PER UNA DECOSTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA

La democrazia oggi non può essere discussa obiettivamente. Essa non è un concetto neutrale: dietro la «democrazia», intesa come regime politico e corrispondente sistema di valori, si cela l’Occidente, l’Europa e gli Stati Uniti. Per costoro la «democrazia» rappresenta una forma di culto laico o uno strumento di dogmatica politica, per cui, per essere pienamente accettati nella società occidentale, è necessario essere da principio «per» la democrazia. Chi la mette in discussione cade fuori dal campo della correttezza politica. […]

È allora opportuno ricordare che la democrazia non è un concetto autoevidente. Essa può essere accettata o respinta, istituita o demolita. Sono esistite società splendide senza democrazia e società detestabili con la democrazia, ma anche l’esatto contrario. La democrazia è un progetto umano, una costruzione, un programma, non un destino. Può essere scartata o accolta. […] Elevarla al rango di dogma e negare le sue alternative chiude alla possibilità stessa del libero dibattito filosofico. […]
 

Coronavirus, il naufragio del modello liberale e “la quarta teoria politica”

A ben vedere, mai nessuno avrebbe pensato che si sarebbe arrivati all’emanazione di provvedimenti draconiani di tal fatta per limitare il pericolo di contagio, provvedimenti che mettono in seria discussione la garanzia dei diritti fondamentali. È interessante rilevare come i decreti posti in essere dal governo italiano per fronteggiare questa situazione appaiano più simili a quelli della autoritaria Cina che a quelli adottati dai liberali paesi anglosassoni, e come si guardi giuridicamente a un modello orientale piuttosto che a quello occidentale. Nel frattempo l’Unione europea, da sempre sostenitrice dell’austerità economica e di quello che Giulio Sapelli definisce “ordoliberismo”, pare disponibile a fornire aiuti e flessibilità per fronteggiare questa pandemia, nonostante le dichiarazioni della neopresidente della Bce Christine Lagarde.

L’ORDINE POST-GLOBALE È QUALCOSA DI INEVITABILE Schede primarie

Prima riconosciamo questa particolare svolta, più saremo preparati ad affrontare le nuove sfide. La situazione è paragonabile a quella degli ultimi giorni dell’URSS: la stragrande maggioranza della classe dirigente sovietica si rifiutava persino di prendere in considerazione la possibilità di passare a un nuovo modello di Stato, di governance e di ideologia, e solo una piccolissima minoranza si rendeva conto della vera natura della crisi ed era pronta ad adottare un modello alternativo.

Il necrologio per Eduard Limonov

Le sue opinioni politiche si aggiungevano a quel grande amore – l’amore verso se stesso –, che rendeva il mondo esterno e gli altri uomini disgustosi e meschini quanto lui stesso era bello, luminoso, indomito, libero e incomparabilmente migliore. Questa postura era del tutto esplicita – «Eccomi, sono Ed» –, provocatoria e anarchica, sfuggendo spesso agli osservatori esterni, confondendoli. Sarebbe di cattivo gusto prendere le sue strategie poetico-politiche con serietà. Il suo “fascismo” o “nazionalismo” erano solo una postura, un dandysmo iper-individualista volto a spaventare il pubblico. Prendere troppo sul serio Limonov significa mancare di senso estetico.

 

IL CORONAVIRUS E L’ORIZZONTE DI UN MONDO MULTIPOLARE: LE POSSIBILITÀ GEOPOLITICHE DELL’EPIDEMIA

Lo scoppio dell’epidemia da coronavirus rappresenta un momento decisivo nella distruzione del mondo unipolare e nel collasso della globalizzazione. La crisi dell’unipolarismo e lo sfaldamento della globalizzazione sono stati evidenti fin dall’inizio degli anni 2000 – la catastrofe dell’11 settembre, la forte crescita dell’economia cinese, il ritorno alla politica globale della Russia di Putin come entità sempre più sovrana, la forte mobilitazione del fattore islamico, la crescente crisi migratoria e l’ascesa del populismo in Europa e persino negli Stati Uniti, che ha portato all’elezione di Trump e a molti altri fenomeni paralleli, hanno reso evidente che il mondo formatosi negli anni Novanta intorno al predominio dell’Occidente, degli Stati Uniti e del capitalismo globale è entrato in una fase di crisi. L’ordine mondiale multipolare comincia a formarsi con nuovi attori centrali, le civiltà, come anticipato da Samuel Huntington [Cfr. Aleksandr Dugin, Teoria del mondo multipolare, AGA Editrice, 2019, NdT]. Ma a fronte dei segnali di una emergente multipolarità, una cosa è una tendenza, un’altra è la realtà oggettiva. È come il ghiaccio incrinato in primavera – è chiaro che non durerà a lungo, ma allo stesso tempo, è innegabile che ci si può anche muovere su di esso, anche se correndo qualche rischio. Nessuno può essere certo di quando il ghiaccio incrinato cederà effettivamente.

