Tutte le società dovranno riorganizzarsi sulla base della loro storia, libere da ogni dogmatismo

Viviamo in un momento critico e cruciale e siamo in piena transizione dall’ordine che si era creato negli anni Novanta del secolo scorso, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. L’Unione Sovietica esisteva nel contesto del bipolarismo. Dopo il crollo di questo, si affermò un ordine unipolare che è durato, più o meno, fino al momento attuale.

Ma vent’anni fa prese corpo un processo alternativo che vide l’autoaffermazione di due poli alternativi all’unico polo atlantista: la Cina e la Russia. La Cina e la Russia appartengono all’Eurasia. Sono due grandi potenze che hanno cominciato a riaffermarsi e sono ritornate sulla scena storica come poteri indipendenti. All’inizio erano in competizione tra loro, ma a poco a poco hanno capito che per uscire dall’influenza occidentale era necessario creare un patto eurasiatico e affermare un ordine mondiale multipolare.

Liberalismo 2.0

Nel momento storico presente, possiamo chiaramente distinguere un fenomeno molto importante: una nuova virata dell’ideologia liberale. Come tutte le altre ideologie politiche, il liberalismo è in costante cambiamento, ma in certi momenti possiamo coglierne variazioni paradigmatiche che ci danno il diritto di affermare: qui qualcosa sta finendo e qualcos’altro sta cominciando. Questo è il prossimo-momento, il momento successivo. È spesso accompagnato dalla caduta di un determinato regime politico o di un equilibrio di potere dopo una grave guerra – ad esempio una guerra mondiale – e così via, ma a volte passa inosservato a livello subliminale latente. Sicuramente, si possono sempre distinguere alcuni sintomi dei cambiamenti prodotti, ma la loro profondità e il fatto di aver raggiunto il punto di non ritorno restano per il momento oggetto di discussione.

Mitogonia. Il ritorno anagogico dell'Epos

La modernità ha ucciso l'eternità e la postmodernità ha ucciso il tempo. Ma il futuro è predeterminato dalla struttura del soggetto. Il futuro ha senso anche prima di avvenire. Ancor di più, ha senso perfino se non avviene.

L'essenza mitogonica dell'arte rappresenta la base di ogni idealità. Mitogonia significa direzione di senso, percezione di un Fato, espressione di una destinazione e di una dedicazione, scelta non reversibile, compimento di un rito propiziatorio, risuonare di una volontà. Per questo l'arte è sempre contemporanea, perchè si apprezza quale concrezione dello spaziotempo nell'assolutezza del determinato. Oggi questo cuore della genesi della visione estetica incontra una grande criticità: il situazionismo quale ideologia, il “mondo quale remake”, il modello reificante e uniformante della società liquido-aerea. 

MANIFESTO DEL GRANDE RISVEGLIO. CONTRO IL GRANDE RESET Schede primarie

Abbiamo così determinato la nostra posizione sul piano storico. E nel farlo, abbiamo ottenuto un quadro più completo di ciò che è il Grande Reset. Esso non è altro che l’inizio dell’“ultima battaglia”. I globalisti, nella loro lotta per il nominalismo, il liberalismo, la liberazione individuale e la società civile, si presentano come “guerrieri della luce”, che portano alle masse progresso, liberazione da migliaia di anni di pregiudizi, nuove possibilità – e forse anche l’immortalità fisica e le meraviglie dell’ingegneria genetica.

Chiunque si opponga a costoro è, ai loro occhi, parte delle “forze delle tenebre”. E secondo questa logica, i “nemici della società aperta” devono essere affrontati in tutta la loro severità. “Se il nemico non si arrende, sarà distrutto”. Il nemico è chiunque metta in discussione il liberalismo, il globalismo, l’individualismo, il nominalismo in tutte le loro manifestazioni. Questa è la nuova etica del liberalismo. Non c’è niente di personale. Tutti hanno il diritto di essere liberali, ma nessuno ha il diritto di essere altro.

