Anarchia. Un’idea necessaria (Da Eraclito ad Alexandr Dugin. Passando per Proudhon)
Da ragazzo avevo anch’io l’A cerchiata disegnata con il pennarello nero sullo zaino Invicta. Devo dire che tale segno da una parte mi affascinava ma dall’altra mi turbava, mi disturbava. Me lo aveva disegnato l’amico Giovanni Rossi, il primo anarchico che conobbi. Per molti anni l’unico. Un ragazzo intelligente, creativo, pallido, ma nel contempo sorprendente. Aveva un qualcosa di inquietante. La sua lucidità spiazzava. La sua contestazione radicale e spontanea di ogni istituzione e credo mi inquietava. Uno spirito imprevedibile, fluido, non classificabile. Non era il suo il solito naturale ribellismo adolescenziale ma possedeva l’asprezza lucida e mite della consapevolezza. Era uno di noi, nessun segno apparente. Era il tempo dei paninari. Nessuna moda in lui però attecchiva veramente. Gli scivolava sopra. Era uno di noi ma era nel contempo del tutto differente nel suo libero pensiero. Oggi è il cantante e guida di un gruppo rock molto interessante: gli Ufo Mammut.