UN'IDEOLOGIA PER IL NUOVO SECOLO: L'EURASIATISMO
Schede primarie
"Uno fantasma s'aggira per l'Europa": potrebbe forse cominciare cosi quest'articolo? Difficile dire se l'Eurasiatismo possa un domani ricoprire il medesimo ruolo rivestito dalle vecchie ideologie anti-borghesi nel XX secolo, commettere meno errori, macchiarsi di meno crimini e, soprattutto, aver maggiore fortuna.
Il XX Secolo e stato animato da un sorgere d'ideali, utopie e ideologie, quante mai se n'erano viste in alcun altro periodo della storia umana. Socialismo, Comunismo, Capitalismo, Fascismo, Nazionalsocialismo, ognuno d'essi elevato alla potenza delle sue innumerevoli varianti e sfumature, si sono affrontati in una lotta all'ultimo sangue. Una lotta per la quale non poteva esservi che un solo vincitore - e a questo sarebbe stato concesso di modellare il Mondo a propria immagine e somiglianza. Tutti sappiamo come e andata a finire: nel giro di pochi decenni le potenze capitaliste, Inghilterra e, soprattutto, Stati Uniti d'America, hanno surclassato e distrutto prima i Nazi-fascismi, poi i Social-comunismi. Ormai incontrastato, il Capitalismo sta disegnando una realta apocalittica, un mondo completamente asservito alle esigenze della borghesia e, soprattutto, del grande capitale; un mondo in cui il denaro e il solo dio onnipotente e misura di tutte le cose - uomo compreso; un mondo in cui le idee e le speranze non sono nulla, perche nulla e tutto cio che non porta ad un ricavo materiale. Questo mondo della piattezza e dell'avidita, del conformismo e della prevaricazione, dell'ingiustizia e della violenza, si sta imponendo su tutte le pur millenarie, ma materialmente deboli, realta tradizionali che ancora sopravvivono. Globalizzazione e Mondialismo: attraverso queste due mortali direttrici il Capitalismo sta realizzando il suo sogno non dissimulato di dominio del Mondo. Questa triste realta delle cose, sin dall'inizio ha suscitato, ed ancora suscita, veementi resistenze, sia d'interi popoli e nazioni, che di singoli individui. Quasi sempre, purtroppo, duramente schiacciate dalla forza del Sistema. Cio non toglie che una resistenza possa essere ancora possibile, e che ancora possa portare alla creazione d'una alternativa. Come dire: un altro Mondo e possibile! E' ora, pero, che le forze e gli individui antagonisti s'accorgano che il XX Secolo si e chiuso con un verdetto inappellabile: gli allora nemici del Capitalismo sono stati sconfitti e distrutti, nessuna possibilita e per loro di rialzarsi e riprendere a combattere. L'Alternativa deve trovare invece una via nuova, per sopravvivere, lottare e vincere: abbandonarsi al nostalgismo e peccato mortale. Ma se un sogno e finito, non e detto che si debba accettare passivamente l'Incubo: nuovi e nuovi sogni continueranno a sortire dalle menti e dai cuori degli uomini onesti. Uno, anzi, e gia nato: si chiama Eurasiatismo. Sotto la sua bandiera potrebbero riunirsi le forze antagoniste per proseguire la lotta contro questo stato di cose. Alla sua versatile dottrina potrebbero demandare le proprie istanze. Nella sua Alternativa potrebbero riporre il Sogno di un Mondo diverso. Ma e giunto il momento di rispondere alla domanda che ormai si saranno posti tutti coloro che stanno leggendo