Astrazione e differenziazione in Julius Evola

Evola parla di arte astratta, ma per lui tutta l’arte – l’arte in sé – è astratta. A differenza della filosofia, della metafisica, della religione o della morale, l’arte è per Evola un campo astratto, una zona dell’astratto. O l’arte è astratta o non è. Davvero? Non è un’esagerazione? Qui dobbiamo far riferimento a qualcun altro. A Martin Heidegger, per la precisione. Filosofo dei filosofi, principe dei filosofi, filosofo per eccellenza (che, tra l’altro, Evola non capì né apprezzo; tuttavia, le omissioni dei grandi uomini chiedono di essere decifrate e comprese, mai condannate), Heidegger credeva che lo spirito avesse due vette – la filosofia e la poesia (più in generale, l’arte). Sono differenti: le persone che le hanno scalate vedono tutto in modo diverso, da diverse angolazioni. Eppure sono simili: si collocano entrambe molto al di sopra della valle degli uomini comuni. La filosofia opera con la ragione: a prescindere da come la tratta, dal suo essere più o meno inventiva, sta di fatto che si occupa solo di essa. La poesia, invece, ha a che fare con qualcos’altro… Verrebbe da dire “follia”, ma sarebbe prematuro, per quanto non così lontano dalla verità… Heidegger credeva che la filosofia si concentrasse sull’Essere. E l’arte? Cosa illuminano i suoi riflettori? Heidegger rispose: il sacro (Heilige). Forse è un indizio. Evola parla di “arte”, Heidegger di “sacro” e “follia”. Questa definizione comprende Arte astratta? Ne sono certo. È il massimo che si possa fare. L’arte per Evola è quella vetta, lontana dalla valle e dalla gente comune, in cui le cose si percepiscono in modo sovrarazionale, direttamente, per come sono, nella rugiada dorata del mattino di una pura e attiva follia aristocratica. Una follia sovrumana. Optando per l’arte, Evola sceglie il sacro. Lo vedremo confermato in tutto il suo lavoro futuro. In realtà, a prescindere dalle cose di cui si è occupato, il Barone ha sempre scritto sul sacro. Così come Heidegger, attratto dalla poesia, Evola, uomo del sacro, creatore d’arte sacra, d’arte reale, tendeva alla razionalizzazione e alla filosofia. 

Maschera e persona. Note a margine del Volto Eterno

La “morte di Dio” e l’occultamento nichilistico del sacro nella modernità, la cui fenomenologia è splendidamente delineata in Cavalcare la tigre, rendono tuttavia impraticabile, per l’uomo del Novecento, e ancor più per quello del nuovo millennio, l’utilizzo rituale della maschere tradizionali nel gioco/rito della rappresentazione sacra. Eppure rimane, inscritta nella carne del singolo, la sua potenzialità di assurgere a maschera, ossia a persona autentica: ecco la chiave tramite cui l’uomo differenziato può ancora accedere a un’antropologia non moderna nel cuore stesso del moderno: «L’uomo in quanto persona (=maschera) si differenzia già per questo dal semplice individuo, ha una forma, è se stesso e appartiene a sé stesso». Per elaborare questo itinerario nel centro nevralgico del nichilismo moderno, Evola riprende, non a caso, immagini ed exempla tratti da orientamenti spirituali e filosofici caratterizzati da una radicale interiorizzazione del rituale – sempre in senso cosmico-esoterico, e non soggettivistico, tuttavia: lo stoicismo e il Buddhismo Zen configurano, al di là delle distinzioni specifiche, l’attitudine operativa paradigmatica dell’uomo differenziato.

La nostra guerra epistemologica

Il mio amico italiano del sistema accademico mi ha inviato commenti estremamente importanti su come vengono implementate censura, deplatforming e cancellate la cultura nel sistema educativo globale in ambito filosofico.

Ecco la traduzione delle sue ottime osservazioni:
1. Censura (deplatforming, cancellazione) di Hegel e propaganda di Schopenhauer.
2. Censura (deplatforming, cancellazione) della linguistica scientifica / storica (F. Saussure G. Devoto) e della propaganda del linguaggio analitico (Russel, Chomsky, Kim).

L’asse archeofuturista di Aleksandr Dugin, da Platone a Heidegger

L’intera speculazione filosofico-politica duginiana è un coraggioso tentativo di squadernare inediti scenari ermeneutici, simbolici e narratologici grazie ai quali comprendere – e demiurgicamente orientare – un nuovo orizzonte comunitario di senso e destino.

