"TERRA VERDE" : L'AMERICA

Nel proseguire il tema che abbiamo iniziato a trattare negli articoli Continente Russia e L'inconscio dell'Eurasia, vorremmo adesso studiare nelle sue linee generali la missione del continente americano dal punto di vista della geografia sacra. Il ruolo degli Stati Uniti, l'ultima superpotenza rimasta ormai al mondo, appare oggi centrale nella geopolitica globale. A partire dalla fine dei XIX secolo, un continente marginale, che sino ad allora aveva rappresentato null'altro che una provincia secondaria del Vecchio Mondo, dell'Europa, diviene progressivamente un gigante politicamente e culturalmente autonomo, finché, dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti si propongono come universale modello paradigmatico tanto per gli stessi paesi, europei quanto per l'Asia. Il significato dell'America cresce incessantemente, si diffonde un insieme di criteri intellettuali, culturali. psicologici e persino filosofici collegati all'America che va ben al di là dei suo influsso economico e militare. Diviene evidente l'esistenza di una «America mitologica», di una «America come concetto», di una «America come idea dell'America». E noi siamo profondamente convinti che, se una simile «idea dell'America» ha potuto radicarsi nella coscienza geopolitica universale ed entrarvi come qualcosa di «neo-sacrale», devono esservi state delle importanti ragioni, connesse con l'inconscio collettivo dell'umanità, e con quella segreta geografia continentale che affonda le sue radici nei millenni ed il cui ricordo continua a vivere negli archetipi psichici. Il presente articolo si prefigge precisamente di esaminare il significato profondo dell'America come «continente interiore». 

ULISSE, ALESSANDRO E L'EURASIA

Qualche tempo fa rileggevo il canto XXVI dell'Inferno di Dante (il celebre canto di Ulisse).  Come probabilmente ricorderete, a un certo punto l'Ulisse dantesco rievoca il discorso con cui egli esortò i suoi compagni di navigazione a varcare le Colonne d'Ercole:  "O frati, dissi, che per cento milia - perigli siete giunti all'occidente (...)".  
Sforzandomi di intravedere qualcosa di quel senso allegorico che, per espressa dichiarazione di Dante, si trova celato dietro il senso letterale, ho azzardato questa congettura:  l'Occidente evocato da Ulisse nell'"orazion picciola" probabilmente non si esaurisce nell'accezione spaziale e geografica della parola "Occidente", che designa il luogo del "Sole che muore" (Sol occidens), il luogo  in cui termina il cosmo umano e inizia il "mondo sanza gente", il regno della tenebra e della morte.  
E' invece probabile che l'Occidente dantesco, data la polivalenza del simbolo, indichi anche una fase temporale, cosicché un senso ulteriore del discorso di Ulisse sarebbe che i suoi compagni, in quanto "vecchi e tardi", sono giunti "a l'occidente" della loro vita, cioè in prossimità della morte.  
E siccome essi rappresentano l'umanità europea, come non intendere, simultaneamente, che l'Europa doveva arrivare  -  e vi sarebbe effettivamente arrivata proprio all'epoca di Dante, agli inizi del Trecento  -  in prossimità di quella fase storico-culturale che, secondo quanto ha detto René Guénon, "ha rappresentato in realtà la morte di molte cose"?

DAL CUORE D’AMERICA A QUELLO D’EURASIA

E’ passato quasi un mese dall’azione dei martiri-suicidi contro le “Torri gemelle” e il Pentagono; 
cioè contro il cuore economico e quello militare strategico degli Stati Uniti d’America ed  è alfine scattata la promessa risposta contro i presunti finanziatori e mandanti della più clamorosa operazione contro la superpotenza imperialista. 
L’attacco americano all’Afghanistan, richiesto a gran voce dall’opinione pubblica americana e voluta dal governo per placare la sete di sangue e vendetta degli sconvolti cittadini in piena isteria nazional-sciovinista, comincia comunque a delinearsi chiaramente, se non nelle sue linee e metodologie direttive d’attacco,  perlomeno nei suoi obiettivi strategici e geopolitici a medio e lungo termine.  
Il paradosso dell’operazione consiste semmai nel fatto che la più grande potenza militare e atomica della storia, dotata di bombardieri “invisibili”, missili a guida laser, satelliti e ogni tipo di arma di distruzione di massa, non abbia obiettivi definiti da colpire, salvo l'aeroporto , contro uno dei paesi più poveri e disastrati della Terra, già ridotto ad un cumulo di macerie da 22 anni di guerre interne ed esterne, nonché da un rifiuto della moderna tecnologia delle comunicazioni che proprio nel contesto attuale si rivela provvidenziale per il paese degli integralisti talebani. 