queste righe, e cioe: cos'e l'Eurasiatismo, e, ancora di piu, cosa dovra essere? Uno dei cardini irrinunciabili dell'Eurasiatismo e lo studio della Geopolitica. Benche negli ultimi tempi sia stata violentemente criticata quale "pseudo-scienza nazistoide", ed emarginata nel quadro culturale europeo (ed in particolare italiano), essa altro non e che la scienza la quale studia i motivi geografici della politica internazionale. Una scienza, dunque, che in quanto tale non puo essere ricondotta a priori ad alcuna dottrina politica: essa si caratterizza in tal senso solo a seconda del modo e degli scopi per cui la si utilizza, ma per sua natura e assolutamente oggettiva e neutra. Le ragioni di quest'ostracismo sono pero molto chiare, e vanno ben oltre la stupidita o il fanatismo d'alcuni: si possono altresi trovare nell'interesse dei nemici dell'Europa. Illuminante in tal senso quanto affermato dal massimo geopolitico italiano, Ernesto Massi, gia nel 1947: "La Geopolitica e prassi prima di essere dottrina; i popoli che la praticano non la studiano; pero quelli che la studiano potrebbero essere indotti a praticarla: e percio logico che i popoli che la praticano impediscano agli altri di studiarla". Questo e il quadro dell'Europa attuale. Declinata nella sua preminenza ormai sessant'anni orsono, sottomessa dagli Stati Uniti d'America con la forza delle armi (Germania, Italia, piu recentemente Jugoslavia) o con inique alleanze (tutti gli altri paesi membri della NATO), nei suoi territori lo studio della Geopolitica - non a caso ampiamente praticato anche in ambito accademico negli USA, in Inghilterra e, ancora, in Russia - e stato completamente messo al bando da ogni sede ufficiale e dalla vita culturale della societa, e sopravvive oggi solo grazie all'impegno di pochi uomini che si sono assunti l'onere di ravvivarla nel tempo, come un fuoco di Vesta (ad esempio, uno dei piu stimati geopolitici europei e proprio un italiano, il Dott.Carlo Terracciano). Con la sua scomparsa dal nostro Continente, e svanita per larghissima parte della popolazione anche la possibilita di comprendere la vera natura dei fatti mondiali, esponendola cosi in piena vulnerabilita alle mistificazioni della propaganda mass-mediatica. Ad ogni modo, la Geopolitica continentale ancora c'e: l'approccio ad essa non richiede particolari competenze, ma semplicemente la dedizione che ogni scienza merita, e la disponibilita a mettere in moto il proprio cervello, anche a costo di scontrarsi con le verita di comodo "universalmente" accettate. Uno dei primi insegnamenti che la Geopolitica ci puo donare, e quello sulla contrapposizione ricorrente tra forze talassocratiche (marittime e commerciali) e tellurocratiche (terrestri e collettiviste), spesso simboleggiate dalle due figure allegoriche, rispettivamente, del Leviathan e del Behemoth. Di questo troviamo ampio riscontro nella storia: citiamo a puro titolo di esempio lo scontro tra la talassocratica Cartagine e la tellurocratica Roma, tra i navigatori Vichinghi e i Germani stanziati sulla terraferma, tra i pirati Saraceni e l'Europa medioevale, e cosi via fino ad arrivare alla lunga contesa tra Inghilterra e Germania, e la recentissima sfida che ha visto contrapposti U.S.A. e Russia.
