den",
"Zavtra", "Sovietskaja Rossija", "Elementy", ecc.), la stampa centrista e conformista
sarebbe arrivata alle medesime conclusioni molto più tardi.
Anche in politica l'opposizione patriottica svolse una funzione simile, favorendo la
comprensione degli ovvi assiomi geopolitici da parte delle autorità. Così, oggi, è un
dato di fatto che nessun genere di autorità al Cremlino può ignorare le realtà
geopolitiche - eccezion fatta, s'intende, per i folli o gli agenti di influenze straniere. Non
possono essere che critici nei confronti dell'Occidente e della sua bandiera ideologica
liberale, dimostratasi un semplice paravento per gli interessi coloniali predatori ed
egoistici della civiltà atlantica, che sta costruendo il suo "nuovo ordine mondiale" a
danno di tutte le altre nazioni, Paesi, culture e tradizioni.
3. Rivoluzione o evoluzione
La forma finale del modello post-liberale russo può concretizzarsi in due modi. La prima
è la via rivoluzionaria. Questa presuppone un rovesciamento politico (esito,
probabilmente, di elezioni presidenziali assolutamente democratiche) a seguito del
quale gli esponenti dell'opposizione patriottica giungano al potere. E' un processo
estremamente difficile e tormentato, dal momento che la sollevazione rivoluzionaria,
che garantirebbe un argine contro azioni restauratrici, non appare in vista.
Inoltre, le reazioni all'estero sarebbero talmente negative, che tutti i meccanismi
strutturali di influenza all'interno della Federazione Russa verrebbero immediatamente
messi in funzione, con il fine di attivare un processo separatista dalle conseguenze
catastrofiche. L'opposizione - disabituata a gestire le leve del potere, priva di un vero
programma culturale e ideologico, di strutture mediatiche, di progetti futuristici, ecc. -
difficilmente sarebbe in grado di affrontare il compito enorme, pressoché insolubile, di
rovesciare il processo distruttivo, soprattutto in assenza di qualsiasi appoggio
dall'estero.
Inoltre, è evidente che i dirigenti patriottici, una volta ottenuto il potere supremo nel
Paese, allo scopo di mantenerlo sarebbero costretti in sostanza a ripetere i medesimi
passi e le medesime promesse verbali che con tanta generosità (ma sempre minore
onestà) vengono fatte delle autorità di oggi. Chiaramente, non esistono i presupposti
per una mobilitazione alla resistenza totale, per l'autarchia, per una nuova fase di
"guerra fredda". E' paradossale, ma qualora le forze dell'opposizione patriottica
dovessero vincere, la reale posizione geopolitica della Russia non solo non
migliorerebbe, ma probabilmente peggiorerebbe. E unicamente al fine di mantenere lo
status quo, i suoi dirigenti dovrebbero fare all'Occidente concessioni uguali (se non
maggiori) di quelle che fanno oggi le autorità. Ma l'epoca liberale in Russia è destinata
ad una prossima fine, e gli eventi oggettivi e la logica stessa fanno considerare questo
esito come il più probabile.
L'altra via è quella evolutiva. Essa presuppone uno spostamento graduale ed indolore
dell'élite politica russa su posizioni Eurasiste. Un simile spostamento non sarebbe
accompagnato da slogan radicali o dalla dichiarazione di una "nuova politica". Al
contrario, le autorità - attivamente e universalmente - farebbero il doppio gioco,
all'esterno continuando a ribadire l'adesione ai "valori democratici", ma all'interno
restaurando poco alla volta le basi per l'autarchia globale (nella sfera economica,
culturale e sociale) - seguendo in questo modo gli esempi della Germania e del
Giappone dopo la II guerra mondiale. Potrebbe trattarsi di una specie di "capitalismo
Eurasiatico", non molto distante, in base a criteri geopolitici, da un socialismo limitato
con un pronunciato retroterra patriottico. Questo processo è già in atto, ed è connesso
precisamente con l'amministrazione attuale e con la persona di Boris Eltsin, che rimane
fedele a se stesso in ogni genere di situazioni. Egli avverte perfettamente che il vento
ideologico è cambiato, e può efficacemente usarlo per accentrare e mantenere il
controllo del potere.