L'ERA POST-LIBERALE IN RUSSIA

Viviamo in un periodo di mutamenti epocali. Fine del millennio, fine del secolo, fine  dell'era ideologica. Tutte linee di confine globali, che ci sfidano a trovare risposte globali, riflessioni su vasta scala. Tuttavia, nella più ristretta cerchia della nostra vita sociale russa, il consueto volte-face sta avvenendo. Per significato e conseguenze, sarà qualcosa di assolutamente paragonabile alla perestrojka e alla "democratizzazione". Sul piano ideologico, la perestrojka fu il periodo di transizione dalla tarda società Sovietica, nominalmente socialista, e il modello liberaldemocratico. Il termine "post-perestrojka"è stato impiegato per descrivere quel modello politico, ideologico e culturale che fece la sua comparsa a seguito della radicale rottura con il passato Sovietico e l'instaurazione 
di un sistema di mercato capitalista occidentale in Russia. 

La "post-perestrojka" ebbe inizio dopo l'agosto del 1991, ed è durata fino ad oggi. 1991-1998. Questa è l'epoca della fase post-Sovietica, liberale e democratica della moderna storia russa. Ideologicamente, l'essenza del momento attuale consiste nel fatto che la "post-perestrojka" sta rapidamente volgendo al termine. Il tempo del 
liberalismo russo si avvicina alla fine. Ci troviamo alle soglie di una realtà culturale e ideologica completamente nuova, altrettanto differente dai precedenti anni di "Eltsinismo" quanto lo "Eltsinismo" stesso differiva dall'epoca Sovietica. Sin da ora è possibile trarre alcune conclusioni sulla struttura della incipiente nuova epoca della 
storia russa. 

LE RADICI METAFISICHE DELLE IDEOLOGIE POLITICHE

Attualmente, nella sociologia, nelle scienze politiche e nelle discipline affini come la storia delle religioni, l'etnologia e l'antropologia (che negli ultimi tempi ha sottratto un certo spazio alla statistica e all'economia politica, regna il caos più completo per quanto concerne la definizione degli orientamenti ideologici fondamentali, quali possono essere il fascismo, il comunismo, il socialismo, la democrazia eccetera. Come se non bastasse il fatto che gli stessi comunisti, fascisti e democratici definiscono le loro posizioni in maniera confusa e spesso contraddittoria (il che è dovuto in gran parte a esigenze propagandistiche), l'eccessiva popolarità di cui gode la metodologia proposta dalla Nuova Sinistra ha provocato una confusione totale in questo campo, sicché «fascismo» è diventato sinonimo di «male assoluto», mentre «comunismo» (leggasi «libertà totale di desideri») è diventato sinonimo di «bene assoluto». D'altro canto, presso i democratici e i liberali centristi gode una grande fortuna un'altra formula. diffusa soprattutto dai sovietologi: «comunismo uguale fascismo». Se aggiungiamo altri fattori come la religione, il governo autoritario, le peculiarità nazionali o i cataclismi ecologici, allora le strutture logiche si sfasciano come un castello di cartapesta e le argomentazioni razionali cedono alle prese di posizione passionali, le emozioni, alle simpatie nazionali e personali e così via.

ASPETTI GEOPOLITICI DEL SISTEMA FINANZIARIO MONDIALE

Gli USA hanno incominciato a muoversi sistematicamente verso una posizione egemone nel mercato mondiale già a partire dal 1919. Secondo il belga Luc Michel (Nazionalismo economico contro l’economia mondiale, Elementy, n.4, 1993): 
    «I primi concorrenti che fu necessario superare furono gli Inglesi, la cui presenza politico-economica si estendeva sull’intero pianeta. Le operazioni degli Americani si succedettero l’una all’altra. Le basi militari inglesi sparirono dalle Bermude, Giamaica, Antigua, Bahamas, St.Lucia e St.John’s, ed al loro posto apparvero basi militari americane. Anche in Islanda e Groenlandia fecero la loro comparsa gli americani, sebbene in precedenza questi paesi si trovassero entro la sfera di influenza inglese. Gli USA concessero all’Inghilterra enormi crediti (gli interessi sui quali erano già somme favolose), ricevendone l’accesso alle sfere finanziarie e commerciali chiave. Consolidamento dell’alleanza politica con il Canada, controllo sui capitali inglesi collocati presso imprese americane, infiltrazione a Singapore, nella costa occidentale dell’Africa e fino al Golfo Persico (isola del Bahrein)… La vicenda arrivò persino ad una inaudita interferenza negli affari di uno stato sovrano — il rappresentante del presidente Roosevelt, Harry Hopkins, presenziava alle sessioni riservate del gabinetto ministeriale inglese. 
   Il processo di “decolonizzazione, stimolato dagli Stati Uniti,  fu in realtà la via dell’instaurazione dell’egemonia continentale Americana.

