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Il futuro dello stato ucraino

Il futuro dello stato ucraino

16.02.2022 - In mezzo alla tempestosa propaganda che l’Occidente ha scatenato sulla questione ucraina – dalla richiesta di rimpatrio dei cittadini statunitensi ed europei in Ucraina alla fuga di notizie dei media che il governo di Kiev ha iniziato a spostare le infrastrutture governative e le istituzioni più importanti al confine occidentale del paese – è difficile pensare o parlare d’altro.

Aleksandr Dugin a NV News: “Credo che non passerà molto tempo prima della grande vittoria, o della grande sconfitta”

Aleksandr Dugin a NV News: “Credo che non passerà molto tempo prima della grande vittoria, o della grande sconfitta”

12.02.2022 - Il filosofo Alexander Dugin risponde alle domande di VN News. Non solo discutiamo gli eventi mondiali più importanti dell’inizio del 2022 e le prospettive per il mondo russo, ma scopriamo anche perché il Kazakistan non dovrebbe lasciare l’orbita eurasiatica e chi è il principale nemico della Russia.

L’ideologia russa nella nuova realtà

L’ideologia russa nella nuova realtà

28.01.2022 - Le tensioni tra la Russia e l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti, hanno raggiunto un livello tale che, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno un conflitto militare diretto, sono state tracciate linee rosse non solo nello spazio geografico, ma anche nella sfera della civiltà e dell’ideologia. Indipendentemente dalla questione se gli uni imporranno o meno sanzioni (e/o truppe) contro gli altri, è chiaro che una frattura fondamentale e irreversibile tra la Russia e l’Occidente è già un fatto compiuto.

Kazakistan sempre più lontano da Mosca e più vicino ai problemi

Kazakistan sempre più lontano da Mosca e più vicino ai problemi

10.01..2022 - Vi propongo il giudizio del filosofo Dugin sulla situazione attuale in Kazakistan. Come vedete, propongo spesso articoli scritti al di là della cortina di ferro di nuova costruzione. Si tratta per me solo di scegliere tra globalismo e del profitto finanziario incondizionato ed un modo di ragionare che rifiuta il globalismo, l’unipolarità e lo schiavismo delle corporazioni mondiali. Non è in gioco un sistema politico più o meno buono ma il futuro che ci aspetta a livello spirituale.

Aleksandr Dugin'den zehir zemberek yazı: Ukraynayı unutun!

Aleksandr Dugin'den zehir zemberek yazı: Ukraynayı unutun!

Rus milliyetçi entelektüellerin yeni internet sitesi zavtra.ru'daki son yazısında Aleksandr Dugin, Rusya'nın Ukrayna üzerindeki niyetlerini tüm çıplaklığıyla açıkladı. Dugin'i göre artık Ukrayna Doğu Slav Birliği'nden ayrılamayacak.... Batının B planı terörizm... Afganistan'dan ABD'nin ayrılması Taliban'ı güçlendirip bize güneyden saldırtmak için!..

Soçi görüşmesinin perde arkasını anlattı

Soçi’de yapılan son görüşmeye dair arka plan bilgilerine vakıf olduğunu aktaran Dugin “O gün Erdoğan ve Putin dünya dengeleri açısından hangi tarafta yer alacaklarını konuştu ve aldıkları kararı paylaştı. Kürt haritasından Kırım’a, Afganistan’dan Libya’ya, Kafkaslardan Suriye’ye tüm alanlara ilişkin hayati konularda kendi kırmızı çizgilerini çizdi. Başta İdlib olmak üzere birçok konuda uzlaştıklarını söyleyebilirim. Ancak bu tarihî buluşmada konuşulanların önemli bir kısmı sır olarak kalacak. Biz sadece sahada yansımalarını göreceğiz’’ dedi.
Putin’in dış politikasını belirleyen isimlerden Aleksandr Dugin, ABD’nin Suriye’den çekileceğini ve bunun kademeli olarak gerçekleşeceğini anlattı. Amerika’nın çekilmesi ile tüm meselelerin hallolmayacağı görüşünü dile getiren Dugin “ABD çekilse bile kriz üretmeye devam edecek. Bu noktada tek belirleyici unsur Rusya, Türkiye ve İran’ın tutumu olacak” diye konuştu.