GLI DEI PESTILENZIALI: LA GEOPOLITICA DELLE EPIDEMIE E LE BOLLE DEL NULLA

L’epidemia di coronavirus rappresenta la fine della globalizzazione. La società aperta è matura per l’infezione. Chi vuole abbattere le frontiere prepara il terreno all’annientamento totale dell’umanità. Si può sorridere, naturalmente, ma le persone in tute bianche HazMat si incaricheranno di porre presto un termine alle risate inappropriate. Solo la chiusura può salvarci. Chiusura in tutti i sensi – confini chiusi, economie chiuse, fornitura chiusa di beni e prodotti, quello che Fichte ha definito uno «stato commerciale chiuso». Soros dovrebbe essere linciato, mentre in onore di Fichte andrebbe costruito un monumento. Questa è la prima lezione.

DISCORSO PER IL 40° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE IRANIANA (2020, KARAJ/ALBORZ)

Il sangue di un eroe risveglia cento nuovi eroi che si levano per prenderne il posto. Questa è la legge di Dio, non della materia. Per questo consideriamo il generale Soleimani come un eroe e veneriamo le sue azioni e la sua memoria.
Tutto il mondo ha notato la bandiera rossa che è stata alzata sulla Moschea di Jamkaran - il monumento unico eretto non per la gloria del passato ma per la gloria del futuro - in onore dell'Imam che verrà, l'Imam Mahdi.

HEIDEGGER, SOHRAWARDI E PARMENIDE: UNA SINTESI EURASIATICA

L’analisi del filosofo tedesco comincia dalla constatazione che Parmenide pensa la Verità come una dea, la dea ‘Aλήθεια, e che lo stesso pensiero parmenideo sembrerebbe assumere il tono di una “rivelazione religiosa”. Questo ha portato taluni filologi a sostenere che il poema parmenideo sia costruito ad imitazione di quelli omerici. Tuttavia, secondo Heidegger, ciò che questi filologi non avrebbero compreso è il fatto che Parmenide Omero non invocano alcuna divinità, ma sono essi ad essere invocati dal divino. Parmenide e Omero non fanno altro che assecondare la chiamata dell’Essere; svelando la “verità” e preservandola dal suo occultamento. La verità in senso greco viene infatti espressa in termini negativi (il termine αλήθεια presenta l’alpha privativo al suo inizio) come disvelamento. La verità è lo svelato: qualcosa che va conquistato con il conflitto, strappandolo all’occultamento, e che si comprende soltanto in relazione al suo opposto essenziale, il “falso”. L’essenza della verità è l’assenza di falsità ed in tale essenza è decisivo il conflitto con la velatezza.

HEIDEGGER, GUÉNON E IL MULTIPOLARISMO

È importante premettere che applicare le categorie del pensiero heideggeriano, così come gli studi tradizionali di René Guénon, alla geopolitica, è sempre un’operazione estremamente complicata, rischiosa e suscettibile di possibili fraintendimenti. Tuttavia la diretta discendenza della geopolitica dalla geografia sacra e dalla stessa conoscenza sacra, come spesso sottolineato da Claudio Mutti, teoricamente potrebbe rendere questo procedimento più scorrevole. È altresì importante sottolineare che tanto per la geopolitica quanto per la geografia sacra il concetto di Polo ricopre un ruolo cruciale, e che per entrambe lo spazio è più importante del tempo. Partendo da questo presupposto si può sviluppare l’idea di multipolarismo (o policentrismo) utilizzando come punti di riferimento due modelli filosofici che, seppur distanti, mostrano rilevanti punti di convergenza.