CONTINENTE RUSSIA

 «I continenti hanno un significato simbolico che è legato tanto a stereotipi culturali che a esperienze vissute: l'Europa non ha lo stesso significato per un Europeo che vi vive, per un Americano che la visita, per un Africano che se ne emancipa, per un Australiano, ecc. Tuttavia gli stereotipi continentali non sono rimasti puri e semplici prodotti culturali, scaturiti da una conoscenza più o meno vera, da un'emotività più o meno viva, da una conoscenza più o meno netta: essi sono penetrati fino nell'inconscio con un'enorme carica di affettività e ne riemergono tramite i sogni o le reazioni spontanee, spesso apparentati a un razzismo che resterebbe altrimenti ignoto. Allora il continente non rappresenta più, in realtà, una delle cinque parti dei globo, ma un mondo di rappresentazioni, di passioni e di desideri; per esempio, il dottor Verne ha ben mostrato, analizzando il sogno di una sua paziente, che l'Asia non era per lei il ricordo, il fine o il desiderio di un viaggio intercontinentale, ma che quel continente “rappresentava il ritorno al sacro, il mondo dell'assoluto, il mistero del trapasso, la via dell'unicità portatrice del messaggio del vero e del reale”. L'Asia diventava un continente interiore, come l'Africa, l'Oceania, l'Europa, la cui interpretazione simbolica varia da soggetto a soggetto. Questa dimensione interiore può collegarsi a qualunque luogo, città, paese, ecc., l'importante è sapere ciò che significano per ciascuno le immagini, le sensazioni, i sentimenti, i pregiudizi di cui è portatore e che costituiscono tutta la verità soggettiva del simbolo. La geografia integra nella sua totalità la geosociologia, la geocultura e anche la geopolitica». 
    Qui termina la spiegazione dei termine «continente» estrapolata dal Dizionario dei Simboli scritto da Jean Chevalier e Alain Gheerhrant. Ci permettiamo di riprodurre questa estesa citazione nella sua integrità, poiché il suo contenuto coincide in maniera impressionante con il tema dei presente lavoro, determinando dall'inizio il piano sul quale si svilupperà il nostro studio. 

L’INCONSCIO DELL’ EURASIA

Senza dubbio i pensatori russi più importanti di questo secolo e quelli che elaborarono i più importanti concetti circa il destino della Russia, furono i rappresentanti della scuola «eurasiatica», gli. ideologi appartenenti all'ala patriottico- radicale della prima emigrazione russa. La situazione geografica della Russia, che si estende tra l'Oriente e l'Occidente,  giocava per loro il ruolo principale. L'Eurasia per loro si riduce alla Rus sia, mentre il popolo (ethnos) della Russia (nel suo senso sovranazionale) è considerato come portatore del turanismo, psico-ideologia imperiale  nomade trasmessa ai Russi propriamente detti dalle tribù turco-mongole  dell'Orda d'Oro. Così che gli «eurasisti», a differenza dell'ala patriottica russa della prima guerra mondiale, non erano tanto  «bizantinisti», quanto «panturchisti».Non si tratta di un paradosso, giacché gran parte della nobiltà russa e, in particolare, molti ideologi della slavofilia dei secolo XIX erano esponenti di diversi popoli turchi. ben rappresentati nella élite di governo della Russia. Per molti eurasisti, RUSSIA-TURAN supponeva un concetto sovrapolitico, il cui valore si basava sulla sua missione geopolitica. Non è strano che alcuni eurasisti europei si unissero al nazionalsocialismo, che difendeva quasi identiche vedute geopolitiche (nonostante molte volte fossero di segno contrario). 
    Noi crediamo che la intuizione degli eurasisti era certa e che le radici delle loro teorie sono in realtà molto più profonde, arrivando fino alle epoche che non solo precedono Gengis-Khan ed i suoi successori, ma anche al periodo dell'apparizione degli stessi Slavi nelle terre russe. Ma da dove nasce quindi Russia-Turan? 