Eventi in Palestina: la fine è più vicina che mai

Gli eventi in Palestina sono al centro dell'attenzione dei media mondiali. L'escalation del conflitto tra israeliani e palestinesi ha raggiunto un calore senza precedenti negli ultimi giorni.
È importante sottolineare che non solo gli israeliani stanno massacrando i palestinesi, ma anche i razzi lanciati da Hamas stanno raggiungendo i loro obiettivi. Anche gli israeliani stanno perdendo la vita.
Il riaccendersi del conflitto arabo-israeliano fa risorgere ancora una volta tutta una serie di inquietanti trame apocalittiche. Tutte tre le religioni monoteiste mondiali - ebraismo, cristianesimo e islam - sono d'accordo che la fine del mondo inizierà con una grande guerra in Terra Santa. Quindi la fine è più vicina che mai.

LA PANDEMIA E LA POLITICA DELLA SOPRAVVIVENZA: GLI ORIZZONTI DI UNA NUOVA FORMA DI DITTATURA

Ciò che sta accadendo attualmente è il collasso generale dell’ordine mondiale. Non è minimamente rilevante se la natura del coronavirus sia o meno artificiale, e non è nemmeno di primaria importanza se, qualora fosse artificiale, esso sia stato deliberatamente rilasciato dal «governo mondiale» o meno. L’epidemia è scoppiata, e questo è un dato di fatto. Ora la questione principale è tracciare il modo in cui il «governo mondiale» ha saputo reagire ad essa.

Per chiarire, il «governo mondiale» è l’insieme delle élite politiche ed economiche globali e degli intellettuali e dei media (mediacrati) che sono al loro servizio. Un tale «governo mondiale» esiste di certo, giacché su scala globale esistono norme di base, rigorosamente definite, che determinano i parametri di fondo della politica, dell’economia e dell’ideologia.
 

L’ORDINE POST-GLOBALE È QUALCOSA DI INEVITABILE Schede primarie

Prima riconosciamo questa particolare svolta, più saremo preparati ad affrontare le nuove sfide. La situazione è paragonabile a quella degli ultimi giorni dell’URSS: la stragrande maggioranza della classe dirigente sovietica si rifiutava persino di prendere in considerazione la possibilità di passare a un nuovo modello di Stato, di governance e di ideologia, e solo una piccolissima minoranza si rendeva conto della vera natura della crisi ed era pronta ad adottare un modello alternativo.

IL CORONAVIRUS E L’ORIZZONTE DI UN MONDO MULTIPOLARE: LE POSSIBILITÀ GEOPOLITICHE DELL’EPIDEMIA

Lo scoppio dell’epidemia da coronavirus rappresenta un momento decisivo nella distruzione del mondo unipolare e nel collasso della globalizzazione. La crisi dell’unipolarismo e lo sfaldamento della globalizzazione sono stati evidenti fin dall’inizio degli anni 2000 – la catastrofe dell’11 settembre, la forte crescita dell’economia cinese, il ritorno alla politica globale della Russia di Putin come entità sempre più sovrana, la forte mobilitazione del fattore islamico, la crescente crisi migratoria e l’ascesa del populismo in Europa e persino negli Stati Uniti, che ha portato all’elezione di Trump e a molti altri fenomeni paralleli, hanno reso evidente che il mondo formatosi negli anni Novanta intorno al predominio dell’Occidente, degli Stati Uniti e del capitalismo globale è entrato in una fase di crisi. L’ordine mondiale multipolare comincia a formarsi con nuovi attori centrali, le civiltà, come anticipato da Samuel Huntington [Cfr. Aleksandr Dugin, Teoria del mondo multipolare, AGA Editrice, 2019, NdT]. Ma a fronte dei segnali di una emergente multipolarità, una cosa è una tendenza, un’altra è la realtà oggettiva. È come il ghiaccio incrinato in primavera – è chiaro che non durerà a lungo, ma allo stesso tempo, è innegabile che ci si può anche muovere su di esso, anche se correndo qualche rischio. Nessuno può essere certo di quando il ghiaccio incrinato cederà effettivamente.