Se la Quarta Teoria Politica rappresenta un cantiere aperto per l’elaborazione di una dottrina e prassi politica capace di oltrepassare le tre grandi narrazioni ideologiche del Novecento (liberalismo, comunismo, nazi-fascismo) secondo un asse archeofuturista che collega istanze tradizionali a scenari postmoderni, il Platonismo politico costituisce una formula per tematizzare nuovamente in senso assiale, tradizionale e organicista l’assetto del Politico, attraverso uno sforzo rivoluzionario-conservatore volto a ripensare sulla base di una “topografia verticale” e di una “politica trascendente” l’assetto complessivo della vita aggregata dell’uomo del nuovo millennio

Idee e spunti sulla trappola liberalista tratti dall’intervento di Aleksandr Gel’evič Dugin a “Identitas”, Udine 2019 (parte prima)

Come spesso mi capita quando mi reco ad ascoltare dei personaggi di un certo rilievo a una conferenza su temi di mio interesse, anche in questo caso, forse e probabilmente anche più di altre volte, vuoi per il tema stesso vuoi per la modalità di dialettica messa in campo dagli esperti, sono fioccati in me molti spunti di riflessione che ho tentato di riassemblare mentalmente man mano che, discorso dopo discorso, il filone della conferenza stava delineandosi. Identità, una parola e soprattutto un concetto che non esagererei a definire come il cardine sul quale poggiano e ruotano svariate mie iniziative; quelle interne al “Forum Julii Project” ad esempio, ma non solo. Persino le prime interviste amatoriali ai parenti, nel 2008, avevano a che fare con l’identità. Da appassionato di storia, di eventi e contesti del passato, di territorio, di etnie, di geografia, di cultura, di tradizioni, di storie più meno sconosciute, l’identità per me si può dire che sia tutto, tanto più se in essa convergono le più profonde ed essenziali spiegazioni di Francesco Catona e Raffaele Morelli (due psicoterapeuti, a mio avviso, brillanti e di fama nazionale) rispetto al senso dell’esistenza umana. Ma evitando di partire con parentesi quanto mai generiche e dispersive, cerco ora di concentrarmi e di arrivare al punto. Vorrei infatti proprio cominciare da ciò che più mi ha colpito internamente alla conferenza suddetta.

PRIMA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLA QUARTA TEORIA POLITICA (Introduzione)

Il declino dell’ordine mondiale liberale è sotto i nostri occhi. Il mondialismo è al collasso. Lo vediamo ad esempio negli Stati Uniti, in cui esso si trova in uno stato di autentica agonia, con l’amministrazione Trump – il quale ha una posizione molto più moderata in relazione all’agenda liberale globale – che viene vissuta dai globalisti come un qualcosa di fatale, una minaccia esistenziale. Ce ne rendiamo conto dal fatto che i globalisti non hanno alcuna remora a demolire gli stessi Stati Uniti pur di promuovere il loro candidato; essi sono intenzionati a sostenerlo e a preservare l’ordine mondiale liberale a qualsiasi prezzo, anche se il prezzo fosse rappresentato dagli Stati Uniti stessi.

LA PANDEMIA E LA POLITICA DELLA SOPRAVVIVENZA: GLI ORIZZONTI DI UNA NUOVA FORMA DI DITTATURA

Ciò che sta accadendo attualmente è il collasso generale dell’ordine mondiale. Non è minimamente rilevante se la natura del coronavirus sia o meno artificiale, e non è nemmeno di primaria importanza se, qualora fosse artificiale, esso sia stato deliberatamente rilasciato dal «governo mondiale» o meno. L’epidemia è scoppiata, e questo è un dato di fatto. Ora la questione principale è tracciare il modo in cui il «governo mondiale» ha saputo reagire ad essa.

Per chiarire, il «governo mondiale» è l’insieme delle élite politiche ed economiche globali e degli intellettuali e dei media (mediacrati) che sono al loro servizio. Un tale «governo mondiale» esiste di certo, giacché su scala globale esistono norme di base, rigorosamente definite, che determinano i parametri di fondo della politica, dell’economia e dell’ideologia.
 