RIVOLTA CONTRO IL MONDIALISMO MODERNO

Un anno importante il 1934, in un decennio che rappresentò una svolta nei destini dell’Europa e dell’intero pianeta. 
In Germania Hitler da poco Cancelliere del Reich si apprestava a gettare le basi di una rinnovata potenza tedesca mitteleuropea, assetata di Lebensraum, che avrebbe incendiato da un capo all’altro il continente, 
quell’Europa che rappresentava ancora, geopoliticamente parlando, il motore della politica mondiale. 
In essa infatti risiedevano ancora i centri politico militari, economici ed intellettuali di piccole nazioni in possesso di grandissimi imperi coloniali: la Gran Bretagna, come sempre più rivolta agli oceani aperti che al retroterra continentale, la Francia che preparava nelle proprie scuole ed università quelle élites rivoluzionarie di Asia e d’Africa, le quali nella seconda metà del XX° secolo avrebbero guidato le lotte di liberazione nei rispettivi paesi proprio in nome della Libertè ed Egalitè (per la Fraternitè ci sarà sempre tempo..) degli “Immortali Principi” che avevano fatto potente Parigi e succube il mondo.

TEMPO DI CRISI ED EURASIATISMO

Ogni nostra azione scaturisce da ciò che precede e si intreccia con altre azioni che non dipendono da noi. Non vi è quindi relazione necessaria tra il nostro “pro-getto” e il prodotto del nostro agire. Anche se è inevitabile che vi siano eventi, “fatti”, «la loro successione e i loro esiti costituiscono una rete che trascende costantemente volontà, progetti e attese della soggettività “libera”» . D’altronde, è innegabile che vi siano delle decisioni che rendono più o meno probabile un determinato corso di eventi. Ed è pure evidente che vi sono tendenze oggettive e “connessioni di sistema” che favoriscono determinate scelte. Secondo Max Weber «quando l’esclusione ipotetica di alcune componenti causali reca ad un risultato radicalmente diverso da quello del processo reale, si deve concludere che esse hanno un’importanza essenziale nella determinazione delle conseguenze in questione». Talora, vi sono solo due possibilità che si dividono il campo e l’importanza di un evento storico è fondata sulla funzione decisiva che esso può aver esercitato riguardo a queste due possibilità, ma poiché le conseguenze che si ritiene derivino dall’esclusione ipotetica di certe componenti causali sono di varia natura, l’importanza di queste ultime può essere maggiore o minore, a seconda delle circostanze storiche prese in considerazione. Weber riconosce cioè che, sebbene un’azione non consegua necessariamente da una serie causale, una situazione storica è un “campo di possibilità” strutturato in modo tale che difficilmente non può prevalere una decisione in favore di una determinata possibilità.

LA “PROSPETTIVA EURASIATICA” DI FRANZ ALTHEIM

Il lettore italiano non specializzato ha potuto fare conoscenza con una parte della produzione di Franz Altheim (1898-1976) – latinista, storico del mondo antico, archeologo – soltanto agli inizi degli anni Sessanta, quando furono tradotti Der unbesiegte Gott1 e Gesicht vom Abend und Morgen: Von der Antike zum Mittelalter. Di questo studioso, infatti, negli anni precedenti in Italia era apparso ben poco. Eppure Franz Altheim, allievo di Walter F. Otto e sodale di Leo Frobenius e Károly (Karl) Kerényi, fu uno dei “primi e più autorevoli interpreti delle iscrizioni rupestri della Val Camonica, databili fra il IV e il I secolo a.C., ma attestanti la presenza di una cultura indoeuropea più antica”, sicché sarebbe stato normale che nel nostro paese venissero resi accessibili anche gli studi nei quali si trovano esposti i risultati delle sue ricerche su tali incisioni, documento della migrazione transalpina dei Latini: Vom Ursprung der Runen, Italien und die dorische Wanderung, Italien und Rom6, Geschichte der lateinischen Sprache.