La potenza talassocratica per eccellenza e stata l'Inghilterra, che ha passato il testimone lo scorso secolo agli Stati Uniti. Tutto l'operato di quest'alleanza bellicosissima, responsabile negli ultimi secoli di un numero incalcolabile di guerre, guerrette, attacchi proditori e colpi di mano, risponde ad un disegno geostrategico ben definibile secondo il suddetto modello Leviathan contra Behemoth. Ci si accorgera, allora, che a parte sporadiche puntate in America latina ed Africa per garantirsi retrovie e risorse, la strategia statunitense risponde tutta all'obiettivo della conquista del continente eurasiatico: con le due guerre mondiali ha messo il piede a terra in Europa e guadagnato ad Oriente le necessarie basi di partenza per la successiva aggressione della massa continentale (vedi guerre di Corea e Vietnam); con la Guerra Fredda ha disfatto l'impero tellurocratico sovietico; con l'attuale "guerra al terrorismo" sta completando l'accerchiamento delle due potenze continentali superstiti, vale a dire Russia e Cina (grossomodo quelle che il geopolitico inglese e talassocratico MacKinder chiamava Heartland, ed additava quale conquista obbligata per conseguire il dominio sulla Terra). Come si puo notare, in questo quadro non compaiono mai le singole potenze europee, ne l'Europa e parte a se, bensi e considerata all'interno del Continente eurasiatico, tutt'intero aggredito dagli USA, tutt'intero chiamato a rispondervi. Infatti, la Geopolitica non ragiona secondo le consuetudini, ma con metodo scientifico si richiama ai reali soggetti della geopolitica mondiale, gli unici ad avere la capacita politica ed economica per essere attori nel grande scontro in atto. Le nazioni sono, dal punto di vista geopolitico, realta ormai superate: nessuna, nemmeno la piu forte, come la Germania o la Russia, ha la possibilita per competere con la Federazione americana e i suoi alleati. Eppure, gia le sole Francia, Germania e Russia alleate, avrebbero la potenzialita di superare gli stessi Stati Uniti. Va da se, che un'unione eurasiatica continentale, costituirebbe una potenza di capacita inimmaginabili, e rappresenterebbe senza dubbio la fine degli avidi sogni di potere globale degli USA. Va subito notato che il valore delle nazioni e negato geopoliticamente, cioe come capacita d'imprimere durevolmente il proprio marchio sul corso degli eventi. L'Eurasiatismo non nega pero la realta della nazione, in quanto comunita etnicamente, culturalmente, linguisticamente e storicamente omogenea, generalmente regolata da medesime leggi e consuetudini, entro la quale ogni membro ha con l'altro un rapporto privilegiato. In questo senso, pero, la nazione e una sorta di famiglia allargata, che non puo - come successo in passato con certi nazionalismi - pregiudicare i rapporti con i membri di altre nazioni, che non puo essere causa o pretesto di guerre e inimicizia, ma solo strumento nel quale il singolo coltiva in massimo modo la sua identita piu autentica, quella collettiva. In breve, l'Eurasiatismo rigetta la concezione di stato-nazione come sortito dalla Rivoluzione borghese (altrimenti detta Francese), blocco monolitico e chiuso verso l'esterno, nel quale si coltiva non l'amore per se stessi, ma l'odio per l'altro; rigetta categoricamente il termine del confine, della frontiera, come entita che divide, anziche unire, due nazioni. Il medesimo concetto di patria e artificioso, come gia rilevava Platone: senza nulla togliere al valore intrinseco in esso, ne alle azioni che in suo nome sono state compiute, resta appunto come la "patria" sia un concetto, ma non una realta. In materia, ogni Eurasiatista si riconosce nella famosa massima di Julius Evola: "La mia patria e la dove si combatte per le mie Idee".
L'ideale "nazione" animo i cuori di molti giovani durante il XIX secolo, l'epoca appunto durante la quale sorsero le realta di "stati-nazione" (gia comunque nascoste nelle pieghe della storia di tempi precedenti: si pensi ad esempio alla monarchia nazionale francese in lotta con l'Impero). Eppure, gia nel '900 la nazione mostra tutti i suoi limiti: i grandi attori di questo secolo sono state, invece, le ideologie, e dunque gli "imperi" che se ne fecero interpreti: il Terzo Reich per il Nazionalsocialismo, l'Unione Sovietica per il Comunismo, gli Stati Uniti d'America per il Capitalismo. Dei giganti erano scesi in campo a contendersi il mondo: solo le briciole potevano