Il Logos indoeuropeo nel pensiero di Giorgio Gemisto Pletone
Il pensiero di Gemisto è puramente platonico e puramente metafisico. Il platonismo si fonda sul concetto stesso di eternità. Un’eternità che in quanto passato, presente e futuro si sviluppa non solo nel senso dell’avvenire. Il tempo nel platonismo è riflesso dell’eternità e come tale non è lineare ma verticale. L’anima umana pre-esistente, immortale e celeste, discende in vista dell’ascensione. La sua discesa nel mondo, e le sue possibili trasmigrazioni, si realizzano in previsione del ritorno all’unità originaria e universale. Il suo movimento si compie in due archi: uno discendente e l’altro ascendente. Non vi è morte ma solo ritorno alla sorgente di luce. Essere indoeuropei significa essere platonici nel senso di riconoscere come proprio un Logos filosofico fondato su gerarchia e verticalità e sulla constatazione intellettuale che le idee sono archetipi divini perenni dimoranti nello stesso intelletto divino. E solo attraverso una rigida disciplina si può venire in contatto con esse e apprenderne la Verità ultima.
Proprio sul ritorno ai fondamenti metafisici del Logos indoeuropeo si basava il progetto pletonico di realizzazione di una teocrazia platonico-spartana, costruita come riflesso della gerarchia celeste, per superare la crisi imperiale bizantina e restaurare su nuove basi l’Impero stesso. Tra i suoi innumerevoli detrattori non mancò chi lo paragonò all’imperatore Flavio Claudio Giuliano o chi lo accusò di voler distruggere il cristianesimo alla pari di quello che veniva ritenuto come un propugnatore di un’altra forma di neoplatonismo: il Profeta dell’Islam Maometto. Uno dei più accaniti fu quel Giorgio Scolario (1405-1473) che, paradossalmente, diverrà patriarca di Costantinopoli col nome di Gennadio II una volta che la capitale dell’Impero sarà conquistata dagli ottomani. Ed è proprio grazie al patriarca anti-unionista ed anti-occidentale che si devono la maggior parte delle informazioni riguardanti la gioventù di Giorgio Gemisto Pletone.