GEOPOLITICA DEL NAZIONALCOMUNISMO ROMENO (Claudio Mutti)

Riportiamo qui di seguito il testo della relazione del direttore di “Eurasia”, Claudio Mutti, esposta in occasione della conferenza: “La fine dei Ceausescu e la caduta della Repubblica Socialista di Romania”
Assegnare alla Romania lo statuto di “paese atlantico” equivale dunque a falsificare l’identità geografica di questo paese ed a negarne la funzione naturale, al fine di formalizzarne il ruolo di postazione dell’Occidente atlantico sul margine sudorientale dell’area egemonizzata dagli Stati Uniti, avamposto statunitense in prossimità della Russia.
Alla collocazione atlantica e occidentale, imposta alla Romania dagl’interessi geostrategici statunitensi, la geografia e la storia contrappongono una ubicazione centrale, che è stata d’altronde sottolineata in vario modo dagli studiosi di geopolitica, romeni e non.
A definire lo spazio geografico romeno non è l’Oceano Atlantico; sono, invece, i Carpazi, il Danubio e il Mar Nero.

 

La crisi del “vitello d’oro”

Questo sistema si caratterizza per aver raggiunto un distacco critico fra la massa finanziaria (includendo varie forme di titoli in valuta, di future, di derivati, ecc.) e i principî fondamentali della classica economia di mercato (equilibrio fra domanda e offerta o regole di mercato). L’economia attuale (“nuova economia”) è basata sull’assioma della “crescita infinita della macroeconomia”, secondo cui l’importo combinato della capitalizzazione delle imprese e del sistema dei titoli in valuta, delle opzioni e dei derivati ha raggiunto tale livello, allorquando la copertura reale dei prodotti dell’economia viene ad assumere dimensioni infinitamente piccole.

L’abnorme bolla finanziaria ha, di per sé, oscurato del tutto il settore reale. Fino al 2001 i segmenti indipendenti di questo settore reale – il campo delle alte tecnologie, dopo il 2001 – i prezzi dei beni immobili e dei mezzi energetici, e nel 2007 – dei prodotti alimentari – si sono trasformati in punti di connessione con il sistema finanziario ed a causa di questo, tali prezzi si sono staccati dal mercato delle regole (e più volte accresciuti).

La logica della “crescita infinita” è stata sostenuta dagli economisti monetaristi liberali sulla base di costruzioni matematiche (nella fattispecie da due autori – R. Merton e M. Sholes – cui è stato attribuito il premio Nobel per il fatto di aver dimostrato “scientificamente” che ciò che oggi sta accadendo nei mercati non può accadere in teoria). In pratica questa sperequazione fra la “nuova economia” finanziaria e l’economia reale ha dei limiti concreti.

Gli interessi e i valori della Russia dopo il conflitto georgiano

Dopo gli eventi che di Tskhinvali, la capitale dell’Ossezia del sud, e il conflitto Russo-Georgiano si è levata, all’interno della stampa occidentale, una nuova ondata di discussioni concernente gli interessi ed i valori. La propaganda essenzialmente si è comportata secondo le leggi della guerra, lasciandosi andare ad ogni sorta di esternazioni pur di diffamare la Russia e demonizzare il suo comportamento in Georgia, presentando dall’altro lato, un’immagine di Saakashvili nel ruolo della vittima. Tuttavia, attraverso il flusso della guerra d’informazioni, sono emerse anche alcune questioni legittime. Per esempio sono stati offerti tentativi di analizzare il conflitto osseto-georgiano attraverso raffronti con la situazione in Jugoslavia o l’invasione degli USA in Iraq, che rappresentano una sorta di precedente. E nel contempo, sullo sfondo generale dell’isteria antirussa, si sono fatte sentire le prime voci che hanno sollevato la questione inerente all’equilibrio degli interessi e dei valori. Cogliendo i retroscena della situazione, questo è quanto emerso dal dibattito non appena la tensione della propaganda bellica unitamente alla sua disinformazione e ai suoi stereotipi, improntati sulla denigrazione frontale del nemico, hanno iniziato ad attenuarsi. Posto che sia così, analizzando gli eventi, in che modo la determinazione della Russia ha influenzato in Georgia l’equilibrio degli interessi e dei valori?

UN'IDEOLOGIA PER IL NUOVO SECOLO: L'EURASIATISMO

"Uno fantasma s'aggira per l'Europa": potrebbe forse cominciare cosi quest'articolo? Difficile dire se l'Eurasiatismo possa un domani ricoprire il medesimo ruolo rivestito dalle vecchie ideologie anti-borghesi nel XX secolo, commettere meno errori, macchiarsi di meno crimini e, soprattutto, aver maggiore fortuna.

