Interview

L'Eurasia e l'Ungheria

C. M. - In seguito all'approvazione della nuova Costituzione, forze ideologiche e politiche sostenute dal potere bancario occidentale hanno intentato un vergognoso processo contro l'Ungheria, alimentando nel suo popolo sentimenti euroscettici o addirittura eurofobici. Questa situazione potrebbe indurre gli Ungheresi a rivolgere altrove il proprio sguardo, tant'и vero che il "Washington Post" ha ipotizzato che l'Ungheria possa diventare un avamposto della Russia. In ogni caso, all'Ungheria si presenta oggi la possibilitа di instaurare un rapporto costruttivo con quel nucleo eurasiatico che, nato dall'accordo russo-bielorusso-kazako, presto si estenderа alla confinante Ucraina. Paese reietto in un'Unione Europea indegna di questo nome, l'Ungheria potrebbe svolgere il ruolo di avanguardia europea nella costruzione di un nuovo ordine eurasiatico.

Tra Eurasia e Occidente

Il concetto di nazione è capitalista ed occidentale. Invece, il concetto di Euroasianismo si richiama a differenze culturali ed etniche, e non all’unificazione sulla base dell’individuo come contempla il nazionalismo. La nostra idea differisce dal nazionalismo perché noi difendiamo un pluralismo di valori. Noi stiamo difendendo idee, non la nostra comunità; idee, non la nostra società. Noi stiamo sfidando la postmodernità, ma non per conto della nazione russa da sola. La postmodernità è un abisso spalancato. La Russia è solo una parte di questo conflitto globale. È certamente una parte importante, ma non l’ultima meta. Per quelli di noi in Russia, noi non possiamo salvarla senza salvare il mondo allo stesso tempo. E parimenti, non possiamo salvare il mondo senza salvare la Russia. Non è solo un conflitto contro l’universalismo occidentale. È un conflitto contro tutti gli universalismi, anche quello islamico. Noi non possiamo accettare nessun desiderio di imporre alcun universalismo sopra gli altri – né occidentale, islamico, socialista, liberale o Russo. Non difendiamo né l’imperialismo russo né il revanscismo, ma piuttosto una visione globale e multipolare basata sulla dialettica delle civiltà. Quelli a cui ci opponiamo dicono che la molteplicità delle civiltà necessariamente implica uno scontro. Questa è un’affermazione falsa. La globalizzazione e l’egemonia americana causano un’intrusione sanguinosa e un innesco della violenza tra civiltà dove ci potrebbe essere pace, dialogo, o conflitto, a seconda delle circostanze storiche. Ma imporre un’egemonia nascosta implica conflitto e, inevitabilmente, peggiore nel futuro. Così loro dicono pace ma fanno la guerra. Noi difendiamo la giustizia – non pace o guerra, ma giustizia e dialogo e il diritto naturale di qualsiasi cultura a mantenere la sua identità e a perseguire ciò che vuole essere. Non solo storicamente, come nel multiculturalismo, ma anche nel futuro. Dobbiamo liberarci da questi pretendenti universalismi.

 

Credo che G8 e una struttura imperialista

Professor Dugin, alcuni analisti politici hanno sostenuto che quello dell'Aquila potrebbe essere l'ultimo summit formato G8. Sempre secondo tale opinione, d'ora in poi si dovrà sempre parlare di G20, non solo da un punto di vista formale ma anche sostanziale imposto dal cambiamento dei rapporti di potere, di peso economico e di strategie geopolitiche. Lei si trova d’accordo con tale tesi?

Credo che G8 e una struttura imperialista e deve essere guardata come tale. Non credo che la Russia deve stare qui, deve ne uscire. Non penso che con i paese occidentale e soprattutto Stati Uniti si puo parlare con estorto dalla parte delle altri paese nel qualcuno contesto delle organizzazione internazionale. Sarrebbe meglio organizzare i gruppi delle state diversae per confrontare insieme la politica imperialista delle Stati Uniti.

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