Ma non è solo Boris Eltsin in persona ad essere associato a questa via evolutiva. Ogni
altro effettivo aspirante alla presidenza dovrà perseguire la stessa politica, si chiami
Luzhkov, Cernomiyrdin o Nemtsov.
4. Il Generale Pazzo, ultima speranza dell'Occidente
La sola cosa che potrebbe arrestare l'inevitabile avvento di una nuova era post-liberale
è l'irruzione di un fattore palese, caotico, catastrofico, capace di mutare l'evoluzione
logica della realtà politica russa. Questa minaccia ha ora un volto e un nome. Dietro un
bellissimo cognome, il mostro storico sta nascosto, in un certo senso paragonabile alle
fasi più disastrose dell'epoca di Gorbacev e Eltsin. Il "generale", sorto dall'inferno, porta
con sé una tale imprevedibilità, una tale carattere non umano, insieme con un impulso
chimicamente attivo, che in date situazioni potrebbe essere condotto al potere da
alcuni circoli non interessati al movimento, rivoluzionario o evolutivo, della Russia
verso una posizione Euraista. La popolazione versa in uno stato di distrazione,
stordimento, smarrimento. E' praticamente impossibile tener dietro al rapido mutare,
l'una dopo l'altra, delle concezioni del mondo. E' perfettamente possibile che le forze
più negative, di chiara impronta atlantista, usino tutta questa confusione nazionale, con
tenacia e con enormi finanziamenti, per promuovere fatalmente la sola persona capace
di condurre questo sfortunato Paese nel terzo girone dell'incubo.
Solo questo individuo fatale può fermare il crollo del liberalismo in Russia -
sfortunatamente, gli analisti dell'Occidente ed i loro seguaci fanatici in Russia lo
comprendono perfettamente.
5. Ciò che ancora non è stato
L'epoca post-liberale in Russia sta chiaramente arrivando. A parte l'unica (e ancora
meno probabile) variante, tutti i modelli di futuro svilupo politico ci condurranno lungo
un processo di graduale rinascita Eurasiatica, alla normalizzazione del corso storico, alla
comprensione della necessità che la Russia persegua una propria, unica via culturale,
geopolitica, sociale ed economica. Ci troviamo a vivere in un punto di frattura.
Le autorità e i rappresentanti della cultura sono maturi per dare il via ad una politica
patriottica. Questo processo è iniziato nelle modalità più compromissorie, e ci riporta
piuttosto alla mente umiliazione, corruzione e denaro sporco, anziché un genuino
dialogo. Ma quel tempo è scaduto. Quelli che si affrettavano di buon mattino alla torta,
quasi in un attimo sono svaniti. E poi, l'élite politica russa oggi necessita di costruzioni
originali, non conformiste, creative, di miti, di nuovi modelli interpretativi ideologici e
culturali. Persino le autorità che verranno a seguito della rivoluzione politica patriottica
ne avranno bisogno. Non potrà esservi il puro ritorno al passato, la pura restaurazione.
Non è possibile che questo accada.
Nulla, di quanto appartenne alle epoche ideologiche passate, Sovietica o liberale, potrà
essere riapplicato senza un'energica revisione, reinterpretazione e raffronto con le
realtà della moderna situazione storica e geopolitica mondiale. Dovremo trovare nuovi
nomi e definizioni per ogni cosa, nuovi concetti e mitologemi. E' chiario che nessuno è
in grado di inventare qualcosa dal nulla. Parliamo di ritorno ai valori tradizionali, alle
eterne costanti Eurasiatiche, ed anche delle più recenti tecnologie e sistemi che si
sviluppano in tutto il mondo - ma tutto questo deve essere reinterpretato, aggiornato e
rivisto criticamente. E' questo quel che l'epoca e la storia esigono da noi - non un nuovo
contratto sociale e culturale. L'era post-liberale è alle porte. Che cosa sarà? Sarà ciò che
ancora non è stato. Molto di questo dipende da noi, dalla nostra immaginazione, dalla
nostra onestà e dalla nostra prontezza a ricominciare tutto da capo.