PER UNA DECOSTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA

La democrazia oggi non può essere discussa obiettivamente. Essa non è un concetto neutrale: dietro la «democrazia», intesa come regime politico e corrispondente sistema di valori, si cela l’Occidente, l’Europa e gli Stati Uniti. Per costoro la «democrazia» rappresenta una forma di culto laico o uno strumento di dogmatica politica, per cui, per essere pienamente accettati nella società occidentale, è necessario essere da principio «per» la democrazia. Chi la mette in discussione cade fuori dal campo della correttezza politica. […]

È allora opportuno ricordare che la democrazia non è un concetto autoevidente. Essa può essere accettata o respinta, istituita o demolita. Sono esistite società splendide senza democrazia e società detestabili con la democrazia, ma anche l’esatto contrario. La democrazia è un progetto umano, una costruzione, un programma, non un destino. Può essere scartata o accolta. […] Elevarla al rango di dogma e negare le sue alternative chiude alla possibilità stessa del libero dibattito filosofico. […]
 

Coronavirus, il naufragio del modello liberale e “la quarta teoria politica”

A ben vedere, mai nessuno avrebbe pensato che si sarebbe arrivati all’emanazione di provvedimenti draconiani di tal fatta per limitare il pericolo di contagio, provvedimenti che mettono in seria discussione la garanzia dei diritti fondamentali. È interessante rilevare come i decreti posti in essere dal governo italiano per fronteggiare questa situazione appaiano più simili a quelli della autoritaria Cina che a quelli adottati dai liberali paesi anglosassoni, e come si guardi giuridicamente a un modello orientale piuttosto che a quello occidentale. Nel frattempo l’Unione europea, da sempre sostenitrice dell’austerità economica e di quello che Giulio Sapelli definisce “ordoliberismo”, pare disponibile a fornire aiuti e flessibilità per fronteggiare questa pandemia, nonostante le dichiarazioni della neopresidente della Bce Christine Lagarde.

L’ORDINE POST-GLOBALE È QUALCOSA DI INEVITABILE Schede primarie

Prima riconosciamo questa particolare svolta, più saremo preparati ad affrontare le nuove sfide. La situazione è paragonabile a quella degli ultimi giorni dell’URSS: la stragrande maggioranza della classe dirigente sovietica si rifiutava persino di prendere in considerazione la possibilità di passare a un nuovo modello di Stato, di governance e di ideologia, e solo una piccolissima minoranza si rendeva conto della vera natura della crisi ed era pronta ad adottare un modello alternativo.

Il necrologio per Eduard Limonov

Le sue opinioni politiche si aggiungevano a quel grande amore – l’amore verso se stesso –, che rendeva il mondo esterno e gli altri uomini disgustosi e meschini quanto lui stesso era bello, luminoso, indomito, libero e incomparabilmente migliore. Questa postura era del tutto esplicita – «Eccomi, sono Ed» –, provocatoria e anarchica, sfuggendo spesso agli osservatori esterni, confondendoli. Sarebbe di cattivo gusto prendere le sue strategie poetico-politiche con serietà. Il suo “fascismo” o “nazionalismo” erano solo una postura, un dandysmo iper-individualista volto a spaventare il pubblico. Prendere troppo sul serio Limonov significa mancare di senso estetico.

 

IL CORONAVIRUS E L’ORIZZONTE DI UN MONDO MULTIPOLARE: LE POSSIBILITÀ GEOPOLITICHE DELL’EPIDEMIA

Lo scoppio dell’epidemia da coronavirus rappresenta un momento decisivo nella distruzione del mondo unipolare e nel collasso della globalizzazione. La crisi dell’unipolarismo e lo sfaldamento della globalizzazione sono stati evidenti fin dall’inizio degli anni 2000 – la catastrofe dell’11 settembre, la forte crescita dell’economia cinese, il ritorno alla politica globale della Russia di Putin come entità sempre più sovrana, la forte mobilitazione del fattore islamico, la crescente crisi migratoria e l’ascesa del populismo in Europa e persino negli Stati Uniti, che ha portato all’elezione di Trump e a molti altri fenomeni paralleli, hanno reso evidente che il mondo formatosi negli anni Novanta intorno al predominio dell’Occidente, degli Stati Uniti e del capitalismo globale è entrato in una fase di crisi. L’ordine mondiale multipolare comincia a formarsi con nuovi attori centrali, le civiltà, come anticipato da Samuel Huntington [Cfr. Aleksandr Dugin, Teoria del mondo multipolare, AGA Editrice, 2019, NdT]. Ma a fronte dei segnali di una emergente multipolarità, una cosa è una tendenza, un’altra è la realtà oggettiva. È come il ghiaccio incrinato in primavera – è chiaro che non durerà a lungo, ma allo stesso tempo, è innegabile che ci si può anche muovere su di esso, anche se correndo qualche rischio. Nessuno può essere certo di quando il ghiaccio incrinato cederà effettivamente.