GLI DEI PESTILENZIALI: LA GEOPOLITICA DELLE EPIDEMIE E LE BOLLE DEL NULLA

L’epidemia di coronavirus rappresenta la fine della globalizzazione. La società aperta è matura per l’infezione. Chi vuole abbattere le frontiere prepara il terreno all’annientamento totale dell’umanità. Si può sorridere, naturalmente, ma le persone in tute bianche HazMat si incaricheranno di porre presto un termine alle risate inappropriate. Solo la chiusura può salvarci. Chiusura in tutti i sensi – confini chiusi, economie chiuse, fornitura chiusa di beni e prodotti, quello che Fichte ha definito uno «stato commerciale chiuso». Soros dovrebbe essere linciato, mentre in onore di Fichte andrebbe costruito un monumento. Questa è la prima lezione.

DISCORSO PER IL 40° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE IRANIANA (2020, KARAJ/ALBORZ)

Il sangue di un eroe risveglia cento nuovi eroi che si levano per prenderne il posto. Questa è la legge di Dio, non della materia. Per questo consideriamo il generale Soleimani come un eroe e veneriamo le sue azioni e la sua memoria.
Tutto il mondo ha notato la bandiera rossa che è stata alzata sulla Moschea di Jamkaran - il monumento unico eretto non per la gloria del passato ma per la gloria del futuro - in onore dell'Imam che verrà, l'Imam Mahdi.

QASEM SOLEIMANI MARTIRE DEL MONDO MULTIPOLARE E LA NUOVA GEOGRAFIA DELLA GRANDE GUERRA DEI CONTINENTI

L’assassinio del generale Qasem Soleimani, comandante delle forze speciali di Al-Quds del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche, avvenuto il 3 gennaio 2020 per mezzo di missili americani, rappresenta un momento decisivo che segna una situazione completamente nuova nell’allineamento delle forze in Medio Oriente.

Nella misura in cui il Medio Oriente è lo specchio dei mutamenti globali nel panorama geopolitico mondiale, questo evento assume una dimensione ancora più ampia che interessa l’ordine mondiale nel suo complesso. Non è un caso che molti osservatori abbiano interpretato la morte del generale Soleimani, eroe della lotta contro l’ISIL in Siria e in Iraq, come l’inizio di una terza guerra mondiale o quantomeno di una guerra degli Stati Uniti contro l’Iran. L’attacco missilistico iraniano a due basi militari americane in Iraq l’8 gennaio 2020 sembra confermare questa analisi: la morte di Soleimani è il punto di inizio della «battaglia finale». È esattamente in questo modo che tale evento è stato percepito nel mondo sciita, dove le aspettative sulla fine del mondo e sulla venuta del Mahdi, il Salvatore promesso alla fine dei tempi, sono così forti da influenzare non solo la loro visione religiosa del mondo, ma anche l’analisi degli eventi politici e internazionali di tutti i giorni. Gli sciiti vedono la fine del mondo come una «battaglia finale» tra i sostenitori del Mahdi e i suoi avversari, le forze di Dajjal. I sostenitori del Mahdi si ritiene siano i musulmani (sia sciiti che sunniti, ma con l’eccezione di correnti come i wahhabiti e i salafiti, riconosciuti come estremisti, «eretici» e «takfiri»), mentre Dajjal, l’anticristo islamico, è costantemente associato all’Occidente, in primo luogo agli Stati Uniti d’America. La maggior parte delle profezie sostiene che la battaglia finale avrà luogo in Medio Oriente e che il Mahdi stesso apparirà a Damasco. La figura del Mahdi può essere individuata anche tra i sunniti, ma se gli sciiti ritengono che tale figura coincida con l’apparizione dell’«imam nascosto» che rimane vivo ma «occultato» a tutt’oggi, i sunniti interpretano il Mahdi come il leader del mondo islamico che apparirà alla fine dei tempi per intraprendere una battaglia decisiva contro Dajjal, in cui la maggioranza dei sunniti vede la civiltà materialista e atea dell’Occidente moderno e, di conseguenza, l’egemonia americana come l’avanguardia più aggressiva dell’Occidente.