restare alle formiche nazioni. Questa realta, al tempo, fu chiara solo a poche grandi menti: si pensi ad esempio Drieu la Rochelle e Evola o, addirittura gia nel XIX secolo, a Friedrich Wilhelm Nietzsche. Ma oggi, che possiamo guardare a quegli eventi col senno di poi, e con sott'occhio le conseguenze, appare davvero palese il decadere degli stati-nazione, e inutile insistere ancora nel difenderli. Se il XIX fu il secolo delle nazioni, e il XX delle ideologie, non c'e dubbio che il XXI sara quello degl'imperi. Imperi, appunto, perche l'alternativa all'imperialismo americano, ora c'e... Innanzitutto bisogna riconoscere questa fondamentale distinzione, tra imperialismo ed Impero. L'imperialismo, come gia ebbe a rilevare Lenin, altro non e che la "fase suprema del capitalismo": passando dalla fase della libera concorrenza a quella dei grandi monopoli, gli stati borghesi passano sotto il controllo dei trusts e riproducono nella politica internazionale la lotta che tra essi si sviluppa gia in campo economico. La tendenza e, appunto, quella alla progressiva centralizzazione del capitale: la creazione, insomma, di un polo unico (immobile secondo Kautsky, in continuo rivolgimento interno secondo Lenin), politico ed economico, che rappresenta una sorta di parodia borghese dell'Impero universale. Di la da qualche semplificazione eccessiva, possiamo riconoscere in questa teoria una rappresentazione piuttosto veritiera della realta - rapportandola naturalmente ai giorni nostri, in cui la lotta tra i diversi imperialismi (statunitense, britannico, francese, tedesco, ecc.) si e concluso e, in virtu del suddetto processo di centralizzazione, ha dato vita ad un solo imperialismo capitalista. Il modello che con la globalizzazione si tenta d'imporre, e quello di un Occidente borghese e capitalista - il centro dell'impero - che conduce un'esistenza di straordinaria opulenza e spreco grazie all'olocausto imposto al cosiddetto "terzo mondo", cui sono imposti la fame, la miseria e il saccheggio costante. Nel primo gli abitanti sono forme svuotate della loro umanita, meri produttori-consumatori completamente conformi al modello standard presentato dalla pubblicita; nel secondo gli uomini sono schiavi disperati di quel primo mondo senza speranza. Da qui ci si rende conto che l'Eurasiatismo non puo limitarsi ad un mero gioco di potere tra due realta geopolitiche: se un giorno l'Unione Europea dovesse sostituire gli USA alla testa dell'imperialismo capitalista, nulla cambierebbe per noi, e la lotta continuerebbe - che al potere ci sia la borghesia americana o quella europea, poco cambia. Il nemico e il Capitalismo - gli Stati Uniti lo sono unicamente in quanto braccio armato della grande finanza mondiale.
L'Eurasiatismo giunge cosi ad opporre all'imperialismo capitalista l'antichissimo concetto di Impero universale. Esso e presente in tutte le maggiori forme di sapienza e tradizione antica. In Cina troviamo l'Impero celeste, o Impero del mezzo, in India la figura del cakravartin, "imperatore universale", in Europa prima gli imperi di Alessandro Magno e di Roma, poi il germanico Sacro Romano Impero e il Ghibellinismo. Dal punto di vista metafisico, l'Impero ha una funzione cosmico-ordinatrice, dovendo ricreare sulla Terra l'ordine universale. Al di la di questo, l'Impero spezza gli iniqui limiti delle nazioni, delle patrie o, peggio, degli stati, e riunisce a se le entita affini che si riconoscono in una comune Tradizione e in un comune Destino. L'Impero, al contrario dell'imperialismo, non e una forma di prevaricazione, avocando a se unicamente le genti che ne sono naturalmente parte, ne un fenomeno di centralizzazione, poiche, come dimostrano gli esempi storici sopra menzionati, il potere rimane ampiamente alle singole comunita basilari. Approfondiremo meglio in seguito questi punti, ma prima torniamo alla Geopolitica, ed applichiamo a quanto detto fin ora, l'Impero. Possiamo identificare un'Europa, in senso piu lato che meramente geografico (l'uomo vale sempre piu della terra), la quale risponde ai requisiti di identita etnica, culturale, storica: e quell'Europa definita dai limiti delle migrazioni indoeuropee, che riconosce il suo sangue nei comuni progenitori arii e i suoi costumi nella medesima Tradizione iperborea. Quest'Europa va ben oltre gli Urali, e giunge sino al Pacifico, attraversando le sterminate steppe asiatiche. Quella Nazione europea da Dublino a