GLI DEI PESTILENZIALI: LA GEOPOLITICA DELLE EPIDEMIE E LE BOLLE DEL NULLA

L’epidemia di coronavirus rappresenta la fine della globalizzazione. La società aperta è matura per l’infezione. Chi vuole abbattere le frontiere prepara il terreno all’annientamento totale dell’umanità. Si può sorridere, naturalmente, ma le persone in tute bianche HazMat si incaricheranno di porre presto un termine alle risate inappropriate. Solo la chiusura può salvarci. Chiusura in tutti i sensi – confini chiusi, economie chiuse, fornitura chiusa di beni e prodotti, quello che Fichte ha definito uno «stato commerciale chiuso». Soros dovrebbe essere linciato, mentre in onore di Fichte andrebbe costruito un monumento. Questa è la prima lezione.

DISCORSO PER IL 40° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE IRANIANA (2020, KARAJ/ALBORZ)

Il sangue di un eroe risveglia cento nuovi eroi che si levano per prenderne il posto. Questa è la legge di Dio, non della materia. Per questo consideriamo il generale Soleimani come un eroe e veneriamo le sue azioni e la sua memoria.
Tutto il mondo ha notato la bandiera rossa che è stata alzata sulla Moschea di Jamkaran - il monumento unico eretto non per la gloria del passato ma per la gloria del futuro - in onore dell'Imam che verrà, l'Imam Mahdi.

HEIDEGGER, SOHRAWARDI E PARMENIDE: UNA SINTESI EURASIATICA

L’analisi del filosofo tedesco comincia dalla constatazione che Parmenide pensa la Verità come una dea, la dea ‘Aλήθεια, e che lo stesso pensiero parmenideo sembrerebbe assumere il tono di una “rivelazione religiosa”. Questo ha portato taluni filologi a sostenere che il poema parmenideo sia costruito ad imitazione di quelli omerici. Tuttavia, secondo Heidegger, ciò che questi filologi non avrebbero compreso è il fatto che Parmenide Omero non invocano alcuna divinità, ma sono essi ad essere invocati dal divino. Parmenide e Omero non fanno altro che assecondare la chiamata dell’Essere; svelando la “verità” e preservandola dal suo occultamento. La verità in senso greco viene infatti espressa in termini negativi (il termine αλήθεια presenta l’alpha privativo al suo inizio) come disvelamento. La verità è lo svelato: qualcosa che va conquistato con il conflitto, strappandolo all’occultamento, e che si comprende soltanto in relazione al suo opposto essenziale, il “falso”. L’essenza della verità è l’assenza di falsità ed in tale essenza è decisivo il conflitto con la velatezza.

HEIDEGGER, GUÉNON E IL MULTIPOLARISMO

È importante premettere che applicare le categorie del pensiero heideggeriano, così come gli studi tradizionali di René Guénon, alla geopolitica, è sempre un’operazione estremamente complicata, rischiosa e suscettibile di possibili fraintendimenti. Tuttavia la diretta discendenza della geopolitica dalla geografia sacra e dalla stessa conoscenza sacra, come spesso sottolineato da Claudio Mutti, teoricamente potrebbe rendere questo procedimento più scorrevole. È altresì importante sottolineare che tanto per la geopolitica quanto per la geografia sacra il concetto di Polo ricopre un ruolo cruciale, e che per entrambe lo spazio è più importante del tempo. Partendo da questo presupposto si può sviluppare l’idea di multipolarismo (o policentrismo) utilizzando come punti di riferimento due modelli filosofici che, seppur distanti, mostrano rilevanti punti di convergenza.

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