Il XX Secolo e stato animato da un sorgere d'ideali, utopie e ideologie, quante mai se n'erano viste in alcun altro periodo della storia umana. Socialismo, Comunismo, Capitalismo, Fascismo, Nazionalsocialismo, ognuno d'essi elevato alla potenza delle sue innumerevoli varianti e sfumature, si sono affrontati in una lotta all'ultimo sangue. Una lotta per la quale non poteva esservi che un solo vincitore - e a questo sarebbe stato concesso di modellare il Mondo a propria immagine e somiglianza. Tutti sappiamo come e andata a finire: nel giro di pochi decenni le potenze capitaliste, Inghilterra e, soprattutto, Stati Uniti d'America, hanno surclassato e distrutto prima i Nazi-fascismi, poi i Social-comunismi. Ormai incontrastato, il Capitalismo sta disegnando una realta apocalittica, un mondo completamente asservito alle esigenze della borghesia e, soprattutto, del grande capitale; un mondo in cui il denaro e il solo dio onnipotente e misura di tutte le cose - uomo compreso; un mondo in cui le idee e le speranze non sono nulla, perche nulla e tutto cio che non porta ad un ricavo materiale. Questo mondo della piattezza e dell'avidita, del conformismo e della prevaricazione, dell'ingiustizia e della violenza, si sta imponendo su tutte le pur millenarie, ma materialmente deboli, realta tradizionali che ancora sopravvivono. Globalizzazione e Mondialismo: attraverso queste due mortali direttrici il Capitalismo sta realizzando il suo sogno non dissimulato di dominio del Mondo. 

L’Eurasia si farà e si sta già facendo

 

Alla vigilia della visita del Presidente degli USA in Russia, nell’arena internazionale si è verificato un importante evento, peraltro ampiamente trascurato di fronte al summit intercontinentale. La maggior parte dei mezzi di informazione ha dato solo un minimo spazio alla notizia della conversione del sistema di coordinamento esistente nell’ambito dell’Accordo sulla Sicurezza Collettiva della CSI in una organizzazione internazionale regionale, l’Organizzazione dell’Accordo sulla Sicurezza Collettiva. In realtà, si tratta di un passo il cui valore può essere difficilmente sottostimato. Ma, per quanto sia strano, all’evento non ha fatto seguito la pubblicazione di alcun serio materiale analitico sulla grande stampa russa.

Qual è l’aspetto geopolitico della questione? Per poter valutare con la dovuta chiarezza il significato di questa risoluzione è necessario spendere qualche parola riguardo alle precedenti soluzioni della questione.

 

L'ERA POST-LIBERALE IN RUSSIA

Viviamo in un periodo di mutamenti epocali. Fine del millennio, fine del secolo, fine dell'era ideologica. Tutte linee di confine globali, che ci sfidano a trovare risposte globali, riflessioni su vasta scala. 
Tuttavia, nella più ristretta cerchia della nostra vita sociale russa, il consueto volte-face sta avvenendo. Per   significato e conseguenze, sarà  qualcosa di assolutamente paragonabile alla perestrojka e alla "democratizzazione". Sul piano ideologico, la perestrojka fu il periodo di transizione dalla tarda società Sovietica, 
nominalmente socialista, e il modello liberaldemocratico. Il termine "post-perestrojka"è stato impiegato per descrivere quel modello politico, ideologico e culturale che fece la sua comparsa a seguito della radicale rottura con il passato Sovietico e l'instaurazione di un sistema di mercato capitalista occidentale in Russia. 

IL “FINANZIARISMO”, STADIO SUPREMO DEL CAPITALISMO

Il capitalismo finanziario rappresenta una variante casuale della sostanza comune dello sviluppo del sistema capitalistico? Oppure è l'estrema incarnazione di tutta la sua logica, il suo trionfo?

La risposta a questa domanda non si trova nei classici del pensiero economico, dato che il loro orizzonte era limitato alla fase industriale dello sviluppo, la tendenza generale e la pregnanza di senso economico della quale essi (soprattutto i marxisti) indagarono in modo corretto e completo. 

La società postindustriale costituisce per molti aspetti una realtà oscura. Nel suo studio non esistono classici riconosciuti, sebbene molti autori abbiano gettato uno sguardo molto approfondito su questo fenomeno. Allora, comprendere il "finanziarismo" tocca proprio a noi, che ci piaccia o no.

Perfino per potersi accingere ad un'adeguata disamina di questo tema, occorre gettare uno sguardo sulla storia del paradigma economico, ritrovarvi il posto del "finanziarismo" non semplicemente dal punto di vista della cronologia quantitativa, bensì dal punto di vista della rilevanza qualitativa di questo fenomeno nel contesto generale dello sviluppo dei modelli economici.

