Idee e spunti sulla trappola liberalista tratti dall’intervento di Aleksandr Gel’evič Dugin a “Identitas”, Udine 2019 (parte prima)
Come spesso mi capita quando mi reco ad ascoltare dei personaggi di un certo rilievo a una conferenza su temi di mio interesse, anche in questo caso, forse e probabilmente anche più di altre volte, vuoi per il tema stesso vuoi per la modalità di dialettica messa in campo dagli esperti, sono fioccati in me molti spunti di riflessione che ho tentato di riassemblare mentalmente man mano che, discorso dopo discorso, il filone della conferenza stava delineandosi. Identità, una parola e soprattutto un concetto che non esagererei a definire come il cardine sul quale poggiano e ruotano svariate mie iniziative; quelle interne al “Forum Julii Project” ad esempio, ma non solo. Persino le prime interviste amatoriali ai parenti, nel 2008, avevano a che fare con l’identità. Da appassionato di storia, di eventi e contesti del passato, di territorio, di etnie, di geografia, di cultura, di tradizioni, di storie più meno sconosciute, l’identità per me si può dire che sia tutto, tanto più se in essa convergono le più profonde ed essenziali spiegazioni di Francesco Catona e Raffaele Morelli (due psicoterapeuti, a mio avviso, brillanti e di fama nazionale) rispetto al senso dell’esistenza umana. Ma evitando di partire con parentesi quanto mai generiche e dispersive, cerco ora di concentrarmi e di arrivare al punto. Vorrei infatti proprio cominciare da ciò che più mi ha colpito internamente alla conferenza suddetta.