La prospettiva di Dugin

Il problema della decadenza dell’Occidente e delle conseguenze a livello planetario di questa sua condizione non sono affrontabili facilmente. Gli aspetti economici si mescolano a quelli sociali, in un meccanismo che li rende reciprocamente causa ed effetto, portandoli quindi a condizionarsi vicendevolmente. Tale meccanismo sancisce perciò l’inutilità di qualsiasi tentativo di analisi basato sulla divisione netta tra i due mondi.

La fine del comunismo capitata oramai trenta anni fa e simboleggiata dalla caduta del muro di Berlino (muro di separazione voluto sì dai sovietici ma anche dalle potenze occidentali che ne hanno da poco celebrato ipocritamente la scomparsa) ha rivitalizzato il capitalismo dando l’abbrivio alla sua forma attuale di neo-liberismo. 

Il Russiagate visto da Mosca

Siamo di fronte a un attacco pretestuoso a Salvini, a una fake news. I liberali utilizzano sempre questi sistemi per screditare i propri nemici. Salvini non ha ricevuto niente dal Cremlino, anche perché le sue relazioni con la Russia erano trasparenti. Salvini ha sempre detto che Putin è un suo punto di riferimento, ne apprezza infatti la difesa dei valori tradizionali e conservatori. Salvini ha sposato liberamente queste convinzioni sulla base di una condivisione morale e politica, non per interesse materiale ed economico.

Putin, è vero, ha condizionato la politica americana, ma non nell’accezione che intendono i liberali. Putin ha influenzato gli americani perché li ha indotti con il suo esempio a votare per un personaggio, Trump, che come lui che ha dichiarato guerra alle élite. Trump ha usato Putin come modello per vincere le lezioni. In questo senso è stata certa e positiva l’influenza di Putin sulle elezioni americani.

ANTICOMUNISMO E ANTIFASCISMO: ARMI DEL CAPITALISMO

Il comunismo ha rappresentato l’impianto ideologico di base per un attore geopolitico molto importante: l’URSS, a cui si deve aggiungere la Cina comunista e altri paesi socialisti. Il comunismo si contrapponeva al capitalismo, e questa contrapposizione si dispiegava sul piano della mera potenza, su quello diplomatico e territoriale. Ma nel 1991, tutto crollò. Ciò portò ad un cambiamento fondamentale nello status stesso della sinistra; se prima del 1991 un comunista poteva contare sul potenziale geopolitico dell’URSS, dopo il 1991 il comunismo si è trasformato in una sorta di tendenza, in un movimento sociale che aveva perso la sua componente di potenza. Divenne un fenomeno inconsistente e meno intelligibile. Storicamente, la fine dell’URSS ha rappresentato la fine della battaglia ideologica bipolare.

PUTIN O SUPER-PUTIN

Senza Putin, le élite e il potere in generale perderanno ogni tipo di legittimazione, come sotto Eltsin. Tuttavia, in tutti questi anni non sono state create strutture che riflettessero la posizione del popolo. Ciò in gran parte è dovuto alle peculiarità della società russa, ma in parte è dovuto anche alla strategia delle autorità (e, in particolare, dello stesso Surkov), le quali hanno sottoposto a repressione qualsiasi iniziativa popolare indipendente o l’hanno sostituita con dei simulacri privi di senso. Alcuni simulacri del “popolo” dell’élite sono stati approntati per il dopo-Putin, ma è improbabile che funzionino, dal momento che la questione principale sul destino della Russia dopo Putin si collocherà su un piano storico piuttosto che politico-tecnologico. Il popolo che richiede patriottismo e giustizia sociale si troverà in diretta opposizione all’élite che, seguendo Surkov, cercherà di costruire un “putinismo senza Putin”, che tuttavia in mancanza di Putin non potrà in alcun modo concretizzarsi. È assolutamente impossibile prevedere come andrà a finire tutto questo, ma certamente non quello che scriverà Surkov in merito. Naturalmente, egli per molti versi farà appello ai liberali dormienti e che vedono la fine di Putin precisamente come un ritorno agli anni ’90. Ma essi semplicemente non crederanno a Surkov, e forse è giusto così. Infatti, dal punto di vista delle élite russe, che si considerano parte dell’élite globale, è nel proprio interesse contenere il patriottismo, legarsi all’Occidente, cedere sovranità e sputare sulla legittimazione popolare (come pure sul popolo stesso). Affinché le élite credano nella serietà dell’imperativo patriottico, sono necessarie repressioni dimostrative molto più vaste e sistemiche (e non selettive) di quelle di Putin. Ma Surkov non dice nulla al riguardo. Al fine di preservare l’equilibrio in seno alla società nella prossima fase post-putiniana, è necessario lanciare un attacco contro le élite, imporne l’avvicendamento qualitativo, la loro pulizia, solo questo può mantenere un certo equilibrio. Lo stesso equilibrio esistente oggi in nessun caso si rafforzerà dopo Putin, anzi potrà solo indebolirsi. Di conseguenza, un conflitto risulta inevitabile.

RUSSIA VS UCRAINA: LA GUERRA È SEMPRE POSSIBILE, QUINDI NON DITE MAI "MAI"

 L'osservazione della storia umana ci insegna: la guerra è SEMPRE possibile. Quindi mai dire mai. Dobbiamo accettarlo come dato di fatto. Quando prendiamo sul serio la possibilità della guerra, cerchiamo con tutte le forze di evitarla. Ma il prezzo della pace non dovrebbe mai essere il tradimento. Questa è l'alleanza del re Lazar. Putin ha appena ricordato all'Occidente che i russi combatteranno a morte se l'Occidente tentasse di sfidarci. È sempre stato così nella nostra storia. E sarà ripetuto se necessario. È meglio prendere sul serio le parole di Putin. È lo stile di vita e di morte russo: non provocarci, o te ne pentirai. E Putin ha annunciato esattamente quello che pensiamo tutti noi russi.

L’anatomia del populismo e la sfida della Matrix

Macron appartiene esattamente allo stesso tipo di “nuova élite”. È curioso che alla vigilia delle elezioni francesi, il quotidiano Libération sia uscito con il titolo “Faites ce que vous voulez, mais votez Macron” (Fate ciò che volete, ma votate per Macron). Un’evidente parafrasi di Aleister Crowley, che nel XX secolo si proclamò l’Anticristo e la Bestia 666: “Do what thou wilt shall be the whole of the Law” (Fai ciò che vuoi sarà tutta la Legge). In altre parole, le folle sottomesse dovrebbero votare per Macron non per un particolare motivo, non per le sue idee e virtù, ma semplicemente perché questa è la legge imperativa dell'élite dominante. E l’élite mostra un disprezzo così evidente per le masse sottomesse che non si preoccupa nemmeno di sedurle con promesse irrealizzabili: “votate Macron, questo è un ordine e non c’è niente da discutere”. Votate e poi sarete liberi. Deplorables. E questo è tutto.

In Italia, dove la maggioranza netta della popolazione ha votato per la destra populista della “Lega” o per la sinistra populista dei “Cinque stelle”, insieme questi partiti sono riusciti a creare il primo governo populista nella storia europea.

EVOLA, IL POPULISMO E LA QUARTA TEORIA POLITICA

L’essenza della verità è di tipo sacro. Oggi domina il nulla, ma non è possibile che il nulla esista. Il nulla è solo una forma esteriore, al cui interno arde il sacro. È proprio quando è saltata la trasmissione regolare delle forme del sacro che appare quello che io chiamo Soggetto radicale. E qui torniamo all’Uomo differenziato, che oggi è forse addirittura più importante della Tradizione stessa. Forse la Tradizione è scomparsa proprio per cedere il passo al Soggetto radicale. Da questo punto di vista, paradossalmente il tradizionalismo oggi è più importante della stessa Tradizione. Tutte queste idee, dedotte da Cavalcare la tigre, non implicano ovviamente la restaurazione di ciò che fu, ma la scoperta di aspetti che nel passato nemmeno esistevano.

IL MOMENTO DECISIVO

La guerra fredda è stata lo scontro tra due campi ideologici. Ora non c'è più una chiara distinzione nel campo dell'ideologia, ma piuttosto tra due versioni della stessa democrazia liberale: avanzata nel caso degli Stati Uniti e dell'Ue e in via di sviluppo nel caso della Russia. Di conseguenza si potrebbe presumere che la tensione debba ridursi notevolmente. Ma non è ciò che accade. Quindi  dobbiamo cercare la ragione delle crescenti tensioni in altri campi oltre l'ideologia. La più probabile delle ragioni della "nuova guerra fredda" è questa volta geopolitica.

Ma è legittimo chiedersi se la guerra fredda ideologica tra capitalismo e socialismo non fosse in realtà il momento di un contesto storicamente molto più ampio, la Grande Guerra dei Continenti.

Questa Grande Guerra dei Continenti è la base della comprensione geopolitica della storia: potenza del Mare contro potenza della Terra, Eurasia contro Atlantica. Se concordiamo sul questo, tutto diventa logico e chiaro. C'è la battaglia eterna tra due tipi di civiltà: la civiltà dinamica del Mare (progressista, mercantile) e la civiltà statica della Terra (conservatrice, eroica): Cartagine contro Roma, Atene contro Sparta.

 

Cari europei, liberatevi degli Usa e la Russia vi abbraccerà

La strategia e la filosofia dell’Eurasia si fonda sulla multipolarità. L’Eurasia non è un sinonimo di Russia. Indica il concetto del “grande spazio”, come inteso da Carl Schmitt, di civilizzazione. La Russia è un Paese. L’Eurasia è l’insieme di elementi culturali che esistevano prima della Russia. Quando i russi pensano in termini di civilizzazione nella sua pluralità, con riferimento al tempo, allo spazio, all’uomo, possiamo valorizzare e riconoscere anche altre culture, nel rispetto e nella diversità. L’eurasiatismo è una filosofia contrapposta al globalismo, all’atlantismo, all’universalismo liberale occidentale della modernità e post-modernità.

Siria sotto attacco: prime analisi

I primi attacchi aerei missilistici di Stati Uniti, Regno Unito e Francia sono stati piuttosto improvvisati e di natura simbolica.

Le forze iraniane, russe e di Hezbollah non sono state attaccate. Assad non ha sofferto strategicamente. L'opposizione siriana, che si aspettava molto di più, non ha ottenuto alcun serio vantaggio. A Damasco si svolgono dimostrazioni di massa a sostegno di Assad.
I commentatori russi hanno sottolineato come la Francia stessa non abbia lanciato alcun missile - tutti quelli lanciati appartenevano alle forze militari britanniche e americane.

A giudicare dal fatto che tutti i missili sono stati lanciati su bersagli distanti dalla posizione dei soldati russi, sembra che la linea di Mattis abbia vinto negli Stati Uniti, contrariamente a quella di Bolton, che ha insistito per attaccare direttamente gli iraniani e i russi.
Anche Israele ha insistito su quest'ultimo approccio.

DONALD TRUMP: LA PALUDE E IL FUOCO

"La Palude" sta per diventare il nuovo nome della setta globalista: gli adepti della società aperta, i maniaci LGBT, l'esercito di Soros, i post-umanisti e così via. Bonificare la palude non è un imperativo categorico solo per l'America. Si tratta di una sfida globale per tutti noi. Oggi ogni popolo ha la sua "Palude" che lo opprime. Noi, tutti insieme, dobbiamo dare il via alla lotta contro la Palude russa, la Palude tedesca, la Palude italiana eccetera. E' arrivato il momento di liberare le nostre società dall'influenza della Palude. Piuttosto che combattere tra di noi, proviamo a bonificarla insieme. Scaricapalude di tutto il mondo, unitevi!

L'altra questione cruciale è che l'anti-americanismo è giunto al capolinea. Non che fosse una posizione sbagliata, anzi: però oggi sono gli stessi americani ad aver dato il via alla rivoluzione contro quegli aspetti dell'americanismo che tutti noi abbiamo detestato. Ora le classi dirigenti europee, come anche una parte delle élites russe (tutt'ora liberali), non possono essere imputate come prima di essere troppo filo-americane. A questo punto bisogna accusarli semplicemente di ciò che sono: una banda di corrotti, perversi, avidi bankster, distruttori di culture, traizioni ed identità. Soltanto così potremo prosciugare la palude europea. Basta con Hollande, Merkel e Bruxelles, l'Europa agli Europei! Soros e la sua setta dovrebbero essere pubblicamente condannati come criminali. 

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