Evola cavalca la tigre in questa postmodernità

Nell’epoca contemporanea assistiamo a un’idolatria nei confronti del liberismo, fenomeno che ha portato a un aumento della ricchezza mondiale. L’uomo, tuttavia, non si pasce serenamente di questo benessere economico in quanto rileviamo un acuirsi delle patologie mentali, soprattutto nei paesi industrializzati. Se oggi è facile dimostrare una connessione tra questi due fenomeni, nel secolo scorso farlo era assai più arduo. Julius Evola ci aveva però avvertiti delle nefaste conseguenze a cui si sarebbe giunti seguendo il globalismo e aveva rigettato l’idea di progresso infinito. In Cavalcare la tigre il filosofo aveva evidenziato le caratteristiche che l’uomo differenziato deve avere per affrontare il Kali Yuga.

QASEM SOLEIMANI MARTIRE DEL MONDO MULTIPOLARE E LA NUOVA GEOGRAFIA DELLA GRANDE GUERRA DEI CONTINENTI

L’assassinio del generale Qasem Soleimani, comandante delle forze speciali di Al-Quds del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche, avvenuto il 3 gennaio 2020 per mezzo di missili americani, rappresenta un momento decisivo che segna una situazione completamente nuova nell’allineamento delle forze in Medio Oriente.

Nella misura in cui il Medio Oriente è lo specchio dei mutamenti globali nel panorama geopolitico mondiale, questo evento assume una dimensione ancora più ampia che interessa l’ordine mondiale nel suo complesso. Non è un caso che molti osservatori abbiano interpretato la morte del generale Soleimani, eroe della lotta contro l’ISIL in Siria e in Iraq, come l’inizio di una terza guerra mondiale o quantomeno di una guerra degli Stati Uniti contro l’Iran. L’attacco missilistico iraniano a due basi militari americane in Iraq l’8 gennaio 2020 sembra confermare questa analisi: la morte di Soleimani è il punto di inizio della «battaglia finale». È esattamente in questo modo che tale evento è stato percepito nel mondo sciita, dove le aspettative sulla fine del mondo e sulla venuta del Mahdi, il Salvatore promesso alla fine dei tempi, sono così forti da influenzare non solo la loro visione religiosa del mondo, ma anche l’analisi degli eventi politici e internazionali di tutti i giorni. Gli sciiti vedono la fine del mondo come una «battaglia finale» tra i sostenitori del Mahdi e i suoi avversari, le forze di Dajjal. I sostenitori del Mahdi si ritiene siano i musulmani (sia sciiti che sunniti, ma con l’eccezione di correnti come i wahhabiti e i salafiti, riconosciuti come estremisti, «eretici» e «takfiri»), mentre Dajjal, l’anticristo islamico, è costantemente associato all’Occidente, in primo luogo agli Stati Uniti d’America. La maggior parte delle profezie sostiene che la battaglia finale avrà luogo in Medio Oriente e che il Mahdi stesso apparirà a Damasco. La figura del Mahdi può essere individuata anche tra i sunniti, ma se gli sciiti ritengono che tale figura coincida con l’apparizione dell’«imam nascosto» che rimane vivo ma «occultato» a tutt’oggi, i sunniti interpretano il Mahdi come il leader del mondo islamico che apparirà alla fine dei tempi per intraprendere una battaglia decisiva contro Dajjal, in cui la maggioranza dei sunniti vede la civiltà materialista e atea dell’Occidente moderno e, di conseguenza, l’egemonia americana come l’avanguardia più aggressiva dell’Occidente.

SOGGETTO RADICALE E TRADIZIONALISMO COME RISPOSTA AL MONDO POST-MODERNO

A distanza di qualche mese dall’uscita de Il sole di mezzanotte. Aurora del soggetto radicale[1], ho il piacere di tornare a parlare di Aleksandr Dugin in Ereticamente (precedente saggio reperibile a questo link: https://www.ereticamente.net/2019/08/la-catabasi-del-soggetto-radicale-f...). La circostanza che mi conferisce questa lieta possibilità è l’uscita di Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale (AGA-Cusano Milanino, 2019, 432 pagine, 28,00 euro), saggio curato da Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, in cui il filosofo russo approfondisce in maniera esaustiva le teorie già presentate nel precedente opuscolo. Il libro è impreziosito anche da alcuni apparati critici e da appendici che aiutano a sviscerare meglio i concetti in esso presenti.

PRINCÌPI PER COMPRENDERE LA CIVILTÀ CINESE

La Cina è considerata una civiltà indipendente e unica da parte praticamente di tutti, pertanto non occorre spendere parole per dimostrare un fatto ovvio. Piuttosto, dovremo spenderci nel tentativo di rivelare la struttura del Logos di questa civiltà e di determinarne per quanto possibile la mappa geofisica sia all’interno dei confini della Cina che al di fuori di essa, nonché nel dialogo con le civiltà vicine.