Ma già qui, allo stadio zero di impostazione del problema, ci imbattiamo in un'incertezza, che erode il quadro dell'analisi. Esiste davvero un'unica storia dell'economia?  Una tale storia è esistita, per di più in due (o tre?) versioni alternative. Questa storia dell'economia è riconosciuta così da posizione liberale (il capitalismo è l'espressione del moderno e più progressivo paradigma dell'economia), come da posizione marxista (il socialismo e il superamento del capitalismo sono il moderno e più progressivo paradigma dell'economia). Vi fu ancora un terzo indirizzo (cioè la "eterodossia economica"), la quale in assoluto rifiutava di valutare il paradigma economico secondo questa rozza formula (progressivo - non progressivo) come gli economisti classici. Ma questa scuola economica della "terza via" (della quale ho esposto una relazione nel quadro della "Collezione Economico-Filosofica"), nonostante la presenza nei suoi ranghi di economisti e filosofi di alta classe, rimase marginale. 
  

PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA POLITICA EURASISTA

Nella Russia attuale esistono tre modelli basilari, reciprocamente in conflitto, di strategia per lo stato, sia per quanto riguarda la politica estera che quella interna. Questi tre modelli costituiscono il moderno sistema di coordinate politiche in cui si risolvono ogni decisione politica del governo russo, ogni passo internazionale, ogni serio problema sociale, economico o giuridico. Il primo modello rappresenta il cliché inerziale del periodo sovietico (principalmente tardo sovietico). In un modo o nell’altro esso ha posto le sue radici nella psicologia di alcuni sistemi organizzativi russi spingendoli, spesso inconsciamente, ad adottare tale o talaltra decisione sulla base delle precedenti. Questo modello è sostenuto con il “solido” argomento: “Si è lavorato prima e si lavorerà anche ora”. Esso riguarda non solo quei leader politici che sfruttano coscientemente la complessione nostalgica dei cittadini russi. Il riferimento al modello sovietico è molto più ampio e profondo delle strutture del KPFR [Partito Comunista della Federazione Russa], che ora si trova ai margini del potere esecutivo, lontano dai centri decisionali. Ovunque, politici e ufficiali, che in alcun modo si identificano formalmente con il comunismo, sono guidati da questo modello. E’ un effetto di educazione, esperienza di vita, formazione. Al fine di capire la sostanza dei processi che sottostanno alla politica russa, è necessario ammettere questo “sovietismo inconscio”. Il secondo modello è quello liberal-democratico, filoamericano. Esso ha iniziato a prendere forma con l’inizio della “perestroyka” ed è diventato una sorta di ideologia dominante nella prima metà degli anni ’90. Come regola, i cosiddetti liberal-riformisti e le forze politiche ad essi vicine si identificano con esso. Questo modello è basato sulla scelta, come sistema interpretativo, dell’apparato socio-politico americano, ricalcandolo sulla situazione russa e seguendo gli interessi nazionali Usa riguardo ai problemi internazionali. Un tale schema ha il vantaggio di permettere di appoggiarsi sul “presente straniero” completamente reale, contro il “passato nazionale” virtuale attorno al quale gravita il primo modello. Anche qui l’argomento è piuttosto semplice: “Si lavora per loro, si lavorerà anche per noi”. Qui è importante insistere che non stiamo semplicemente parlando di “esperienza straniera”, ma dell’orientamento verso gli USA, come punta avanzata del trionfante mondo occidentale capitalista. Questi due modelli (più le loro molteplici varianti) sono diffusamente rappresentati tra i politici russi. Dalla fine degli anni ’80 tutti i conflitti sulla visione del mondo, tutte le discussioni e le lotte politiche hanno luogo tra i portatori di questi due punti di vista. Il terzo modello è molto meno noto. Esso può essere definito come “eurasista”. Ci troviamo qui a trattare con procedimenti molto più complessi che non la semplice copiatura dell’esperienza sovietica o americana.