Vladivostok vaticinata da Jean Thiriart. Eppure, la migrazione aria raggiunse anche Iran e India, regioni che diedero vita a fiorenti civilta ed oggi tanto differenziate da essere considerata, almeno l'ultima, un subcontinente (e non solo in senso geografico). Inoltre, gli Eurasiatisti russi, in special modo Aleksandr Dughin, sottolineano il ruolo di "ponte" del loro paese tra la realta europea e quella mongola-turanica, egualmente responsabili della realta russa odierna. D'altro canto, innegabili sono pure gli stretti contatti che per secoli la civilta europea ha intessuto con quella arabo-islamica, o con quella cinese e giapponese. Ne risulta un quadro molto piu complesso di quello della semplice nazione europea, che pero viene incontro alle necessita geopolitiche di difesa del Continente eurasiatico, e del quale si puo venire a capo con l'Impero. Un Impero Eurasia nel quale prosperino pacificamente tutte le sue componenti, dalle macro-realta aria, islamica, cinese, ecc., fino alle singole comunita elementari, quali i semplici villaggi. Quest'evento epocale - l'aggressione americana - che per la prima volta nella Storia minaccia la sopravvivenza del Continente, puo essere rovesciato a nostro vantaggio, facendo ritrovare all'Eurasia quella sua intima unita che, pur nella piu totale autonomia e liberta, dovra sempre essere presente nei cuori dei suoi figli. Se la difesa dall'invasione e la causa che richiede la formazione di questo blocco-Impero eurasiatico, gli insegnamenti che gli eventi ci stanno impartendo non andranno mai dimenticati. La necessita dell'unita continentale dovra restare in eterno nelle successive generazioni, perche mai piu si possa ripresentare una minaccia tanto grande alla liberta del Mondo. L'Eurasia unita che avra il compito di respingere l'assalto talassocratico americano, necessariamente dovra accogliere su di se un onere ancor piu pesante: la salvezza del mondo intero! Non solo le civilta eurasiatiche sono minacciate dall'imperialismo capitalista, ma tutte le civilta e culture della Terra. La globalizzazione (figura ingentilita dell'imperialismo) ha quali suoi corollari il conformismo mondiale, la creazione d'un sono tipo d'uomo standardizzato, che risponda unicamente ai requisiti richiesti dal sistema capitalista per arricchire i padroni. Per fare cio, gli agenti del mondialismo operano contro le culture, le tradizioni, i costumi millenari di tutti i popoli che hanno la sfortuna di entrare nel loro obiettivo: l'esempio piu lampante, che tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi, siamo noi stessi! Dopo sessant'anni di dominazione yankee la cultura europea agonizza, impegnata in una strenua difesa dall'omologazione con l'anticultura americana: i sintomi maggiori, l'ampio uso nel linguaggio comune di termini inglesi (spesso privi poi di una controparte nei linguaggi autoctoni, che quindi non si stanno evolvendo, ma spegnendo); la diffusione capillare dell'American way of life, lo stile di vita (pessimo, tra l'altro) statunitense; soprattutto il sempre piu frequente identificarsi, in particolare tra le giovani generazioni (educate piu da Walt Disney che dai genitori), con la storia e i costumi degli USA, in quell'inesistente Occidente che va da Los Angeles a Tokio passando per Roma. Fenomeni simili si verificano ovunque nel mondo. Spesso, la situazione e ancora piu grave, perche certe culture piu "primitive" (secondo il gergo progressista) sono maggiormente vulnerabili al fascino dell'anti-cultura americana, o semplicemente incapaci di difendersi dalle bombe americane qualora gli USA decidessero di cancellarle dalla storia. Gli studiosi pubblicano ogni anno rapporti allarmati per l'esagerata velocita con cui stanno scomparendo linguaggi e culture. Ma alle loro richieste d'aiuto i "signori del Sistema" si sfregano le mani soddisfatti: il conformismo mondiale sta infatti progredendo. L'Europa e l'Eurasia hanno il dovere - se non altro per riscattarsi degli orrori del colonialismo borghese - di ergersi a paladini d'un riscatto mondiale contro l'apocalisse capitalista. Non piu un'Europa "faro di civilta" come quella colonialista, bensi un'Eurasia "faro delle civilta". Se l'Eurasiatismo oppone alla globalizzazione la difesa di tutte le culture e tradizioni, la sopravvivenza d'ogni particolarita contro l'omologazione mondiale, va da se ch'esso debba fornire un'alternativa all'intero sistema capitalista.