La cultura cinese ha esercitato un’nfluenza enorme e a volte decisiva sui popoli vicini, in primo luogo sulla Corea, sul Vietnam e sul Giappone, che in certe epoche si ritenevano tutti parte della Grande Cina – non nel senso di unità politica, ma come parti indelebili e organiche della civiltà cinese e dell’orizzonte cinese. Questo orizzonte ha avuto un impatto sostanziale anche sui popoli del Tibet così come sui nomadi del Turan confinante con la Cina del Nord. Inoltre, possiamo riscontrare determinate influenze dell’elemento cinese tra i popoli dell’Indocina e del Sud-Est asiatico, così come in Cambogia, Laos, Myanmar, Thailandia, Malesia, e, anche se in misura minore, Indonesia e Filippine.

La prospettiva di Dugin

Il problema della decadenza dell’Occidente e delle conseguenze a livello planetario di questa sua condizione non sono affrontabili facilmente. Gli aspetti economici si mescolano a quelli sociali, in un meccanismo che li rende reciprocamente causa ed effetto, portandoli quindi a condizionarsi vicendevolmente. Tale meccanismo sancisce perciò l’inutilità di qualsiasi tentativo di analisi basato sulla divisione netta tra i due mondi.

La fine del comunismo capitata oramai trenta anni fa e simboleggiata dalla caduta del muro di Berlino (muro di separazione voluto sì dai sovietici ma anche dalle potenze occidentali che ne hanno da poco celebrato ipocritamente la scomparsa) ha rivitalizzato il capitalismo dando l’abbrivio alla sua forma attuale di neo-liberismo. 

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 10. LA NOOMACHÌA NEL XXI SECOLO

Siamo così giunti al termine dell’ultima lezione di questo corso introduttivo alla Noomachìa. Ciò di cui abbiamo appena discusso è la spiegazione metafisica per sommi capi della Noomachìa nel XXI secolo. Al termine di questo corso, possiamo domandarci dove si trova la Serbia in questo momento della Noomachìa. Questa è una questione aperta e non possiamo rispondere astrattamente. Spetta al popolo serbo, così come agli altri, decidere il proprio posto. Ma è importante sottolineare che questa decisione sarà possibile solo fino a quando giungeremo al «momento della singolarità». Abbiamo quindi un tempo molto limitato a nostra disposizione. Finché esiste il Dasein, la scelta è sempre possibile. Ma quando saremo irreversibilmente rimpiazzati dall’intelligenza artificiale e privati della nostra mortalità, condizione di esistenza del Dasein secondo Heidegger, smetteremo di essere ciò che siamo e perderemo irreversibilmente la possibilità della decisione. Oggi abbiamo ancora un piccolo lasso di tempo dinanzi a noi, ma ciò a cui stiamo andando incontro è molto più terribile e orribile della tortura, di una catastrofe, della morte stessa. È la fine del Dasein umano per come lo conosciamo.

 

IL LOGOS DELL’EUROPA: CATASTROFE E ORIZZONTI DI UN ALTRO INIZIO

La moderna civiltà europea rappresenta la continuazione storica della civiltà mediterranea. Questa continuità è dominata dalla componente indoeuropea, dacché la tradizione indoeuropea costituisce la principale matrice linguistica e culturale dell’Europa. Se ripensiamo alla ricostruzione del sistema trifunzionale ad opera di Dumezil, otterremo immediatamente una mappa sociologica dell’Europa, la cui struttura sociale è dominata dal principio costantemente riprodotto delle tre caste dominanti: sacerdoti, guerrieri e produttori. In effetti, nelle varie fasi storiche europee e sotto nomi diversi, non incontriamo altro che tale stratificazione sociale.

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 9. IL LOGOS SERBO

Possiamo dire che la Serbia di oggi rappresenti un simulacro della vera Serbia. Un simulacro archeomodernista, in parte arcaico e in parte perverso, caricaturale. Pertanto, anzitutto dobbiamo risolvere questo problema restaurando l’autenticità serba, il puro Stato che si nasconde dietro il simulacro, estraendone il grano di verità. Ad oggi vi è uno Stato serbo, che è già qualcosa; forse un po’ goffo, nondimeno esso esiste, e va visto come un’opportunità. Certo, di per sé non è una risposta. Ma la sua esistenza rappresenta un valore positivo. Il popolo serbo, la tradizione serba, la cultura serba, il retaggio serbo, lo Stato serbo, la Chiesa serba. Tutto ciò ad oggi esiste e non è poco.

