Cosa farà la Russia?
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Cosa farà la Russia? Intervista a Alexander Dugin
Pubblichiamo la traduzione dell’intervista svolta da Manuel Ochsenreiter, Redattore Capo di ZUERST!, ad Alexander Dugin sulla politica internazionale russa nel XXI secolo. Traduzione di Valerio Di Tore.
Manuel Ochsenreiter Prof. Dugin, il mondo ha a che fare oggi con la più grande crisi internazionale sin dal crollo del Blocco Orientale nel 1989/1990. Washington e Mosca si sono trovate in un confronto indiretto sul campo di battaglia Siriano. È una nuova situazione?
Alexander Dugin Dobbiamo vedere la lotta per il potere geopolitico come il vecchio conflitto fra potere di terra rappresentato dalla Russia e potere marino rappresentato dagli Stati Uniti e dai suoi partners NATO. Questo fenomeno non è nuovo; è la continuazione della vecchia lotta geopolitica e geostrategica. Gli anni 90 furono il tempo della grande sconfitta del potere terrestre rappresentato dall’URSS. Michail Gorbachev rifiutò la continuazione di questa lotta. Questo fu un tipo di tradimento e rassegnazione di fronte al mondo unipolare. Ma con il Presidente Vladimir Putin nei primi anni 2000 tornò una riattivazione dell’identità geopolitica della Russia come potenza terrestre. Questo fu l’inizio di un nuovo tipo di competizione fra potere marino e potere terrestre.
MO Come è iniziata la riattivazione?
AD È iniziata con la seconda guerra in Cecenia (1999-2009). La Russia era sotto la pressione di attacchi da parte dei terroristi Ceceni e del possibile separatismo nel Caucaso settentrionale. Putin dovette capire che tutto l’occidente, gli Stati Uniti e l’Unione Europea appoggiarono i separatisti Ceceni e i terroristi islamisti che combattevano contro l’esercito Russo. Questo si sta ripetendo oggi in Siria e si è ripetuto ieri in Libia. L’Occidente ha dato alle guerriglie Cecene supporto, e questo fu il momento della rivelazione del nuovo conflitto tra potere terrestre e potere marino. Con Putin, il potere terrestre si è riaffermato. Il secondo momento della rivelazione fu l’Agosto 2008, quando il regime filo-occidentale di Sakashwili attackò Zchinwali nell’Ossezia del Sud. La guerra tra la Russia e la Georgia fu il secondo momento di rivelazione.
MO La crisi Siriana è ora il terzo momento di rivelazione?
AD Esattamente. Forse è persino l’ultimo, perchè ora tutto è in gioco. Se Washington non interviene e accetta la posizione della Russia e della Cina, questo sarebbe la fine degli Stati Uniti come candidato all’essere l’unica super potenza. Questa è la ragione per cui penso che Obama sia andato così lontano in Siria. Ma se la Russia si fa da parte e accetta l’intervento americano e se Mosca eventualmente tradisce Bashar al-Assad, questo vorrebbe dire immediatamente un duro colpo per l’identità politica Russa. Questo significherebbe la grande sconfitta del potere terrestre. Dopo questo seguirebbe l’attacco all’Iran e anche al Caucaso settentrionale. Tra le potenze separatiste nel Caucaso settentrionale ci sono molti individui appoggiati dalle potenze anglo-americane, israeliane e saudite. Se la Siria cade, faranno immediatamente iniziare la guerra in Russia, il nostro paese. Il che significa: Putin non può farsi da parte, non può lasciare da solo Assad, perchè questo equivarrebbe al suicidio geopolitico della Russia. Forse siamo proprio ora nella più grande crisi della storia geopolitica moderna.
MO Così ora le potenze mondiali dominanti, la Russia e gli Stati Uniti, sono in una lotta per la loro esistenza futura.
AD Infatti. Al momento non c’è altra possibile soluzione. Non possiamo trovare alcun compromesso. In questa situazione non c’è nessuna soluzione che soddisferebbe entrambi gli schieramenti. Lo sappiamo da altri conflitti come quello armeno-azero e quello israelo-palestinese. È impossibile trovare una soluzione per entrambi gli schieramenti. Assistiamo ora alla stessa cosa in Siria, ma su scala più ampia. Questo è l’unico modo per fare una verifica della realtà.