 

La Rivoluzione Conservatrice Russa

Gli autori che hanno studiato la Rivoluzione Conservatrice tedesca o la Rivoluzione Conservatrice tout court (Armin Mohler, Alain de Benoist, Luc Pauwels, Robert Steuckers, ecc.) hanno sempre sottolineato il ruolo della Russia nel processo del divenire del pensiero conservatore-rivoluzionario (RC) e persino all’origine dell’uso del termine stesso – Juri Samarin, “Revolutsionnij conservatism”. Non è possibile inoltre dubitare della Ost-orientierung  e di una certa russofilia, quasi obbligatoria, di questa corrente intellettuale, dai giovani-conservatori ai nazional-bolscevichi tedeschi, passando per i geopolitici della scuola di Haushofer. In questo senso, le celebri idee radicali di Jean Thiriart su “l’impero euro-sovietico da Vladivostok a Dublino” e i famosi aforismi di Alain de Benoist sulla preferenza per gli elmetti dell’Armata Rossa rispetto ai “berretti verdi” americani, restano nel tradizionale quadro della logica RC più stretta. Ma in questo campo è ancora da venire uno studio serio e sufficientemente documentato per apprezzare tutto il valore intellettuale e geopolitico del pensiero RC degli autori russi stessi. Si tratta di un compito estremamente difficile, in assenza di traduzioni degli scritti dei rappresentanti del pensiero RC russo nelle lingue europee. D’altro canto, questa corrente resta pressoché completamente ignorata nella stessa Russia: i comunisti di ieri consideravano ufficialmente questo movimento come “piccolo-borghese” e “nazionalista”, e i democratici di oggi ritengono trattarsi di “sciovinisti”, patrioti e anti-semiti, se non di “nazisti”. Malgrado tutto, l’interesse per gli autori russi della tendenza RC diviene sempre maggiore in Russia, ed è auspicabile che le loro opere e le loro idee vengano riscoperte e rimeditate dall’intellighenzia russa, che incomincia a ridestarsi da un lungo sonno ideologico. E’ già possibile notare che il processo intellettuale di riscoperta dell’eredità nazionale nello stesso campo cuturale presenta oggi in Russia molteplici tratti conservatori-rivoluzionari, sebbene sovente ciò  si produca in modo spontaneo, inconsapevole, naturale. Si può persino osare affermare che la Russia stessa, nella sua essenza, è per natura conservatrice-rivoluzionaria, apertamente o segretamente a seconda delle circostanze esteriori.

Il paradigma della fine

 

L’analisi delle civiltà, delle loro correlazioni, del loro confronto, del loro sviluppo, della loro interdipendenza, è un problema talmente difficile che, a seconda del metodo impiegato e del livello di approfondimento della ricerca, è possibile ottenere risultati non solo differenti ma assolutamente opposti. Pertanto, persino per ottenere la più approssimativa delle conclusioni, si deve applicare il metodo riduzionista: vale a dire, ridurre la varietà dei criteri ad un unico modello semplificato. Il Marxismo preferisce il semplice approccio economico, che diventa il sostituto ed il comune denominatore di tutte le altre discipline. Lo stesso compie (seppure in modo meno esplicito) il Liberalismo.

La geopolitica, che rispetto alla varietà degli approcci economici è un metodo meno conosciuto e meno popolare, ma non meno efficace ed evidente nello spiegare la storia delle civiltà, suggerisce un metodo di riduzione qualitativamente diverso. Un altra versione del riduzionismo sta nelle diverse forme di approccio etico, che comprende le “teorie razziali” come suo aspetto estremo.

 

La metafisica del nazional-bolscevismo

Secondo la dottrina Tradizionale, un determinato Angelo, un determinato essere celestiale è incaricato di vegliare su ciascuna nazione della Terra. Quell'Angelo è il senso storico della particolare nazione - al di fuori del tempo e dello spazio, purtuttavia costantemente presente nelle vicissitudini storiche della nazione. E' qui il fondamento della mistica della nazione. L'Angelo della nazione non è alcunché di vago o sentimentale, nebuloso - è un'essenza intellettuale, luminosa, un "pensiero di Dio", come disse Herder. La sua struttura è visibile nelle realizzazioni storiche della nazione, nelle istituzioni sociali e religiose che la caratterizzano, nella sua cultura. L'intera trama della storia nazionale non è altro che il testo della narrazione della qualità e della forma di quel luminoso Angelo nazionale. Nelle società tradizionali l'Angelo della nazione si manifestava in forma personale nei re "divini", nei grandi eroi, nei pastori e nei santi. Ma la sua realtà sovrumana lo rende indipendente dal portatore umano. Pertanto, una volta cadute le dinastie monarchiche, può incarnarsi in una forma collettiva - ad esempio, in un ordine, in una classe, persino in un partito.

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