 

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 8. ANALISI NOOLOGICA DELLA MODERNITÀ

Tutti i processi che hanno preso il via con l’avvento della Modernità abbiano come finalità l’emersione della pura immagine di Cibele. La Modernità è metafisicamente femminista poiché materialistica, orientata contro il tipo eroico e patriarcale presente nella cultura indoeuropea. Anche il borghese è una figura femminista poiché non è un guerriero né un produttore ma un parassita, rappresenta la forma peggiore della natura femminile, una femminilità non indoeuropea né cristiana ma cibeliana. A tal proposito, vorrei citare un aneddoto sociologico interessante. Per Werner Sombart la genesi del capitalismo coincide con l’emergere della maîtresse, un nuovo tipo umano parassitario e dispendioso che, richiedendo differentemente dalla figura della moglie una esagerata disponibilità finanziaria, spingeva gli uomini a partecipare ai processi speculativi capitalistici; secondo Sombart, dunque, la maîtresse ha costituito una delle molle dello sviluppo della società capitalistica.

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 7. IL LOGOS CRISTIANO

ossiamo formulare alcuni principi generali riguardanti la dottrina cristiana. In primo luogo, dal punto di vista noologico e geosofico, il Logos Cristiano è evidentemente apollineo. I concetti del Dio Padre celeste, della Santa Trinità, della trascendenza del Creatore nei riguardi della stessa Creazione, tutto ciò ha generato un Logos tipicamente apollineo e patriarcale, con una organizzazione dello spazio metafisico completamente verticale. Abbiamo a che fare con il Padre celeste trascendente situato in Paradiso che crea il mondo. Tale atto della creazione rappresenta una discesa dall’alto verso il basso, dall’eternità al tempo, dal Paradiso alla Terra, da Dio all’uomo e alle altre creature. La relazione tra il Creatore e il Creato è dunque di tipo gerarchica, con il Creato che deve sottomettersi al Creatore. Questa verticalità costituisce l’essenza stessa della tradizione cristiana. Alle radici dei princìpi dogmatici fondativi vi è una logica puramente apollinea. Tutte e tre le figure della Sacra Trinità sono inoltre maschili, e questo da un punto di vista simbolico è molto significativo.

IL RITORNO DI SETTEMBRINI E NAPHTA NEL VENTUNESIMO SECOLO

Il 21 settembre 2019, l’Istituto Nexus – uno degli istituti intellettuali più prestigiosi che mantengono vivo lo spirito dell’umanesimo europeo – ha celebrato il suo 25° anniversario con un simposio pubblico dal titolo «The Magic Mountain Revisited: Cultivating the Human Spirit in Dispirited Times» (La montagna incantata rivisitata: coltivare lo spirito umano in tempi di scoramento), sulla scia del romanzo fondativo dell’Istituto Nexus, La montagna incantatadi Thomas Mann.Il Simposio Nexus si è aperto con un duello intellettuale tra i due filosofi Bernard-Henri Lévy e Aleksandr Dugin, presentato come la rivisitazione del XXI secolo dei famosi dibattiti tra Settembrini e Naphta nel romanzo di Mann. Di seguito è riportata la trascrizione di questo duello.

 

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 6. LA CIVILTÀ EUROPEA

L’antica Roma era in origine puramente apollinea. Tuttavia, conquistando la Grecia e lo spazio mediterraneo, essa conquistò il mondo ellenistico aprendosi alle sue influenze culturali, e ciò determinò un mutamento nella sua stessa struttura, un mutamento iniziato nella tarda Repubblica e che si andò consolidando con l’avvento della forma imperiale – il mitraismo insieme a molti altri aspetti dell’impero romano vennero mutuati proprio da queste fonti ellenistiche. La Roma puramente apollinea cedette il passo alla Roma ellenistica, ed è a questa cultura che in effetti facciamo comunemente riferimento quando discutiamo della tradizione romana.

Successivamente, il fenomeno ellenistico nella sua versione romana – potremmo definirlo ellenismo greco-iranico-romano – si espanse di pari passo con l’espansione dell’impero romano. Tutte le conquiste romane – nei Balcani, in Europa nordoccidentale, ecc. – nella loro dimensione culturale rappresentarono conquiste ellenistiche. Le legioni romane portarono l’ellenismo ovunque esse giunsero. Potremmo dire che culturalmente l’impero romano fu un impero ellenistico.