L'ascesa borghese, covata a lungo e definitivamente partorita con la "gloriosa rivoluzione" inglese e la Rivoluzione Francese, non ostante tutte le falsificazioni storiche, i maliziosi sofismi e la piu rozza propaganda di questi secoli, non ha portato nulla di cio che ora vanta a gran voce, ma ha al contrario ridimensionato o distrutto tutto cio che ora si rimpiange (l'onesta, la ricchezza di principi, la solidarieta, lo spirito di sacrificio, ecc.). La borghesia - che piu di una classe sociale, qui, e un modo d'essere e pensare - ha modellato l'ideologia e il sistema capitalista: con essi ha portato al potere l'avidita, l'immoralita e il materialismo. Quella della "liberte, egualite, fraternite" non e stata che una pomposa ma vuota formula, specchietto per le allodole che ha catturato all'ignobile causa capitalista tanto le masse colme di risentimento classista, quanto i piu puri ed onesti idealisti. Eppure l'albero della liberta bardato di coccarde tricolori non ha dato i frutti promessi. Abbiamo forse oggi l'eguaglianza? E' semplicemente cambiato il metro di giudizio: dalla nobilta d'animo e di schiatta, si e passati a valutare l'uomo a seconda dell'entita del suo conto in banca. Nelle nostre societa troviamo finanzieri dai capitali incalcolabili, a fianco di vagabondi senzatetto buttati sui marciapiedi: dal 1789 in poi il divario economico e sociale tra le classi si e ampliato a dismisura. Ne possiamo rallegrarci d'avere la fratellanza: mai come in quest'epoca si e assistito al trionfo dell'individualismo piu sfrenato, dell'egoismo piu indifferente. Interi popoli muoiono di stenti, mentre i loro affamatori osservano la lenta agonia sgranocchiando "snacks" davanti allo schermo; intere classi vivono nel lusso e nello spreco piu sfrenato, mentre le altre faticano a sbarcare il lunario. Ma la liberta, questa almeno, ce l'avremo, starete pensando voi... La risposta e purtroppo ancora negativa. La democrazia diretta, che ancora esisteva in tutto il Medio Evo, giacche nei villaggi e nelle cittadine erano gli stessi abitanti, dal notabile all'ultimo dei contadini, a prendere le decisioni della collettivita, ora e sparita completamente. In cambio, pero, e stata data una "democrazia" rappresentativa a livello nazionale, per cui un manipolo di faccendieri abili ad ingannare gli ingenui tra il popolo, che sono i piu, vanno a comandare, non avendo altra qualita se non l'intriganza. Nel secolo dell'informazione, e quanto meno grottesco credere davvero che sia il popolo ad essere sovrano, a prendere le decisioni - perlomeno a decidere chi dovra prenderle per suo conto, e poi controllarlo. L'"arma piu forte", la propaganda, mai cosi potente come in questi tempi, puo manipolare facilmente gran parte delle masse: cosi, e chi controlla i mezzi di (dis)informazione - naturalmente il grande capitale - a comandare veramente. E neppure sussiste la liberta individuale: dalla rivoluzione borghese in poi si e assistita ad un'espansione parossistica della legislazione, in ogni campo, e dei mezzi coercitivi, da farci ridere di fronte a chiunque pretendesse dichiararsi "libero"! Di fronte a tutte queste considerazioni non si puo che aborrire la cosiddetta "democrazia liberale", in realta tirannide borghese. Ne si puo semplicemente proporre di tornare al prima, a quel sistema dell'Ancient Regime ormai tanto corrotto da essere una disgustosa e blasfema parodia delle antiche istituzioni. L'Eurasiatismo deve altresi individuare una novita. Non reazione, ma rivoluzione. Il campo piu immediato di rivoluzione e quello socio-economico. Il sistema capitalista, sia in regime di libero-scambismo che di monopolismo, ha ormai mostrato tutti i suoi limiti e le sue nefandezze: dal dilatamento del divario sociale, all'oligarchia del grande capitale, dall'immoralita in ogni campo sociale, all'annichilimento del valore del singolo ridotto a consumatore-produttore (come dire, un maiale