CINQUE FRONTI CONTRO IL GLOBALISMO UNIPOLARE

Alla vigilia del 2024, vale la pena dare uno sguardo al quadro generale del mondo e alle principali tendenze geopolitiche. In generale, ci troviamo in un momento di transizione dall'unipolarismo al multipolarismo. Quest'anno, il multipolarismo si è ulteriormente strutturato nei BRICS-10 (l'Argentina, appena entrata in questa organizzazione, è stata frettolosamente espulsa da un altro clown globalista, Javier Milay).

La recente visita trionfale di Vladimir Putin negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita, seguita da lunghi colloqui con il presidente iraniano Raisi, dimostrano quanto la Russia faccia sul serio con il multipolarismo. Soprattutto in vista del 2024, quando la Russia assumerà la presidenza BRICS per un anno.

Verso la fine dell'anno - questa volta in America Latina - è emersa una nuova sindrome di multipolarità. Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha annunciato la rivendicazione da parte del suo Paese del territorio della Guyana britannica. Maxim Medovarov nel suo canale Telegram "Zapiski Traditionalist" fa giustamente notare che la stessa Guyayna fu un prodotto del genio malvagio dell'atlantismo di Lord Palmerston, che pianificò ed eseguì "lo smembramento della Grande Colombia in pezzi con la morte di Bolivar, compresa la spoliazione dell'Essequibo da essa alla Guyana Britannica (Guyana)". Guyana britannica-Essekibo (insieme alle Malvine) un altro fronte del multipolarismo contro l'unipolarismo.

In totale abbiamo già a che fare con cinque fronti potenziali o reali:

  • — La Russia è in guerra con l'Occidente collettivo e il globalismo americano (anglosassone) in Ucraina. Si tratta essenzialmente di una guerra civile tra russi - russi imperiali contro russi atlantisti che hanno tradito la loro identità russa. I "russi atlantisti" sono usati dalle forze unipolari dell'Occidente.
  • — Il mondo islamico si sta consolidando (con grave ritardo) contro Israele, che sta compiendo un genocidio sistematico della popolazione araba. Allo stesso tempo, l'Occidente unipolare è di nuovo dalla parte di Israele (come suo proxy in Medio Oriente).
  • — Il blocco dei Paesi anticoloniali dell'Africa occidentale (Mali, Burkina Faso, Niger, RCA, Gabon) è unito contro i regimi filo-coloniali (atlantisti) e contro la Francia globalista di Macron. Anche in questo caso, il conflitto aperto potrebbe scoppiare in qualsiasi momento.
  • — Il potenziale fronte di Taiwan contro la Cina continentale è ciò che forse sta più a cuore agli Stati Uniti. (E qui, un conflitto diretto è in attesa di verificarsi).
  • — La dichiarazione di diritti del Venezuela sull'Essequibo è un'entità coloniale atlantista artificiale. La questione delle Malvine, che potrebbe acuirsi dopo la rimozione di un degenerato che ha sfondato al potere (questo è ciò che accade quando il peronismo rivoluzionario si incrocia con il liberalismo, come ha fatto il perdente Sergio Massa).

L'India (Bharat) occupa un posto speciale nell'eptarchia multipolare. È uno Stato-civiltà indipendente, strategicamente più vicino agli Stati Uniti (a causa del conflitto con Cina e Pakistan e, più in generale, del fattore islamico). Allo stesso tempo, l'India è amica della Russia, dell'Africa e dell'America Latina. Non ci sono aree di conflitto diretto con i globalisti (a parte il ricordo della mostruosa epoca della colonizzazione britannica). In precedenza, l'Occidente sosteneva l'Islam radicale e il Pakistan. Questo è in parte sopravvissuto, ma non così vivido - i globalisti hanno bisogno dell'India per affrontare la Cina.

È importante che gli atlantisti e i sostenitori di un mondo unipolare ad ogni costo se ne rendano conto. Così Liz Truss, già nell'aprile 2022, quando era ministro degli Esteri britannico, ha parlato di "ritorno della geopolitica". Recentemente, l'ex Primo Ministro inglese per un periodo di tempo record, Truss, nel suo tour statunitense volto a cercare di influenzare i repubblicani in chiave atlantista a stanziare fondi per continuare la guerra di Kiev contro la Russia, ha dichiarato che "Ucraina, Israele e Taiwan non sono guerre diverse, sono la stessa guerra".

Questa è la corretta visione geopolitica delle cose. Anche le tensioni in Africa occidentale e l'Essekibo sono fronti della "stessa guerra".

L'intera eptarchia (Occidente, Russia, Cina, India, mondo islamico, Africa, America Latina) è divisa lungo una linea principale - Occidente contro Sei. Gli stessi globalisti se ne rendono conto in modo chiaro e netto. Ai loro occhi esiste un solo polo, cioè l'Occidente stesso. Gli altri dovrebbero essere suoi vassalli (non poli sovrani) e inimicarsi tra loro, non con esso.

È importante che la struttura del confronto globale di sei contro uno sia chiaramente compresa anche in Russia. Nel suo articolo "2024 - l'anno del risveglio geopolitico" sulla rivista "Razvedchik" il capo dell'SVR russo Sergey Naryshkin afferma che:

"Il prossimo anno sulla scena mondiale sarà caratterizzato da un'ulteriore intensificazione del confronto tra i due principi geopolitici sopra delineati: quello anglosassone, o insulare, del "divide et impera", e quello continentale, direttamente antagonista, dell'"unisci e guida"". Le manifestazioni di questo feroce confronto nel prossimo anno si potranno osservare in tutte, anche nelle regioni più remote del mondo: dal più importante per noi spazio post-sovietico al Sud America e all'Oceano Pacifico.

Dovremo quindi "unire e guidare" (anche unire e guidare i territori eurasiatici - in primis l'Ucraina, caduta nel tradimento). E il nemico cercherà ancora di "dividere e governare", cercando di seminare inimicizia tra i poli dell'eptarchia - i sei "mondi" pop-up - russo, cinese, islamico, indiano, africano e latinoamericano. I nemici vogliono che ci sia un solo mondo: il loro. L'esistenza di altri mondi, diversi da quello occidentale, viene rifiutata e demonizzata. Soprattutto il mondo russo. Dobbiamo renderci conto e capire che i cinque fronti della lotta contro l'ordine mondiale unipolare e l'egemonia occidentale sono tutti fronti della nostra guerra.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini