IL KATECHON NEGATIVO TRA SACRO E POTERE: L’AGONIA DELL’IMPERO AMERICANO E IL NUOVO NOMOS DELLA TERRA
A un anno di distanza dal drammatico e controverso attentato alle torri gemelle consumatosi a New York Tll settembre 2001, Carlo Galli pronunciava una vera e propria omelia funebre sul pensiero di Carl Schmitt (1888-1985): ormai, affermava, «sono in generale tutte le tesi politologiche di Cari Schmitt a trovarsi spaesate [...] nel contesto postmoderno della globalizzazione», al punto che «certo si deve riconoscere che la guerra globale comincia dove la teoria politica schmittiana si esaurisce. Una posizione che l’illustre politologo, seguito da molti altri, avrebbe costantemente ribadito negli anni successivi, incentrata sulla presunta intrinseca inadeguatezza del pensiero del giurista tedesco rispetto al fenomeno della globalizzazione - inteso come radicalmente discontinuo rispetto alla modernità, della quale soltanto Schmitt fu l’interprete, e fenomeno perciò interamente inedito, rispetto al quale tutte le categorie schmittiane risulterebbero inapplicabili -, con ciò dimenticando che l’età moderna si caratterizzò storicamente, tra il resto, proprio per il fatto che essa si aprì con la prima globalizzazione (le scoperte geografiche e l’espansione europea nelle Americhe, in Africa, in India, Cina e Giappone) e si chiuse con una seconda ondata globalizzatrice, quella del colonialismo. Una medesima ansia liquidatoria, e seppur in prospettiva diversa, nei confronti di Schmitt e del sempre ricorrente - perché ineludibile - problema della teologia politica, è emersa negli ultimi anni come prosecuzione di posizioni critiche assai risalenti nel tempo anche in interpreti acuti come Massimo Cacciari e Roberto Esposito.