ingrassato quanto basta per poi far guadagnare il padrone), dalla devastazione ambientale senza precedenti allo sfruttamento barbaro del "terzo mondo" ad opera del "primo". La realta e che il Capitalismo e un sistema senza futuro - esso, nel suo quasi ridicolo attivismo e nella sua terrificante avidita, si concentra unicamente sul presente: un presente fatto di ruberie, sfruttamento, ingiustizie e devastazioni, al solo scopo di arricchirsi, sempre di piu. Il Mondo non puo sopportare questa pazzia ancora a lungo. O il Capitalismo sara fermato, o esso si fermera da solo, ma in modo terribilmente traumatico per l'intera umanita. Insomma: o rivoluzione, o catastrofe. Molti personaggi, anche illustri, hanno piu volte descritto il mondo capitalista come un treno senza guida lanciato a folle velocita verso il baratro. Sta a noi - ai popoli - frenare, oppure precipitarvi dentro.
Il Socialismo e l'alternativa. Esso non e mai stato "sconfitto dalla storia", ma dalla folle avidita di un manipolo di malfattori: quegli alcuni di cui - secondo Gandhi - la Terra pur bastando ai bisogni di tutti, non soddisfa la rapacita. Va posto un freno all'arricchimento individuale e alla concorrenza selvaggia: la "comunita" perde ogni senso se ognuno lavora per se e contro gli altri! Mentre pochissimi ridimensionerebbero cosi le loro ricchezze folli, moltissimi smetterebbero d'essere poveri e potrebbero finalmente condurre un'esistenza dignitosa. La comunione dei mezzi di produzione e la concertazione della produzione stessa tra le varie istanze sociali, offrirebbero profitti piu ampiamente distribuiti nella societa, arricchirebbero la comunita e, soprattutto, libererebbero da quella funesta e tirannica oligarchia plutocratica che, oggi, governa criminosamente il mondo intero, alla faccia dei popoli sovrani! Abbiamo cosi descritto, per sommi capi, una nostra visione dell'Eurasiatismo. Sottolineiamo quel nostra, poiche essa non rispecchia la versione ufficiale: se non altro, perche non esiste una "versione ufficiale" dell'Eurasiatismo! Esso, benche qui sia stato appellato quale "ideologia", non ha mai avuto una sua completa formulazione dottrinale, non contempla ortodossie ed eresie. Varia di epoca in epoca, di popolo in popolo. Aleksandr Dugin, il piu noto eurasiatista contemporaneo, si e occupato a fondo delle varie fasi dell'Eurasiatismo. Precursore di quest'idea e da lui considerato Konstantin Leontiev, antioccidentalista del XIX secolo che pose l'accento sul carattere bizantino della nazione russa. D'altro canto, a slavofili come Leontiev e Dostoievskij, fanno da contrappeso altri pensatori che descrivono la Russia quale ponte tra le due culture europea e mongolo-turanica - per l'appunto, un ponte tra l'Europa e l'Asia, una Eurasia. Questi ultimi esaltano in particolare la figura, quasi leggendaria, del Barone Ungern von Sternberg, che durante la rivoluzione bolscevica raccolse ad Est un esercito che oggi diremmo "multietnico", di russi, cinesi e mongoli, prefiggendosi d'approntare una crociata contro tutto il mondo scaturito dalla rivoluzione borghese. Ma pur facendo riferimento alla figura di un contro-rivoluzionario (che pero mai volle mischiarsi con i bianchi), gli Eurasiatisti russi rivalutano parzialmente l'esperienza dell'Unione Sovietica, inserendola nel contesto della continuita storica russa. Il blocco comunista ha rappresentato a lungo, nei decenni scorsi, l'impero tellurocratico difensore del Continente contro l'aggressione americana. L'Eurasiatismo propriamente detto, dunque, e nato in Russia, e non e un caso che cola si sia maggiormente sviluppato: larga parte della popolazione condivide i suoi propositi (tracce della dottrina eurasiatista sono chiaramente rintracciabili in tutti i partiti non occidentalisti, dal gruppo Rodina sino ai Comunisti di Zjuganov), e Dugin ha conquistato una grande influenza, addirittura quale consulente del Presidente Putin.