Il Russiagate visto da Mosca

Siamo di fronte a un attacco pretestuoso a Salvini, a una fake news. I liberali utilizzano sempre questi sistemi per screditare i propri nemici. Salvini non ha ricevuto niente dal Cremlino, anche perché le sue relazioni con la Russia erano trasparenti. Salvini ha sempre detto che Putin è un suo punto di riferimento, ne apprezza infatti la difesa dei valori tradizionali e conservatori. Salvini ha sposato liberamente queste convinzioni sulla base di una condivisione morale e politica, non per interesse materiale ed economico.

Putin, è vero, ha condizionato la politica americana, ma non nell’accezione che intendono i liberali. Putin ha influenzato gli americani perché li ha indotti con il suo esempio a votare per un personaggio, Trump, che come lui che ha dichiarato guerra alle élite. Trump ha usato Putin come modello per vincere le lezioni. In questo senso è stata certa e positiva l’influenza di Putin sulle elezioni americani.

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 5. IL LOGOS DI DIONISO

Il regno di Dioniso è costituito dal mondo agricolo. Egli è il dio del vino, oltre che dei sacrifici animali. E nei misteri eleusini, viene sempre accompagnato da Demetra, che gioca in essi un ruolo centrale. Dioniso e Demetra sono entrambi divinità e figure del mondo agricolo e costituiscono un’importante dualità. I misteri eleusini ruotano infatti attorno al pane e al vino, il vino d’uva rappresentato da Dioniso e la spiga di grano rappresentato da Demetra. Questa coppia costituita dalla Madre e dal Figlio celeste – il quale rappresenta il seme patriarcale non creato da lei ma posto in lei, al centro della Terra, al fine di risorgere e tornare all’origine celeste – rappresenta un nuovo modo di interpretare l’agricoltura, una concezione patriarcale dell’agricoltura stessa.

Demetra non coincide con Cibele ma è il frutto di una concezione completamente diversa di ciò che è la Madre Terra. Nello specifico, Demetra rappresenta l’interpretazione patriarcale della Madre Terra; una Madre Terra vista da una dimensione superiore e non interna ad essa. È una divinità epictonica – si trova al di sopra della superficie terrestre – e non ipoctonica. È la madre dei campi di grano coltivati, con le spighe dirette verso l’alto. Essa è dunque aperta alle influenze del Cielo: rappresenta una figura della Grande Madre «domesticata», che riconosce la dimensione trascendente, i princìpi trascendenti del Cielo e del Padre, e si sottomette ad essi. In sintesi, Demetra è la Madre in senso patriarcale, inglobata nella società patriarcale e accettata sotto queste condizioni precisamente come lo è stata l’agricoltura nella società indoeuropea sedentarizzata. La transizione dalla figura di Cibele a quella di Demetra corrisponde al passaggio dalla Madre selvaggia, che crea autonomamente il mondo, alla Madre domesticata, che invece assiste il seme paterno nella crescita. Si tratta di concezioni differenti del principio femminile.

POPULISMO: GOVERNO DEL POPOLO E NUOVA IDEOLOGIA GLOBALE

Molti ritengono che il «populismo» sia solo un termine peggiorativo per designare manifestazioni spontanee anti-élite in Europa e in altri paesi che caratterizzano il panorama della politica contemporanea. Il «populismo» è spesso inteso come l’assenza di una coerente ideologia politica – come la socialdemocrazia, la liberaldemocrazia, il socialismo, il nazionalismo, o idee repubblicane formulate in modo chiaro. Inoltre, «populismo» è considerato tutto ciò che non rientra nel perimetro dell’ideologia a cui aderiscono le moderne élite globali.

Oggi, le élite professano il liberalismo quasi ovunque. Il dibattito concerne unicamente ciò che dovrebbe essere preponderante nell’ambito del liberalismo: se la parte destra (enfasi sull’economia, libertà di impresa, grandi mercati, monopoli, tagli fiscali, ecc.) o sinistra (politiche di genere, migranti, diritti umani, ecc.). Ma, sia in un caso che nell’altro, stiamo parlando di liberalismo (economico, politico o generalizzato, integrale). Tutto ciò che oltrepassa i confini di quello che viene generalmente riconosciuto come liberalismo (di destra e/o di sinistra) viene solitamente chiamato «populismo».

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