Pur richiamandosi alle medesime istanze d'unita e difesa continentale, di salvaguardia delle culture e delle terre contro la barbarie capitalista, l'Eurasiatismo europeo costituisce un fenomeno a se, a dimostrazione della duttilita che costituisce il piu duro nerbo di tale dottrina. Naturalmente in Europa e assente ogni riferimento al bizantinismo o al ruolo di ponte eurasiatico della Russia. Il proposito fondamentale e la riunificazione dei popoli fratelli d'Europa, fino alla Russia, e la liberazione del Continente da ogni presenza esterna, vale a dire britannica ed americana. Le guide, potremmo dire, "spirituali" sono, qui come in Russia, principalmente Evola e Guenon, mentre il modello geopolitico l'ha fornito il tedesco Karl Haushofer, che lo scorso secolo si prodigo invano per la realizzazione d'un blocco continentale, guidato da Germania, Italia, Unione Sovietica e Giappone, contro le mire imperialistiche dei mercanti anglosassoni. Pur avendo spazi piu limitati - com'e ovvio, essendo l'Europa in gran parte occupata dagli eserciti statunitensi - anche da noi l'Eurasiatismo si sta progressivamente sviluppando, e guadagna sempre maggiori consensi. L'Eurasiatismo e pero una dottrina che si presta ad essere applicata al di fuori dell'Europa e della Russia. Nel mondo islamico, per esempio, potrebbe sposarsi con l'idea panaraba della repubblica socialista islamica, e con la causa della liberazione dei popoli di Palestina e Iraq dall'aggressione imperialista di Israeliani e Americani. In Giappone potrebbe essere alla base d'un risorgere pieno delle istituzioni tradizionali - spirito revanchista che gia s'osserva in nuce. E allo stesso modo, in India per la purificazione di quella civilta dagli elementi colonialisti inglesi, in Cina per la piena restaurazione dello splendore che fu, e per l'integrazione, nel posto di preminenza che merita, del colosso asiatico in un contesto continentale. Eppure l'Eurasiatismo non si ferma neppure ai confini naturali dettati dal suo nome stesso. Va da se che la lotta di liberazione continentale e la crociata anticapitalista, per quanto detto sopra, s'accompagnano alla solidarieta con le consimili cause dei popoli africani e sudamericani, coloro che maggiormente soffrono l'oppressione imperialista. L'Eurasiatismo e la lotta del Continente per se e per il mondo, contro l'imperialismo capitalista che ha trovato il suo braccio armato nell'Atlantismo anglo-americano: potremmo considerare questa una sintetica ma esauriente definizione di questa dottrina, che sottintende tutte le conseguenze che qui, per sommi capi, abbiamo indegnamente tentato di descrivere. Daniele Scalea
UN'IDEOLOGIA PER IL NUOVO SECOLO: L'EURASIATISMO
GEOPOLITICA ED EMANCIPAZIONE
LEVIATHAN CONTRO BEHEMOTH
IL SECOLO DEGLI IMPERI
IMPERIALISMO CAPITALISTA ED IMPERO TRADIZIONALE
EURASIA FARO DELLE CIVILTA'
RIVOLUZIONE ANTIBORGHESE
OGNUNO SECONDO I SUOI MEZZI, A OGNUNO SECONDO I SUOI BISOGNI
MILLE VOLTI DELL'EURASIATISMO
(3 agosto 2004)